Fatti misteriosi a San Claudio durante
l’occupazione tedesca (1943-1944).
Wolfgang
Hagemann fu un famoso studioso del Medioevo, principalmente delle relazioni
intercorse fra la dinastia degli Hohenstaufer e la città di Jesi e alcuni
centri comunali del fermano e del maceratese. Già nel 1937 ne aveva visitato
gli archivi storici senza essere controllato. Durante l’occupazione tedesca, a
San Claudio, oltre ad un contingente di militari tedeschi, una importante
delegazione di alto livello ispezionò la chiesa. Non sappiamo se per disposizione
di Hagemann o dallo stesso guidata. Cosa cercava e cosa ha portato via? Mistero.
Mistero che aveva eccitato la curiosità del giovane parroco don Benedetto
Nocelli da indurlo a chiedere, nei primi anni Sessanta, alle persone più
anziane notizie sulla famosa mummia e su altri fatti strani avvenuti durante
l’occupazione tedesca. Mistero che tenteremo di chiarire.
Lino
Martinelli (1923) ricorda, che durante le incursioni aeree delle forze alleate
sulla tratta ferroviaria Civitanova – Tolentino, la popolazione di San Claudio
trovava un sicuro rifugio nella chiesa, con la certezza che non sarebbe stata
colpita.
Di
quel periodo turbolento e tragico, le fonti bibliografiche e documentali, le
testimonianze, sebbene lacunose e
talvolta contraddittorie, ci permettono di proporre con una certa attendibilità
gli avvenimenti e di avanzare alcune ipotesi interpretative. Abbiamo tratto
informazioni dal manoscritto inedito Vita
vissuta del dott. Costantino Lanzi, primo sindaco di Corridonia dopo la
Liberazione, da L’ultima guerra in val di
Chienti (1940-1946)di Aldo Chiavari, da Guerra
ai nazisti il racconto di un patriota chiamato “Verdi” di Mario Fattorini,
dai documenti del Cln comunale, da varie testimonianze, le più significative
quelle di don Benedetto Nocelli, parroco di San Claudio dal 1962 al 2011, di
Claudio Principi e dei nipoti di don Giovanni Michetti, pievano e parroco di
San Claudio dal 1923 al 1956.
A
supporto della nostra ipotesi, brevemente proponiamo qui soltanto le uccisioni
di soldati tedeschi, tralasciando gli altri avvenimenti.
Il
ten. Mario Taglioni (1918) era il comandante partigiano di Corridonia, Mogliano
e Petriolo.
Dopo
l’inutile assassinio del fascista Goliardo Compagnucci per mano di Guglielmo
Palombari, (rappresaglia della milizia fascista evitata per l’intervento del
segretario del fascio locale), le azioni d’attacco dei partigiani si concentrano
nel mese di giugno 1944, quando ormai è imminente dell’arrivo dell’armata
polacca.
Assaltano
nella zona di Cigliano una colonna tedesca. Tre soldati uccisi. Mario Taglioni
da solo uccide nel campo d’aviazione di Sarrocciano una sentinella tedesca, asporta
parti di una mitragliatrice e taglia i
fili della linea telefonica.
Guglielmo
Palombari ( Gugliè de Panara) accoppa a
casa Spalletti, con un colpo alla nuca, un soldato tedesco intento a suonare il
pianoforte. Carica il cadavere su una carriuola in uso ai muratori e lo fa
scomparire. Un altro tedesco viene ucciso il 19 giugno sotto il ponte di
Chienti. Al riguardo non esistono altre informazioni. Un soldato tedesco di
guardia al comando tedesco installatosi nella scuola di San Claudio, situata lungo
la nazionale e vicino al mulino Franceschetti, di notte è ucciso da due
sedicenti partigiani di Corridonia. Su questo delitto, per molti aspetti
emblematico della guerra civile, non esiste documentazione. Ne siamo, tuttavia,
venuti a conoscenza per la testimonianza dei fratelli Foresi, allora poco più
che ragazzi. Storia che racconterò nel prossimo libro.
Per
queste uccisioni non si hanno rappresaglie da parte del comando tedesco. Per
l’uccisione della sentinella della scuola, il comando tedesco si astenne avendo
ottenuto prove incontrovertibili della non colpevolezza degli abitanti della
zona. Più complessa la questione relativa all’uccisione della sentinella di
Sarrocciano. La rappresaglia fu evitata grazie
ai buoni rapporti tra la popolazione della contrada e i soldati che compresero
come l’attacco notturno fosse da attribuirsi ad elementi partigiani. Gli
agricoltori della tenuta di Sarrocciano ricordano e sottolineano infatti la
forma di pacifica convivenza tra le loro famiglie i reparti germanici
costituiti in maggioranza da elementi di religione cattolica…
Si
registra un’altra uccisione di un soldato tedesco sempre nel mese di giugno. Claudio
Principi ( ci riferì di sapere il nome dell’autore del delitto, che mai però
avrebbe rivelato nemmeno sotto tortura), don Benedetto Nocelli, i nipoti di don
Giovanni Michetti hanno affermato che il sacerdote riuscì a evitare una
rappresaglia perché convinse il comandante tedesco a rispettare il quinto
comandamento non uccidere.
Non
è possibile con esattezza accertare se questo sia un nuovo delitto o faccia
riferimento agli altri.
Certamente,
così come riferita da più testimoni, appare verosimile la motivazione di
carattere religioso.
Il
ragguardevole interesse, tuttavia, di Hagemann e delle gerarchie tedesche per
l’abbazia di San Claudio e per le ricerche effettuate negli archivi dei nostri
comuni ci suggeriscono un’ipotesi diversa.
Nei
lavori di restauro del 1924-1926, sotto l’altare della chiesa fu rinvenuto la
salma mummificata di un guerriero dai capelli biondo rossicci e con a fianco
una spada. Don Giovanni Michetti, in quel periodo pievano di San Claudio, dà
testimonianza scritta del suo ritrovamento, ma non sa dove sia stata portata.
Ed è una grossa bugia. Sapeva benissimo, come la maggior parte dei parrocchiani,
dove era stata deposta. Le testimonianze, poi, concordi di almeno tre
giovanotti del tempo, ripetute infinite volte alle persone della zona e giunte
fino a noi, hanno indicato il luogo esatto dove trovarla: vicino alla prima
colonna a destra della chiesa. Anzi ne hanno perfino indicato il punto preciso.
La
nostra ipotesi è che don Giovanni Michetti
abbia potuto impedire la rappresaglia non tanto perché il comandante tedesco
era un fervente cattolico quanto bensì perché gli aveva consegnato la mummia. Può sembrare una ipotesi
suggestiva, ma non meno credibile di quella fondata sulla magnanimità, ispirata
da motivi religiosi, del comandante tedesco. Le memorie testimoniali di don
Giovanni sono pressoché inesistenti. Quella dettata a don Benedetto negli anni
Sessanta lascia intendere la volontà di negare una verità scomoda.
Un
altro tragico fatto rende più credibile la nostra ipotesi. Il 22 giugno 1944 a
San Claudio ( i polacchi erano il giorno precedente entrati a Corridonia) il
siciliano Gaetano Paci ex paracadutista viene fucilato dal comando tedesco.
Costui aveva trovato una sistemazione presso la famiglia Re, che conduceva a
mezzadria un terreno di proprietà Olivieri di Sarrocciano. Gaetano, detto anche Salvatore, aveva
familiarizzato con i tedeschi, che presidiavano l’area del costruendo campo di
aviazione.
Intercettato da una pattuglia tedesca fu
fermato e perquisito: gli furono trovate una bussola militare e l’uniforme da
gustatore. Condotto presso il comando, a S. Claudio, dopo un sommario processo
fu condannato alla fucilazione, avvenuta la sera stessa della cattura, poco
lontano dalla chiesa, dietro la casa di Martinelli. Riferiscono poi le testimonianze e le fonti
documentali: A nulla era valso il
tentativo di evitargli la fucilazione effettuato dal parroco don Giovanni
Michetti, bruscamente allontanato dai tedeschi.
Il
comandante quindi non era più quel fervente cattolico convinto da don Giovanni
Michetti ad evitare addirittura una rappresaglia? Forse nel frattempo era
cambiato. Ma a distanza di pochi giorni?
C’è
ancora un’ultima annotazione. L’Iriae nel settembre del 2014 ha effettuato un
carotaggio interno alla chiesa in un punto in cui il GeoRadar aveva indicato un
vuoto sul lato destro della chiesa, più precisamente nel punto dove era stata
deposta la famosa mummia. A circa un
metro di profondità la telecamera ha confermato la presenza di una larga camera
rettangolare con volta a botte riempita di ossa umane. Non si è riusciti,
tuttavia, a distinguere la presenza di materiale di diversa tipologia. La mummia quindi non c’è. Ma lì era stata
posta nel 1925.
Non
siamo depositari di alcuna verità, ma le tesi del prof. Giovanni Carnevale e di
altri studiosi che ripropongono dell’Alto medioevo una storia profondamente
diversa da quella tradizionale, le ricerche dei tedeschi, prima durante e dopo
il secondo conflitto mondiale, per scoprire nella nostra terra le gloriose
origini della loro nazione, impongono una seria riflessione.
Dott. Piero Giustozzi
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