mercoledì 16 ottobre 2019

URBIS SALVIA: DAMNATIO MEMORIAE DELLA PORTA GEMINA

Nel 1800 la Porta Gemina della città di Urbis Salvia era stata deturpata utilizzando la sua struttura per costruirci una casa.  Ciò ha permesso agli archeologi di rendere invisibile questa porta a tutti i visitatori e quindi  di non dover spiegare come attraverso questa porta si sarebbe potuto accedere all'interno della  Città, avendo alle spalle della casa un dirupo di circa 7 metri di altezza.
Dalla foto notiamo un dislivello di circa 7 metri tra il piano degli odierni scavi della città (area del Criptoportico) e la quota in cui si trovava l’ingresso della  città attraverso la Porta Gemina.
Riteniamo quindi che aver ricostruito tra i contrafforti della Porta Gemina la casa colonica del 1800 permette ancora oggi di confondere le idee sulle origini e sulla natura stessa dell’intera area archeologica.
Questo è il modo elegante e furbo per rendere sempre più difficile conoscere la storia della città.  


martedì 8 ottobre 2019

Riflessioni del prof. Enzo Mancini

Aspetta e spera. ( elucubrazioni  di un valdichientista).

Oggi invece di parlare del passato mi viene spontaneo di pensare al presente, di quanto il presente sia concatenato al passato. Molto, poco, per niente?  Sarà una questione di lana caprina o sarà alta Filosofia? Ci sono diverse scuole di pensiero. Sulla faccenda di  Aquisgrana  a san Claudio al Chienti, sollevata da Giovanni Carnevale, mi sembra che le reazioni più comuni siano le seguenti.

  1. Sorpresa e favorevole accoglienza di una teoria che illumina molti punti oscuri della nostra storia: è la mia posizione e quella di pochi altri.
  2. Nonchalance ossia ostentata indifferenza: sono cose vecchie, abbiamo già tanti problemi oggi; preoccupiamoci del futuro che è più importante del passato.
  3. Ilarità e derisione, in cui troviamo il gruppo più numeroso: che si è fumato questo prete? Sarà sbornio per aver detto troppe messe, dicono in qualche salotto bene della capitale.
  4. Fastidio e opposizione: gruppo sparuto ma coriaceo, quelli che hanno coniato il termine “Valdichientista” e lo proferiscono con palese tono spregevole; opposizione che non si spiega se non con una sudditanza psicologica o economica verso i paesi a nord delle Alpi.
Ora sarebbe troppo bello che gli Italiani reagissero come al punto 1; per questo vorrei ricordare che qui non si tratta di riprendersi solo la storia della nostra provincia ma di tutta  la nazione. E per amore della Verità anche Francesi e Tedeschi dovrebbero reagire come al punto 1.

Dice Gesù nel vangelo di Giovanni ( 8, 32 ): “ Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi”.  E Paolo di Tarso nella prima lettera a Timoteo ( 2, 4 ) : “ Dio vuole che tutti gli uomini arrivino alla conoscenza della verità”.

Allora anche in Francia e in Germania dovrebbero essere contenti di sapere la verità sulle origini della loro cultura, anche se la Storia ha percorso strade che non avrebbero mai immaginato.

Mi aspetto e spero quindi che un giorno anche le Università francesi e tedesche, con quelle italiane, collaboreranno a riscrivere la storia. Per ora continuano a sostenere che la cattedrale di Aachen è dell’VIII secolo e che nei suoi dintorni, a quei tempi, si potevano coltivare viti, cocomeri,  meloni e molte altre piante di clima  mediterraneo. C’è qualche professore in “Cermania” che si chiede com’è che da loro del periodo carolingio non si trova un mattone : è il signor Heribert Illig.  Questi, dopo aver dimostrato che la cappella palatina di Aachen non è anteriore al XII secolo, ha scritto: “ Das erfundene Mittelalter” , il Medioevo inventato. Ma lo hanno relegato al ruolo di inventore della teoria del Tempo Fantasma, citandolo come esempio di pseudo -  storico complottista  e  revisionista. Ma la spiegazione è più semplice di quella abbastanza macchinosa elaborata dal professor Illig: il Medioevo di Carlo Magno si è giocato in un altro stadio,  qui da noi, in Val di Chienti e zone limitrofe. Però so già che io non ricorderò quel giorno in cui anche oltre le Alpi lo ammetteranno.

Dopo quasi trent’anni la teoria di Giovanni Carnevale non è praticamente uscita dai confini di questa provincia. Eppure in TV c’è spazio per tante boiate pazzesche che conquistano la platea nazionale!

A questo punto mi pare giusto riportare quanto dice in una intervista Marc Abrahams, l’ideatore del premio IgNobel, a pag. 10 di “ Le Scienze” di settembre 2019.

“A scuola ci viene sempre insegnato che la storia è costellata da scoperte grandiose. In sostanza , un qualche genio, a un certo punto, scopre qualcosa, tutti riconoscono immediatamente il valore del suo lavoro, il mondo cambia in meglio e si festeggia allegramente. Invece sappiamo che le cose non vanno proprio così. Quando qualcuno propone qualcosa di insolito o scopre qualcosa di nuovo, in genere, viene sminuito e deriso. E’ una reazione comune e si manifesta anche nella comunità scientifica. Quando ci si interessa di qualcosa che è al di fuori dell’esperienza delle altre persone, queste, in genere, reagiscono ridicolizzando oppure offendendo quello che ancora non capiscono. Solo nel momento in cui si è abbastanza bravi da comunicare loro il valore di quello che si sta facendo, allora tutto cambia e quello che prima era considerato “sciocco” diventa “importante”. Ecco, questo è più o meno il meccanismo alla base dell’intera storia della scienza.”

Ora, se cercate il nome di un ragazzino che ha vinto una corsa ciclistica o un torneo di tennis lo trovate su Wikipedia.  Ma questa “ libera enciclopedia”  ignora completamente Giovanni Carnevale. Per Heribert Illig, che è un professore universitario, Wikipedia lo accumuna ai terrapiattisti. Ma l’hanno capito dalle parti di Parigi e di Berlino che i falsi miti di Carlo Magno, di Ottone III, di Federico Barbarossa hanno contribuito non poco alla nascita del Nazionalsocialismo di Hitler?

E allora non mi si dica che sono storie vecchie, che acqua passata non macina più. Non è così. Io sono del parere che la conoscenza di quello che è successo nel Medioevo ha conseguenze  sul nostro presente e sul nostro futuro.

E allora, se non volete dare il Nobel per la Letteratura, (che si merita ampiamente),  a don Carnevale, conferitegli almeno “  the  IgNobel  prize ”. Così finalmente acquisirà il diritto di essere citato su Wikipedia.

 

Macerata, 23 settembre 2019.              Mancini Enzo

 

P S : Che Aachen non è l’Aquisgrana carolingia lo aveva già dimostrato Alfons Dopsch prima della II guerra mondiale, ( se non ricordo male in una pubblicazione del 1930).  Alle “querelle sul Capitulare de villis” che ne seguì, nota solo in ambito universitario, partecipò anche il francese Marc Bloch. Mentre a Berlino Dopsch fu censurato, (non ci vuole molta fantasia a pensare che dietro ci fosse Heinrich Himmler),  a Parigi la sua scoperta fu minimizzata da Bloch, che eppure è considerato, in Francia e non solo, il padre della storiografia moderna, appoggiando in qualche modo i tedeschi.  Per ironia della sorte  Bloch morì fucilato dai nazisti.

Ma l’ipocrisia non paga.  Lo dimostra il Diesel Gate  Volkswagen con relativa Aachen Connection.  Qui forse mi capiscono meglio oltre le Alpi.

“ No more lies” (non più bugie) chiedevano i ragazzi tedeschi manifestando  subito dopo lo scandalo. Questo mi fa sperare che prima o poi il medioevo di san Claudio al Chienti verrà riconosciuto.