giovedì 20 aprile 2017

Innocentius etc. Rectoribus Thusciae, et Ducatus.

Innocentius etc. Rectoribus Thusciae, et Ducatus.

Sicut Universitatis conditor Deus duo magna luminaria in firmamentum Coeli constituit, luminare majus, ut praeesset diei; et luminare minus, ut nocti praeesset; sic ad firmamentum universalis Ecclesiae quae Caeli nomine nuncupatur,  duas magnas instituit dignitates, majorem, quae quasi diebus , animabus praeesset, et minorem quae quasi noctibus praeesset corporibus: quae sunt Pontificalis auctoritas et Regalis potestas.
Porro sicut lumen suum a sole sortitur, quae revera minor est illo quantitate simul et qualitate, situ pariter et effectu; sic regalis potestas ab auctoritate Pontificalis suae sortitur dignitatis splendorem; cujus conspectui quanto magis inhaeret , tanto minori lumine decoratur, et quo plus ab ejus elongatur aspectu, eo plus proficit splendore.
Utraque vero potestas sive primatus sedem in Italia meruit obtinere, quae dispositione divina super universas provincias obtinuit principatum, et ideo licet ad universas provincias nostrae provisionis aciem extendere debeamus, specialiter  tamen Italiae paterna nos convenit solicitudine providere, in qua Christianae religionis fundamentum existit, et per Apostolicae Sedis primatum Sacerdotii simul et regni praeminet principatus.
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Hujus autem provisionis officium laudabiliter exercemus , si per nostrae solicitudinis studium procuramus ne filii fiant servi, neque minores a majoribus opprimantur; ut servata moderaminis aequitate sic isti serviant quod illi non saeviant; ut nec isti subesse contemnant , nec illi contendant praeesse. Volentes ergo vos tanquam speciales filios Apostolicae protectionis bracchiis amplexari, firmum gerimus in deliberatione nostra propositum, ad Divini nominis gloriam, et Apostolicae Sedis honorem, quantum cum nostra possumus honestate, vobis adversus oppressionis incursum, et gravaminis insolentiam nostrum patrocinium exhibere; quatenus per Apostolicae protectionis auxilium in debito statu perseverare possitis, et inita jam concordia semper inter vos de bono in melius perseveret.
Sperantes et pro certo tenentes quod nos vobis et Ecclesiae Romanae gratum semper 
Devotionis obsequium receperimus, utrimque grata debeat utilitas procurari.
Monemus igitur universitatem vestram , et exhortamur in Domino, per Apostolica scripta mandantes, quatenus certam et firmam de nobis fiduciam obtinentes, qui, sicut Apostolicae convenit gravitati, plus facere pro vobis quam promittere vobis intendimus, ea semper agere studeatis quae ad honorem et profectum Ecclesiae Rom. Proveniant, ut merito debeatis ipsius favoris dextera communiri.
Datum Laterani III. Kal. Novembris.

Questo è il testo in latino della lettera di Innocenzo III al console di Firenze e al duca di Spoleto. Se si può chiamare bolla, come ho fatto in precedenza, sinceramente non lo so.
So che mi sono fidato di un libro del 1997, che usavo al liceo, da cui ho preso la traduzione.
Quando ho letto il testo originale mi sono reso conto che il mio professore di latino, la buonanima di don Domenico Follenti,  a questa traduzione probabilmente non avrebbe dato la sufficienza.
Allora ho tolto la polvere dal vocabolario che non usavo da anni e mi sono messo a fare i compiti. Forse avrei potuto fare meglio, ma ho preferito essere il più fedele possibile al testo originale. Ho messo qualcosa fra parentesi perché fosse più chiaro il concetto espresso dal testo latino.
Poi ho anche dato un’occhiata in giro su Internet per vedere come erano le altre traduzioni. Chi ha voglia veda e confronti con i propri occhi.
E qui mi sono venuti i pensieri cattivi, ma non li voglio esternare: chi me lo fa fare?
Già prendo abbastanza insulti, come del resto anche don Carnevale.
Ma a me sembra che in giro ci sia poca gente a cui interessi la verità della storia medioevale della nostra regione.
Una cosa però la dico: togliere il Latino dalla scuola italiana come materia obbligatoria è stato un vero disastro per la nostra nazione.
Ecco di seguito la mia traduzione: mi sono fermato a metà della lettera, come fanno un po’ tutti..
Così è più semplice fare il confronto con le traduzioni che si trovano in giro, comprese quelle dei testi di storia scolastici.

Innocenzo  ai rettori della Tuscia (console di Firenze Acerbo) e del Ducato ( di Spoleto)

Come Dio, costruttore dell’Universo, ha costituito due grandi luminari nel firmamento del Cielo, il luminare più grande per presiedere al giorno e il luminare più piccolo per presiedere alla notte, così nel firmamento della Chiesa universale, istituita in nome del Cielo, costituì due grandi dignità, la maggiore che, come ai giorni, presiedesse alle anime, e la minore che, come alle notti, presiedesse ai corpi: che sono l’autorità Pontificia e il potere del Re.
Inoltre come il luminare che realmente è minore prende la sua luce dal sole, minore al sole per quantità e qualità, parimenti per posizione ed effetto; così il potere regale riceve lo splendore della sua dignità dall’autorità del Pontefice; al cui cospetto quanto più si accosta, di tanta meno luce è adornato, e al quale aspetto quanto più si allontana, tanto più da esso trae splendore.
L’uno e l’altro potere o primato meritò di ottenere la sede in Italia, che per disposizione divina ottenne il primato sopra tutte le provincie, per questo sebbene dobbiamo estendere a tutte le provincie la perspicacia della nostra cura, tuttavia specialmente all’Italia è bene che noi provvediamo con paterna sollecitudine, nella quale ( Italia) si trova il fondamento della religione cristiana, e che sovrasta ( gli altri paesi) sia per il primato sacerdotale della Sede Apostolica sia per il supremo potere del regno (del Re) . (Per essere ancora più chiari, dell’Imperatore del Sacro Romano Impero ).


Macerata 20 aprile 2017  Mancini Enzo

mercoledì 12 aprile 2017

CONCORDIAMO PIENAMENTE CON L'ILLUSTRE ARCHEOLOGO ANDREAS SCHAUB


Dall'agenzia Adnkronos del 18 maggio 2010 apprendiamo quanto segue:


Germania: archeologi smentiscono leggenda su tomba Carlomagno
non si trova nell'atrio della cattedrale di Aquisgrana
Aquisgrana, 18 mag. (Adnkronos/Dpa) - La tomba originaria di Carlomagno non si trova nell'atrio della cattedrale di Aquisgrana come si era finora pensato. A smentire la popolare teoria è stato un team di archeologi che per tre anni ha cercato invano tracce della sepoltura dell'imperatore morto nell'814.
Malgrado le ricerche, le tracce più antiche trovate nel sottosuolo dell'atrio risalgono al 13esimo secolo, 400 anni dopo la morte di Carlomagno. Da centinaia di anni ci si interroga sul luogo esatto dove fu sepolto e dagli anni Ottanta si era fatta strada fra gli esperti l'ipotesi dell'atrio della cattedrale. Andreas Schaub, l'archeologo che ha guidato le ricerche, si dice tuttavia "certo che Carlemagno sia stato sepolto ad Aquisgrana e certo che ciò sia avvenuto nell'area della cattedrale".
Carlomagno morì la mattina del 28 gennaio 814 e fu sepolto il giorno stesso. Circa 250 anni dopo, l'imperatore Federico Barbarossa ne fece trasferire le ossa in un'urna che da allora è conservata nella cattedrale

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Che Carlo Magno sia stato sepolto ad Aquisgrana lo affermiamo anche noi , ma suggeriamo a Schaub di cercarlo nella vera Aquisgrana. 

martedì 4 aprile 2017

Un grazie di cuore al Prof. Enzo Mancini per questa interessante analisi sulla bolla del papa Innocenzo III.

Sicut Universitatis Conditor

Noi  valdichientisti stiamo da anni a dire che Aquisgrana stava in Italia come se fosse una rivoluzione per la storia d’Italia e d’Europa. Ma nessuno si è accorto di quello che dice la bolla del papa Innocenzo III , scritta nell’esercizio delle sue funzioni, o meglio emanata, a pochi mesi dalla sua elezione al soglio pontificio? 
Questo papa con Gregorio VII  e Bonifacio VIII  è da considerare fra i massimi teorici della supremazia del potere spirituale sul potere temporale, del diritto della Chiesa Cattolica Romana ad essere titolare di uno Stato Pontificio, della superiorità del papa sulla corona del Sacro Romano Impero. Va bene che il dogma dell’infallibilità del successore di Pietro non era ancora stato definito, ma il pontefice lo doveva sapere bene dove era la sede del Sacro Romano Impero cominciato con Carlo Magno.
Allora io mi domando: cosa dicono gli storici ufficiali delle parole della bolla che io ho evidenziato in neretto?
Che si era distratto un attimino? Oppure che la sua cancelleria gli fece uno scherzo?
Oppure sono io che ho preso un granchio? Che qualcuno me lo spieghi.
E pensare che l’operazione “Translatio Imperii” era già cominciata con Federico Barbarossa.
Ricordo che alla data della bolla di cui parliamo il titolo di Imperatore era vacante: Enrico VI era morto l’anno prima; Federico II aveva solo quattro anni; Ottone di Brunswick venne incoronato solo nel 1209.
Inoltre Costanza d’Altavilla morì il mese successivo; nel 1204 Costantinopoli fu saccheggiata dai crociati; nel 1209 cominciò la crociata contro gli Albigesi  con il massacro di Beziers ; nello stesso anno Innocenzo III approvò l’ordine dei frati minori di San Francesco, ma solo verbalmente. Prima di morire, a Perugia, nel 1216, fece in tempo a deporre Ottone IV e a far consacrare imperatore il suo pupillo Federico II.
Ma se Federico II fu incoronato ad Aquisgrana nel 1215, quale papa lo incoronò, visto che Innocenzo III ad Aachen non ci andò mai di sicuro?
Insomma Lotario dei conti di Segni, nonostante fosse di salute cagionevole, si dette da fare, sia da papa che non.
Potremmo dire che sapeva cavalcare la tigre come pochi uomini nella storia.
Morì a Perugia che non se lo aspettavano, a cinquantacinque anni.
Jacques de Vitry testimonia che fu lasciato alla mercé dei ladri e che puzzava già parecchio prima di essere sepolto: “ …Ho veduto coi miei occhi come è breve, vana ed effimera la gloria di questo mondo.”
Aveva studiato diritto a Bologna e teologia a Parigi; il successore Onorio III conferì diversi privilegi alle università di Bologna e Parigi; anche il nipote, che diventò Gregorio IX, studiò a Bologna e a Parigi.
Anche Dante frequentò Parigi, dicono il Boccaccio e il Villani, ma sembra matematico che Dante non varcò mai le Alpi.
Ma non sarà che quella Parigi stava molto più vicina di quanto crediamo, come ipotizza Simonetta Torresi?
Ma non mettiamo troppa carne a cuocere.
Ecco di seguito il testo della bolla di Innocenzo III tradotta in italiano.
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“Lettera sui due poteri, del Papa e dell’Imperatore, di cui il secondo deriva dal primo
Come Dio, creatore dell'universo, ha creato due grandi luci nel firmamento del cielo, la più grande per presiedere al giorno e la più piccola per presiedere alla notte, così egli ha stabilito nel firmamento della Chiesa universale, espressa dal nome di cielo, due grandi dignità: la maggiore a presiedere (per così dire) ai giorni cioè alle anime, e la minore a presiedere alle notti cioè ai corpi. Esse sono l'autorità pontificia e il potere regio. Così, come la luna riceve la sua luce dal sole e per tale ragione è inferiore a lui per quantità e qualità, dimensione ed e effetti, similmente il potere regio deriva dall'autorità papale lo splendore della propria dignità e quanto più e con essa a contatto, di tanto maggior luce si adorna, e quanto più ne è distante tanta meno acquista in splendore. Ambedue questi poteri hanno avuto collocata la sede del loro primato in Italia, il qual paese quindi ottenne la precedenza su ogni altro per divina disposizione. E perciò, se pure noi dobbiamo estendere l'attenzione della nostra provvidenza a tutte le province, tuttavia dobbiamo con particolare e paterna sollecitudine provvedere all'Italia, dove furono poste le fondamenta della religione cristiana e dove l'eccellenza del sacerdozio e della dignità si esalta con la supremazia della Santa Sede...

(Data in Laterano il terzo giorno prima delle calende di novembre, 30 ottobre 1198.)
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Per il Centro Studi di San Claudio da Mancini Enzo;  2 aprile 2017.