lunedì 9 dicembre 2019

Riportiamo con piacere alcune riflessioni del Prof. Enzo Mancini

Gesù Cristo e   Carlomagno

Plutarco di Cheronea  è conosciuto soprattutto  per aver scritto  “ Le vite parallele”.  Era un beota per essere nato in Beozia, ma non era un beota nel senso che oggi diamo comunemente a questa parola. Questo significato ce lo hanno tramandato gli Ateniesi che sfottevano i loro vicini, da cui li separa il monte Parneta.
Anche a me al liceo-ginnasio “Giacomo Leopardi” qualche compagno di classe, cittadino di Macerata,  mi chiamava “ contadì”, perché  venivo  da  San Claudio al Chienti.
Ma la cosa finiva lì perché io, che mi sono sempre sentito onorato di venire dalla campagna, rispondevo invariabilmente: “Contadino, scarpe grosse e cervello fino”.
Plutarco nacque  verso  il 47 d. C. cioè poco più di dieci anni della morte in croce di Gesù Cristo,  che fu crocifisso il 3 aprile del 33 d. C.
Se potesse tornare fra i vivi,  Plutarco si intende,  difficilmente  tratterebbe  in coppia i due personaggi citati nel titolo.
Sono convinto invece che lo potrebbe fare un Henri Pirenne redivivo, lo storico belga noto soprattutto per aver scritto “Maometto e Carlomagno”.  Pirenne all’età di  24 anni divenne titolare della cattedra di storia medioevale  all’Università di Gand.
Allo scoppio della prima guerra mondiale manifestò chiaramente la sua contrarietà  all’invasione tedesca del Belgio, per cui i teutonici lo imprigionarono per quasi due anni, liberandolo solo dopo la sconfitta, a guerra finita. Tornato alla sua Università sviluppò una sua teoria sul Medioevo e “ passò il resto della sua vita alla ricerca di prove che suffragassero la sua tesi” dice Wikipedia. Sintetizzando all’osso, in   questa sua tesi dava la colpa della fine dell’Impero Romano più all’espansione araba del VII secolo che alle invasioni barbariche del V secolo.  Praticamente  riscrisse una storia     “ a  posteriori ” che era più nella sua testa che nei documenti. Un esempio concreto di come non dovrebbe essere trattata la Storia secondo i dettami della moderna storiografia. Va bene che Marc Bloch è venuto poco dopo,  ma la maggioranza degli storici gli ha dato ragione , a Pirenne: sono stati in pochi a contestarlo.
Pirenne, insieme ai curatori degli MGH è certamente fra i maggiori responsabili di una storia del Medioevo in gran parte inventata. Quella che oggi viene comunemente accettata, quella di Alessandro Barbero e di Franco Cardini, per citare nomi noti fra i medievisti italiani.  Certo non bisogna dimenticare che senza Pertz, Düemmler, Boretius chissà quanti documenti non sarebbero arrivati fino ai giorni nostri, ma per loro Aquisgrana ad Aachen era una certezza matematica, un punto fermo.  
Loro erano in buonafede, ma gli studiosi tedeschi di oggi lo sono?
Ho dei dubbi in proposito quando continuano a dire che la cattedrale di Aachen è dell’VIII secolo, che vi sono conservate le ossa di Carlomagno,  che vi crescevano intorno tutte le piante nominate nel “capitulare de villis”.
Contra factum non est argumentum! Ma loro i fatti preferiscono ignorarli.

Ma ritorniamo a bomba. Plutarco e Pirenne  godono già dell’eterno riposo.  Del binomio Gesù Cristo e Carlomagno deve scrivere qualcuno “ cui fera li occhi suoi lo dolce sole”. A me è venuta l’idea ma la cedo senza problemi a chi volesse cimentarsi. Da scrivere ce n’è per tutti. Per ora proverò io a dire qualcosa.
Questi due personaggi hanno veramente poco in comune. Forse che Gesù aveva dodici apostoli e Carlomagno dodici paladini.
Che entrambi siano personaggi storici nessuno lo può negare.
Nessuno come Gesù Cristo ha cambiato la storia dell’umanità intera.  
Per testimoniarne la sua veridicità migliaia di martiri sono stati pronti a morire.
Nessuno come  Carlomagno  ha cambiato la storia dell’Europa.  
La “ Schola palatina “  da lui voluta è stato l’embrione delle Università.  Il suo appoggio al vescovo di Roma ha consentito al papato di straripare dal potere spirituale a quello temporale praticamente fino ai giorni nostri. Lo Stato Pontificio è stato relegato con l’unità d’Italia all’interno delle mura vaticane, ma io non posso dimenticare che i miei genitori, quando mi hanno messo al mondo, vivevano come servi della gleba sulle terre di cui era proprietario l’arcivescovo di Fermo.
Qui forse è meglio sorvolare  e  ritornare all’argomento principale, cioè parlare di Gesù Cristo e Carlomagno.

Entrambi rischiano di passare ai giorni nostri nel mondo delle favole.
Natale e Pasqua sono ottime occasioni per fare festa, ma per la maggior parte dell’anno le chiese sono vuote.  Quelli che credono a Cristo stanno paurosamente diminuendo. Per colpa soprattutto di qualcuno che lo ha definito “oppio dei popoli” , strumento per controllare il popolo in mano dei governi tirannici.
 Di Carlomagno cominciano a dire che l’hanno inventato verso l’anno 1.000  papi e imperatori, in combutta,  per aumentare il loro potere. Non hanno tutti i torti visto che ci hanno scritto sopra a proposito e a sproposito, soprattutto in Francia e in Germania, facendone un mito irreale. Non dimentichiamo inoltre  la “ Chanson de geste” e le storielle dei pupi siciliani.  E poi in Germania non trovano neanche un mattone delle numerose chiese e palazzi che il sire ordinò di costruire:  se ce l’hanno lo hanno preso da  qui.

(continua… forse)

Macerata  7 dicembre 2019

Mancini Enzo

mercoledì 4 dicembre 2019

Il Centro Studi presenta l'ultimo libro della Dott.ssa Emanuela Properzi

"La storia della Regione Marche è  ricca di misteri e rivelazioni sorprendenti. Emanuela Properzi, propone qui uno studio effettuato su numerosi documenti e reperti, arrivando ad una sintesi  di grande fascino  che parte dalla sua capacità di leggere gli antichi  documenti medioevali.
Nel 1111, papa Pasquale II, restituiva all’imperatore Enrico V, assieme al relativo documento, il Priorato di Gerusalemme sorto sul piccolo lembo di territorio nella Città Santa, omaggio del califfo di Bagdad a Carlo Magno e dall’Imperatore ceduto poi ai Pontefici romani e da questi ultimi ai vescovi di Fermo.
Questo misterioso e importante documento del Priorato fu custodito, nella capsella di pietra sistemata nella chiesa di Santa Maria a Piè di Chienti, nel comune di Montecosaro.
I monaci benedettini ed i Canonici fermani provvidero, a trascrivere gli estremi del documento sulla capsella che divenne da nascondiglio iniziale a testimone unica del documento perduto.
La storia del priorato, divenuto poi noto con il nome di Priorato di Sion, offre lo spunto per la trattazione degli Ordini religiosi e laici e di quanto essi sono stati determinanti nelle vicende sociali, culturali e artistiche delle Marche. Questo libro è solo l’inizio di una storia da riscrivere, al fine di una sua reale comprensione ."