sabato 28 novembre 2020

Scuola Siciliana, perchè è nata nelle Marche.

 Nell'aprile del 1222 Federico II si incontra a Veroli con il papa Onorio III e si impegna a ricostruire la cattedrale di Fermo.  L'architrave del portale della cattedrale oltre a offrire una figurazione ecclesiastica, presenta una rappresentazione politica, in quanto i personaggi che affiancano il Cristo, come Apostoli, rappresentano i personaggi della "magna curia" di Federico II, che è ragionevole credere abbiano dimorato per qualche anno nel "Palatium" della Valle del Chienti.

Sotto l'aspetto letterario inoltre i personaggi che affiancano il Cristo raffigurano i poeti della "Scuola Siciliana". Questi vengono rappresentati con in mano i rotoli delle pergamene che alludono alle prime composizioni poetiche in volgare italiano.
È nell'edificio della ristrutturata imperiale Cappella Palatina della prima Aquisgrana nella Valle del Chienti, che la corte del Re di Sicilia ha sicuramente soggiornato per qualche anno, come si evince dal documento  conservato nel Comune di Corridonia che ci informa dei beni posseduti da Federico II in questo comune: "Domum quam habuit inimicus Dei ed Ecclesiae Federicus".
E' qui che il "volgare aulico" viene utilizzato dalla scuola poetica. E' Dante che ci induce all'errore, in quanto definisce "Scuola Siciliana" questa scuola solo perchè ha avuto origine ed è cresciuta presso la corte di Federico II, Re di Sicilia.

sabato 21 novembre 2020

Una analisi del Prof. Enzo Mancini sulla decisione di Carlomanno di trasferisi da Soratte a Montecassino.

                                                                       Eginardo


Nacque verso il 770 d. C. , ma la data è incerta;  probabilmente a Seligenstadt, presso Francoforte, non troppo lontano dal monastero di Fulda.  In questo monastero ricevette l’istruzione di base e , sicuramente per essersi segnalato per la non comune memoria e per il suo cervello fino, fu inviato alla corte di Aquisgrana. Vi arrivò poco più che ventenne, nello  stesso periodo in cui vi giunse Alcuino di York, cioè verso il 792. Alcuino ossia Albino ossia Flacco fu definito da Eginardo:” l’uomo più dotto del suo tempo”. Eginardo fu certamente l’allievo più brillante di Alcuino, ma non certo un personaggio importante alla corte di Carlo Magno.  Il maestro lo chiamava amabilmente “Nardulus”, piccolo nardo,  scherzando un poco col suo nome e con la sua piccola taglia. Eginardo diventò importante a corte solo con Ludovico il Pio, e anche di più col suo primogenito Lotario. Non era un monaco, nonostante che nello sceneggiato RAI di pochi anni fa lo abbiano fatto vestire di saio già ai tempi di un giovane Carlo Magno, sbagliando sull’abito e sull’età.  Eginardo si fece monaco solo quando rimase vedovo della moglie Imma, in età avanzata.  Morì  quasi settantenne nell’840,  lo stesso anno di Ludovico il Pio. Da vedovo e monaco fece ritorno dalle parti dove era nato, facendovi costruire un monastero e una basilica.

Curiosamente Eginardo oggi è più famoso di Alcuino, solo per aver scritto la “Vita Karoli”. Vero è che senza Eginardo  oggi Carlo Magno sarebbe stato considerato alla stregua di re Artù. Però Alcuino era di un’altra categoria, una mente enciclopedica, il sottovalutato inventore dell’UNIVERSITA’, il vero padre dell’Europa. Ma su Alcuino mi propongo di approfondire in seguito.  Ora vorrei tornare ad Eginardo e a quello che scrive nelle prime pagine della “Vita Karoli”.

Racconta che il fratello maggiore di Pipino il Breve, Carlomanno, stanco delle battaglie e degli impegni di governo del regno dei Franchi, si potrebbe anche ipotizzare per non essere molto in sintonia con l’ambizioso fratello, si ritirò sul monte Soratte, a vita monacale, a poco più di venti Km a Nord del grande raccordo anulare  di Roma. Lasciò così spazio a Pipino che di li a poco, con un vero colpo di stato, doveva esautorare Childerico III e farsi incoronare, con la benedizione di papa Stefano II, quale legittimo sovrano del regno Franco. Ma la pace del monastero era frequentemente interrotta da un andirivieni di nobili Franchi, dai quali Carlomanno era considerato molto più importante e popolare di Pipino. Di sicuro in battaglia  Carlomanno  aveva  molto  più carisma  e  seguito  del suo mingherlino  fratello,   passato alla storia come “il Breve”.  Quelli di San Claudio oggi lo avrebbero chiamato “Peppe lu Tappu”.   Allora Carlomanno, seccato delle visite di questi importuni,  se ne andò a Monte Cassino, dove concluse senza più scocciatori la sua esistenza terrena.

Ora ragioniamo. Se Pipino e i Franchi fossero stati  dalle parti di Liegi e di Aachen i nobili che andavano da Carlomanno sul monte Soratte avrebbero dovuto viaggiare per un sacco di tempo. Oggi il percorso in autostrada sarebbe di 1.400 Km circa; ma senza autostrada, senza ponti e gallerie il percorso sarebbe più che doppio . Ammesso che riuscissero a fare 50 Km al giorno, che sarebbe una buonissima media per quei tempi, la sola andata avrebbe richiesto quasi due mesi. Si potevano permettere questi signori di stare via da casa quasi quattro mesi solo per rendere omaggio al loro vecchio condottiero?  Forse sarà stato allora che  è nato il proverbio “chi va a Roma perde la poltrona”?  Ma se questi avevano viaggiato per quasi due mesi per arrivare al monte Soratte, si sarebbero scoraggiati di fare due giorni di strada in più per andare a Monte Cassino?  Credo proprio di no.  Se invece i notabili Franchi partivano dal territorio che oggi è la provincia di Macerata, per andare a Monte Cassino  anziché al monte Soratte, avrebbero dovuto impiegare il doppio del tempo di viaggio.  Allora sì che si spiega perché Carlomanno poté vivere in santa pace i suoi ultimi anni di vita terrena.

Mancini Enzo     Macerata 20  novembre 2020   (in tempi arancioni)

martedì 3 novembre 2020

Da "L'imperiale abbazia di Farfa" di I. Schuster, pag.66

 

Il Cardinale Schuster, già Abbate di Farfa, riporta nel suo libro i seguenti interessanti avvenimenti tratti dai documenti dell’Abbazia:

l'abbate di Farfa Ingoardo  tra il 2 ed il 4 giugno 818 arriva ad Aquisgrana. Richiede a Ludovico il Pio un terreno, non lontano da Rieti, che dividendo i possedimenti dell'abbazia di Farfa crea un danno ed un incomodo. L'imperatore Ludovico il Pio, prima di concedere le terre richieste, invia sul luogo "un messo per istituire l'inchiesta" .
Il diploma con il quale l'Imperatore dona le terre richieste è datato 5 giugno 818.


Secondo voi è possibile che il tecnico che ha effettuato il sopralluogo presso Rieti sia partito da Aachen si sia recato a Rieti e sia ritornato ad Aachen in massimo 3 giorni?
Ubicando Aquisgrana in Val di Chienti tutto ciò risulterebbe possibile.