giovedì 19 dicembre 2024

Conferenza di Antonio Volpini

 

Grande partecipazione alla tradizionale conferenza di Natale, tenuta quest'anno dal noto Studioso Antonio Volpini "Eserciti in marcia: i tempi di viaggio degli eserciti da Annibale a Carlo Magno"

giovedì 12 dicembre 2024

Grazie alla seguente analisi del Prof. Enzo Mancini ci sentiamo autorizzati ad integrare la nostra lista dei "CANTASTORIE"

 


Telegenico Tommaso

 
Tommaso di Carpegna Falconieri è professore di Storia Medievale all’Università di Urbino, nelle cui vene dovrebbe scorrere sangue blu a quanto suona il cognome. E’ autore di oltre 250 pubblicazioni, si dice in giro, alcune tradotte anche in turco. Indubbiamente  di aspetto telegenico, è stato ospite di programmi Rai. Il giorno 6 Novembre 2024 ha tenuto una conferenza all’Università di Camerino “… Alla scoperta delle fake news nella storia…” Non ci sono potuto andare; mi hanno detto che per “l’essercito molto” convenuto ad ascoltarlo hanno dovuto trasferirsi in un’aula più capiente. Mi sono perso sicuramente qualcosa di interessante. Non me lo sono perso però l’anno scorso a Montecosaro, dove nel locale teatro appoggiava la tesi di un certo professor Hartmann, nel dire che Aachen, in Germania,  è documentata come sede della corte di Carlomagno, cioè come l’Aquisgrana originale dell’VIII secolo.
 
Cerco di spiegare dove voglio andare a parare. Il 7 febbraio 1975 il magnifico rettore dell’Università di Camerino, prof. Luigi Labruna, conte palatino del sacro romano impero, ( come è scritto nel documento che mi hanno rilasciato), mi proclamò dottore in “Scienze Biologiche” con lode, dopo aver discusso una tesi sulla Fitogeografia della valle del Fiastrone. Dalla Fitogeografia ho appreso che le piante si distribuiscono sulle terre emerse in areali precisi, determinati da elementi e fattori climatici dell’ambiente naturale. L’unica deroga è quella di farle crescere in biosfere artificiali, cioè nelle serre, che non mi risulta venissero usate nell’VIII secolo da nessuna parte di questo pianeta.  Le piante non possono mentire: questo è il principale concetto che mi ha lasciato la Fitogeografia. Quindi risulta matematico ai miei neuroni che circa il 40% delle piante nominate nel “Capitulare de Villis” non potevano essere coltivate nella regione tedesca Nordrhein-Westfalen, dove si trova Aachen. Tanto più perché risulta da studi scientifici che nell’VIII secolo in tutta Europa faceva più freddo dell’era attuale.
 
Ora il “bel Tommaso”, spalleggiato da illustri storici, mi viene a dire che nelle campagne di Aachen Carlomagno faceva coltivare “Cucumeres et pepones”, come fosse la cosa più facile di questo mondo. Mi viene da pensare che questi storici ufficiali fra l’altro sono ben pagati, mentre io per dire la mia non vedo il becco di un quattrino.
 
Sarà capitato che la Fitogeografia è stata depennata dalle materie scientifiche come è successo con l’Astrologia, che prima di Galilei era considerata una scienza a tutti gli effetti? Allora l’Università di Camerino mi revochi la laurea che mi è stata conferita in quel 1975. Perlomeno mi declassi il 110 e lode al minimo sindacale della laurea.
 
Se questo non è possibile allora deve sconfessare il “bel Tommaso” e dichiararlo sostenitore di una delle più grosse “fake news” della Storia.
 
Mancini Enzo    13 dicembre 2024
 

martedì 26 novembre 2024

Tradizionale incontro di Natale

 

Come da tradizione anche quest'anno ci ritroviamo insieme per assistere ad una conferenza e con l'occasione scambiarci gli auguri di Natale.

                  Sabato 14 dicembre 2024 alle ore 17,00 presso l'Hotel San Claudio 

                  Conferenza di Antonio Volpini su:

                              Antiche vie di pellegrinaggio:

                          L'ABBAZIA DI SAN CLAUDIO AL CHIENTI  LUNGO LA VIA LAURETANA                                    TRA FERMO E LORETO       




mercoledì 13 novembre 2024

Tante chiacchiere ma hanno trovato solo qualcosa costruito dai romani. Nulla di più!

 

questo è il sito da dove sono prese le seguenti informazioni:

             http://www.ulis-nachschlag.de/2020/20200215_schaub-andreas.php



Il profano vede solo pietre e macerie. L'archeologo della città Andreas Schaub con un taglio profondo circa un metro, che è stato messo in sicurezza nel 2011 durante gli scavi sotto il vestibolo della cattedrale di Aquisgrana. La sezione mostra più di 500 anni di storia degli insediamenti di Aquisgrana, dal basso verso l'alto (1) il terreno coltivato dal Neolitico ai primi Romani, (2) l'"orizzonte romano di calpestio", cioè la pianura su cui camminò il primo Öcher. Lo strato (3) è il primo manto stradale romano intervallato da massi di selce. Il livello (4) è stato creato in connessione con la costruzione delle Münsterthermen. Contiene un gran numero di schegge di grovacca che sono state create quando le pietre sono state tagliate. Nello strato (5) c'è un sacco di scarto di mattoni. Le tracce di grovacca nello strato (6) suggeriscono che in questo periodo fossero in corso importanti lavori di ristrutturazione delle terme, forse anche ampliamenti. Il livello (7) contiene nuovamente rifiuti edili. Il livello (8) ha una composizione simile a (3). Dalla costruzione della prima strada (3), erano stati lasciati in giro e ricostruiti così tanti rifiuti urbani che è stato necessario aumentare il livello della strada. Infine, lo strato (9) contiene le macerie di demolizione delle terme della cattedrale, che furono abbandonate alla fine del IV/inizio del V secolo. Al suo posto, Carlo Magno pose la prima pietra della sua chiesa di Santa Maria, l'ottagono della cattedrale di Aquisgrana, nel 795. (Se vuoi visualizzare l'immagine senza numeri che distraggono, sposta semplicemente il mouse al suo interno. Per gli utenti di iPad: toccando l'immagine si fanno scomparire i numeri, toccando all'esterno si fanno scomparire.) Foto: Ulrich Simons

 

Febbraio 15, 2020

L'archeologo della città Andreas Schaub:
Mi sarebbe piaciuto averlo nella storia

Vivere l'uomo è un colpo di fortuna per chiunque sia interessato alla storia. L'archeologo cittadino Andreas Schaub non solo ha una conoscenza quasi inesauribile, soprattutto sui Celti e sui Romani, ma anche il raro dono di essere in grado di trasmettere questo ricco tesoro di conoscenze in un modo così emozionante e divertente che viene voglia di ascoltarlo per ore.

Se avete mai letto l'annuncio di una conferenza pubblica (di storia) con lui: andateci! L'argomento non ha importanza: l'uomo è semplicemente buono.

L'ho incontrato in una fredda mattina di inizio dicembre in una fossa di costruzione in Lothringer Straße, dove il Regionetz si era imbattuto nei resti di un vecchio tubo dell'acqua romano a una profondità di circa tre o quattro metri. Almeno sulle parti che all'epoca non erano in legno.

I romani non erano solo brutali attaccabrighe con armature sferraglianti. Sulla loro scia hanno avuto, tra le altre cose, architetti e ingegneri che hanno portato qualcosa di simile alla "civiltà" nei territori conquistati in molte aree. E poiché le vecchie pietre laggiù nel buco in Lothringerstraße non potevano più raccontare la loro storia, Andreas Schaub lo fece.

Il pezzo di canale apparteneva a un tubo dell'acqua che terminava in un collettore all'incirca dove oggi si trova l'Elisabethhalle. Tra le altre cose, l'acqua (fredda) veniva utilizzata per raffreddare l'acqua calda fino a 70 gradi delle sorgenti termali nell'antico quartiere balneare del Duomo e di Büchel a temperature piacevoli per il bagno.

Il "refrigerante" proveniva dal Wurm, che proveniva da Diepenbenden sul lato dell'odierna Wilhelmstraße di fronte alla città e scorreva all'incirca nella zona di Bachstraße. I Romani l'avevano sfruttata e convogliata parte della sua acqua verso l'odierna Elisenbrunnen.

Gli altri corsi d'acqua, come Pau o Johannisbach, ha detto Andreas Schaub, svolgevano in parte altre funzioni nell'antichità. "Il Johannisbach", l'archeologo della città stupì i suoi ascoltatori, "era largo fino a cinque metri in alcuni punti ed era quasi certamente navigato da chiatte pesanti a fondo piatto".


mercoledì 23 ottobre 2024

DOVE E’ AQUISGRANA?

                                           LO INDICA IL CAPITULARE DE VILLIS

            “Capitulare” È un termine carolingio che indica le prescrizioni di una legge.
La legge o “Capitulare” che vogliamo prendere in considerazione è definita: “De Villis vel Curtis Imperii”
. Essa è stata emanata intorno all’anno 770; indica quali sono le proprietà della famiglia di Carlo Magno, inoltre ordina che queste  siano preservate e mantenute esclusivamente per il sostentamento della famiglia reale.
            Il “Capitulare de Villis” descrive in modo dettagliato l'organizzazione dell’Ager di proprietà di Carlo Magno, ne sottolinea la struttura che si presenta in forma piramidale con “Ministeria”,Curtis” e “Villae”. Specifica in modo dettagliato ed esaustivo ciò che deve essere prodotto ed allevato in ciascun “Ministerium”: vengono elencati i prodotti da coltivare e quali animali devono essere allevati, specificandone anche il numero da mantenere sempre nelle stalle.

         Il “Capitulare” è così dettagliato da ordinare di rendere piacevoli ed eleganti i cortili delle “Villae” con la presenza di pavoni, fagiani ed altri animali incantevoli.
La gestione del “Ministerium” è affidata ad un  “Judex”, che deve esercitare sia il potere amministrativo che giudiziario,nominato direttamente da Carlo Magno.
Agli iudices competevano anche altri doveri: dovevano servire a turno nel Palazzo e potevano essere incaricati di ambascerie o partecipare a spedizioni militari. Erano evidentemente i grandi del regno, legati al re da un giuramento di fedeltà.


            Il “Capitulare de Villis” ha sempre destato, da parte degli storici, grande interesse e anche tanta confusione a causa dell’elenco dei prodotti che devono essere coltivati nei “Ministeria”. L’identificazione di Aachen con Aquisgrana e quindi la sua ubicazione nel nord Europa ha disorientato gli storiografi, i quali basandosi sulla coltivabilità dei prodotti descritti nella legge, considerando che questi nella quasi totalità possono essere coltivati esclusivamente nell’area del Mediterraneo, non sono in grado di definire dove venivano coltivati i prodotti elencati. Il “Capitulare” afferma che solo Carlo Magno o in sua assenza la sua consorte ha il potere di dare ordini in tutto l’Ager.

            Il nostro interesse è rivolto non solo alla individuazione dell’ubicazione nella quale devono essere realizzate le colture descritte nella legge, ma principalmente all’approfondimento e all’analisi della struttura del’Ager descritta nel “Capitulare”. 

Dall’analisi del documento  ricaviamo  importanti considerazioni:

-      L’Ager di proprietà di Carlo Magno, per la tipologia di ciò che nello stesso deve essere coltivato,  è ubicato nell’area del Mediterraneo.

-      Aquisgrana  con il suo “Palatium”, cioè la sua area di potere, analizzando i dettagli delle attività in esso svolte, risulta  ubicata all’interno dell’Ager e quindi anche Aquisgrana è ubicata  nell’area del Mediterraneo.

-      Dall’analisi dei documenti dell'alto Medioevo a noi pervenuti, risulta che fino nel XI e XII secolo, solamente in quelli relativi ad avvenimenti del Maceratese  e dell’Ascolano è indicata la presenza dei  “Ministeria”, “Curtis” e “Villae”, cioè la ripartizione del territorio di Aquisgrana descritto nel “Capitulare de Villis”.

            Ribadiamo che del “Capitulare de Villis” solo la tipologia dei prodotti agricoli elencati nella legge, ha sempre interessato gli storici. Questi, avendo ubicato Aquisgrana, intesa come Aachen, nel nord della Germania, hanno avuto grande difficoltà nell’individuare i luoghi del “Capitulare”.  Poiché la collocazione di questa proprietà di Carlo Magno è strettamente legata alla collocazione di Aquisgrana, ma ad Aachen alcune colture erano impraticabili, gli storici hanno considerato Aquisgrana  una capitale diffusa presenziata da una Corte itinerante.

            Riteniamo quindi che il “Capitulare de Villis” non sia stato analizzato mai dagli storici nella sua completezza, lo abbiamo riletto, ponendo l’attenzione sulla funzione fondamentale della  organizzazione dell’Ager con i suoi dei vari “Ministeria”, che è rivolta esclusivamente al sostentamento della famiglia allargata del Re ed alla produzione e conservazione di derrate alimentari fondamentali per il sostegno delle campagne militari che venivano sostenute tutte le estati.

            Il numero dei capi di bestiame l’abbondanza dei vari prodotti agricoli coltivati denotano un  diffuso benessere e soprattutto una grande disponibilità di vettovaglie, da utilizzare nelle continue azioni militari.  L’efficienza della organizzazione militare la riscontriamo anche dalle prescrizioni per costruire i carri per il trasporto delle vettovaglie, che devono essere leggeri ed impermeabili per attraversare indenni i corsi d'acqua, senza arrecare danni alle derrate trasportate.
            Il   “Capitulare” definisce chiaramente che L’Ager”, o “Latifondo”: descrive un territorio sufficientemente circoscritto, come si evince dal fatto che, in caso di conflittualità fra cittadini o tra cittadino e autorità o quando il cittadino deve essere richiamato per un cattivo comportamento deve recarsi digiuno a piedi dal Re. Questo testimonia che l’Ager è un’area ben definita e circoscritta.

            Ogni “Ministerium” è anche gestito da un judex, il quale  è un uomo di stretta fiducia di Carlo Magno a cui il re affida la gestione sia amministrativa che legale del Ministerium. Ciò ci conferma che con Carlo Magno non vi è ancora traccia di Feudalesimo, bensì un rapporto diretto e fiduciario tra il Re e chi gestisce la sue proprietà, lo Judex.

            La indicazione del tipo e quantità di  prodotti agricoli da coltivare, di quali e quanti animali allevare, delle peschiere da gestire, dei mulini da costruire, del vino cotto da produrre ci presenta una economia florida e ben gestita, e la vitalità delle varie “Curtis” o Villae”.

            Particolarmente interessante è la figura del “Comes Stabuli” descritta nel “Capitulare”. Questa autorità presiedeva lo STABULUM, cioè l’area dove erano ubicate le strutture atte all’allevamento dei vari tipi di animali.  La concentrazione nell’alto maceratese di una nutrita serie di toponimi di origine faunistica, tipo: Pieve Bovigliana, Pieve Taurina, Capriglia, Monte Cavallo e altri toponimi attestano come questi luoghi siano stati luoghi privilegiati per alcune tipologie di allevamenti prescritti nel “Capitulare”. Riteniamo che per alcuni edifici di questa area dell’alto maceratese, che presentano caratteristiche architettoniche syriache, si possa retrodare l’origine. Uno di questi è senz’altro il castello di Beldiletto, nella sua parte più antica. Si tratta di un vasto quadrilatero, poco lontano dalla corrente del fiume, la cui struttura sembra studiata per l’allevamento del bestiame.

            I documenti sono fondamentali per la ricostruzione della Storia, ma spesso accade che gli storici partono da un assunto e si sforzano di adattare le fonti, senza averle analizzate scrupolosamente, a ciò che danno per scontato, accettato da tutti e conveniente per il mondo accademico che non ama stravolgimenti della tradizione storica. Gi storiografi rifuggono le contestazioni che richiederebbero ulteriori studi e approfondimenti per confrontarsi scientificamente con chi osa affermare nuove tesi.

  

Il documento: “CAPITULARE DE VILLIS” (Tradotto dal Prof. Giovanni Carnevale)

l)          Vogliamo che le nostre villae, che abbiamo impiantato perché servano ai
nostri bisogni, siano totalmente al nostro servizio e non di altri uomini.

2)        Vogliamo che la nostrafamilia sia ben trattata e non ridotta in miseria da nes-
suno.

    3)    Gli iudices si astengano dal porre la nostrafamilia al proprio servizio, .......

mercoledì 16 ottobre 2024

Dagli scavi archeologici di Sanseverino viene alla luce la precedente fase costruttiva di una chiesa identica a San Claudio al Chienti

 Il libro di Luca Maria Cristini ci rivela una scoperta architettonica che è passata sotto troppo silenzio presso gli studiosi del medioevo:

“Il Santuario di San Severino in occasione delle recenti opere di restauro conseguenti al sisma del 1997, è stato fatto oggetto di scavi archeologici al di sotto del pavimento…… In una delle configurazioni (dello scavo ndr) dovette essere del tutto analoga, almeno per quanto concerne lo sviluppo in pianta, all’abbazia di San Claudio al Chienti.”













sabato 12 ottobre 2024

FULDA o FARFA? Il Prof. Enzo Mancini lo spiega analizzando i documenti.

 
    Avendo sottomano il "Chronicon farfense" di Gregorio di Catino, nell'edizione a cura di Ugo Balzani, mi ha incuriosito quello che Balzani scrive a pag. 20, nota 3: “Mi pare opportuno riprodurre qui la lettera che Alcuino diresse all'abate Mauroaldo, ( natione francus, abate di Farfa dal 790 all'802 circa), chiedendogli di essere ascritto alla fratellanza farfense: Ideo me vestrae familiaritati adiungere desideravi...vestram suppliciter obsecro unanimitatem, ut me, licet indignum, vestris animis atque manibus acciper dignemini. non quasi ignotum sed quasi fratrem."
    Non è chiaro cosa abbia capito Ugo Balzani con quella "fratellanza farfense". Sembra che Alcuino chieda una amicizia a distanza come si fa oggi sui "social". Sembra evidente che per Balzani, che scrive nel 1903, questa richiesta, fatta da Aachen al monastero di Farfa, risulta inverosimile. 
Ma il testo di Alcuino  è chiaro e limpido: con il termine manibus il dotto monaco chiede esplicitamente di essere accolto fisicamente nel monastero di Farfa.
    Nelle lunghe giornate di clausura, durante la pandemia di Covid, ho avuto tempo di leggere le lettere di Alcuino, almeno quelle riportate in stampa da Frobenius Forster, principe abate di sant'Emmerammo, presso Ratisbona. L'abate Frobenius (1709 - 1791 ) nell'introduzione al suo libro afferma di aver cercato di fare una collezione ancora più completa di quella che prima di lui aveva pubblicato Andrea Duchesne, detto il Quercetano, ( 1584 - 1640 ), considerato il padre degli storici francesi. Ma neanche Frobenius trascrisse tutto di Alcuino, perché poi sono comparse altre lettere di Alcuino, soprattutto dall'Inghilterra.
    Per farla breve, questa lettera citata da Ugo Balzani la leggo solo ora.
    L'abate Frobenius scrisse anche una "Vita di Alcuino", basata sugli scritti del grande erudito e dalle testimonianze di alcuni suoi discepoli. In questa biografia si dice che Alcuino, ormai avanti con gli anni, stanco della vita di corte, voleva ritirarsi in monastero, ma Carlo Magno non voleva privarsene come consigliere. Anzi il Frobenius scrive che voleva andare a Fulda e solo dopo aver insistito nella richiesta gli fu concesso di ritirarsi a Tours, continuando ad essere consultato e visitato personalmente da Carlo Magno.
    Già tre anni fa, in un articolo pubblicato in questo Centro Studi, datato 6 gennaio 2021, sottolineai l'incongruenza: da Aachen Fulda è molto più vicina di Tours.
    Come, prima non lo lascia andare e poi gli permette di andare più lontano di dove aveva richiesto?
    Mi sembra di aver già scritto che il monastero dove si ritirò Alcuino era dedicato a san Martino di Tours. Questo non significa che il monastero stava a Tours, come intende l'abate Frobenius e tanti altri.
    Ma se Aquisgrana stava in val di Chienti e Alcuino chiese di ritirarsi a Farfa, Carlo Magno gli concesse di andare a Monte San Martino, dove poteva andare e tornare in giornata al suo palazzo, tutto diventa molto chiaro.
    Cosa mi viene da pensare? Che anche prima degli MGH gli storici d'oltralpe hanno cominciato a creare "fakes" per far tornare i loro conti.
    Io una lettera di Alcuino all'abate di Fulda non l'ho vista nella collezione di Frobenius Forster, che ricalca quella del Quercetano. E come mai la lettera all'abate di Farfa Frobenius non me l'ha fatta leggere? Sono io che non l'ho trovata o è stato lui a metterla in disparte?
    Che gli storici d'oltralpe abbiano preso FULDA  per FARFA come si prendono fischi per fiaschi? Tanto cominciano tutte e due con la effe.
    Poi ho pensato che in una pergamena cambiare Farfa con Fulda è un gioco da ragazzi. Entrambe le parole sono di cinque lettere. Una grattatina qua, un trattino aggiunto là e il gioco è fatto.
    Forse il Quercetano e l'abate Frobenius erano in buona fede e la "Damnatio memoriae" era cominciata prima di loro.
    A questo punto, se si degna, chiederei il parere di Alessandro Barbero Magno, quello che "diligit veritatem", solo lui può sciogliere il dubbio. 
    Mi aiuto nella richiesta con le parole del sommo poeta:
"Ma dilmi, e dimmi s'i' vo bene al varco; 
e tue parole fier le nostre scorte."

Mancini Enzo 12 ottobre 2024

domenica 29 settembre 2024

Aquisgrana è in Italia! Lo studio delle fonti realizzato su mia insistenza dal Prof. Ezo Mancini lo dimostra ed anche il Muratori deve ammetterlo

 

Chronicon farfense

Dopo trenta anni buoni, su invito di Alberto Morresi, sono tornato a leggere questo libro di Gregorio di Catino, vissuto all'incirca fra il 1066 e il 1133. Non certo le pergamene originali, ma nell'edizione del 1903 a cura di Ugo Balzani, che a quanto sembra è l'unica in circolazione. Credo che studiosi capaci di leggere le pergamene originali siano una razza in estinzione. Peccato, perché le pergamene possono fornire particolari interessanti, come cancellature, inserzioni, delezioni, strappi in punti strategici, eccetera.

Di documenti originali del periodo carolingio, al di fuori degli MGH, avevo trovato solo questo nella biblioteca Mozzi Borgetti di Macerata. Sfogliando questo libro ammuffito ricordo chiaramente che mi sorprese trovare in poche pagine tre o quattro diplomi con la dicitura " actum in aquis palatio ", sarebbe a dire ad Aquisgrana.                                     

Fu uno dei motivi che mi spinsero a dar ragione a Giovanni Carnevale: come facevano dal Nord della Germania, a quei tempi, ad occuparsi degli "scatafossi" sparsi per l'Italia centrale?

Perché poi, se questi documenti sono stati redatti a corte dell'Imperatore non sono stati inseriti negli MGH?  E' possibile che Pertz e compagnia bella non conoscessero il "Chronicon farfense"?                                                     

La risposta che oggi mi sorge spontanea è che questi documenti avrebbero dato ai teutonici parecchie gatte da pelare.                             

Prendiamo ad esempio il diploma riportato a pag. 191 "actum Aquis palatio... IIII kalendas martii... anno imperii Domni Karoli... unctionis suae primo" alla presenza del notaio Inquirino e del vicecancellario Liutgardo, "et de anulo nostro supter eam iussimus sigillari", fornito cioè non solo della firma ma anche dell'impronta dell'anello del grande Capo.                                                                                                         

Sembrerebbe chiaro che in data 26 febbraio 801 l'abate Ingoaldo ottiene da Carlo Magno la conferma dei benefici rilasciati al monastero di Farfa dai re Longobardi.

Ma c'è un problema.                                     

Nel Natale dell'800 Carlo Magno fu incoronato a Roma, che sta in Italia. Il 29 marzo 801, partito da Roma, si trovava a Spoleto, attesta Eginardo, dove fu testimone di un disastroso terremoto. Anche Spoleto sta in Italia. Dato che il documento ha tutti i crismi per essere veritiero, il Grande Carlo avrebbe a Roma preso il titolo di "Imperatore", attraversò le Alpi in pieno inverno per mettere il suo sigillo sul diploma in questione ad Aachen in meno di due mesi, sempre in inverno avrebbe di nuovo attraversato le Alpi per stare a Roma neanche un mese dopo, per essere poi puntuale a prendere la strizza del terremoto di Spoleto.

Carlone fu buttato giù dal letto all'ora seconda della notte, più o meno verso le 22, forse interrotto sul più bello di una prestazione amorosa di cui era ancora capace, dopo aver pasteggiato a formaggio pecorino, specialità del posto.                                                                   

Il Mabillon, racconta Balzani, trovò la cosa inverosimile, per cui scrisse che il Carlo del documento doveva essere il nipote, quello detto "il Grasso" e che l'anno era l'881. Ma per dire questo si è dovuto inventare un abate Ingoaldo II che non risulta da nessuna parte, che Gregorio di Catino, di solito così preciso, avrebbe dimenticato di inserire nell'elenco degli abati.                                                          

Anche il Muratori, come Mabillon, attribuì il diploma a Carlo III il Grosso ma avendo scoperto che a quella data il personaggio stava in Italia, cercò una "Aquis" a Sud delle Alpi.

In un primo momento gli andò bene Aquiterme nel Monferrato, ma poi scoprì che proprio in quel giorno Carlo III risultava essere a Siena, per cui l'enigma gli rimase insoluto.

Insomma per insigni storici come Mabillon, Muratori e Balzani il documento è rimasto un rompicapo senza soluzione, perché per loro Aquisgrana non poteva essere che Aachen.                                           

Con la teoria di Giovanni Carnevale tutte le elucubrazioni di insigni storici si sciolgono come neve al sole.                                                     

La soluzione è Aquisgrana nella Francia Picena 

Enzo Mancini              29 settembre 2024             


sabato 28 settembre 2024

Riportiamo e sosteniamo la lamentela del Prof Enzo Mancini per il comportamento poco corretto di Wikipedia:

Era appena passato il mio primo capodanno da pensionato quando, i primi giorni del 2016, ebbi modo di leggere un gossip molto datato. 

Un giovane e brillante professore del fermano, Cesare Catà, in una conferenza aveva citato uno storico locale, Benedetto Leopardi di Monte San Pietrangeli, che nel 1939 aveva scritto una sorprendente curiosità. Aveva osservato che nove mesi prima della nascita di Federico II sulla pubblica piazza di Jesi, l'augusto consorte della " gran Costanza", Enrico VI, risultava essere in Germania e non a Spoleto con la moglie legittima. A Spoleto risultava invece presente Guglielmo Divini da Lisciano, cavalier servente della regale coppia, il più noto menestrello del periodo. Sarebbe stato più probabile quindi che il futuro "stupor mundi" fosse il figlio naturale del menestrello che dell'imperatore del Sacro Romano Impero.

  Riportai questo gossip in un articolo, anzi due, pubblicati nel sito del Centro Studi san Claudio al Chienti nel marzo del 2016. 

Parlavo anche dell'importanza del "Re dei versi", principale componente della Scuola poi detta "siciliana", nella nascita della lingua italiana. Anche perché il personaggio, diventato "frate Pacifico", contribuì sicuramente alla stesura del "Cantico delle creature" di san Francesco, considerato il primo componimento completo in volgare italiano. 

Intendevo sostenere la tesi che la lingua Italiana è nata a cavallo dei monti Sibillini e non sulle rive dell'Arno, tesi che si appoggia anche sulla "Francia Picena" di Giovanni Carnevale.

Pochi giorni orsono alla voce "fra Pacifico" su Wikipedia trovo, datati agosto 2023, tutti quei concetti che avevo pubblicato in era pre - Covid, nel marzo 2016.

Wikipedia fra le varie fonti cita Cesare Catà, cita Benedetto Leopardi, ma non cita né Enzo Mancini né il Centro Studi san Claudio al Chienti. 

Il motivo che per me è evidente è che ciò comporterebbe citare anche la teoria di Giovanni Carnevale, soggetta a spietato ostracismo nei media, chiaramente scomoda in ambiente accademico.                          

Voglio concludere  che Wikipedia è scorretta; da oggi la chiamerò WIKIKOPIA.

Enzo Mancini 28 settembre 2024


domenica 15 settembre 2024

il Centro Studi San Claudio al Chienti sottoscrive le seguenti dichiarazioni del Prof. Enzo Mancini.

Circa nove mesi prima di morire a Umberto Eco fu conferita una, delle tante, laurea honoris causa, da parte del rettore dell'Università di Torino, prof. Gianmaria Ajani. Valutando i pro e i contro di Internet Umberto Eco disse testualmente: 

"...D'altro canto fa sì che dà diritto di parola a legioni di imbecilli i quali prima parlavano solo al bar dopo due o tre bicchieri di rosso e quindi non danneggiavano la società... e adesso hanno lo stesso diritto di parola di un premio Nobel... intanto come posso esser sicuro che un messaggio è davvero di papa Francesco... quando uno può fingere di essere Rita Hayworth e invece è un maresciallo dei carabinieri."                                                 

Oggi leggo su un giornale locale on line: "Scacco matto a Carlo Magno... etc etc.”                                                  

Scacco matto vuol dire partita chiusa, fine definitiva. No signori miei, la partita è aperta più che mai. Perché la verità ha in sé, per legge fisica, la forza di venire a galla in un liquame di bugie, nel quale qualcuno sembra sentirsi nel proprio elemento naturale. La verità che Giovanni Carnevale ha fatto intravedere verrà a galla prima o poi, è solo questione di tempo. La chiusura di un Centro Studi a San Claudio può solo allungare un poco questo tempo. E sarà probabilmente più merito dei Tedeschi, quando si libereranno definitivamente delle scorie nazionalsocialiste che ancora annebbiano la loro cultura.                               

Perché gli Italiani stanno evidenziando nel momento attuale di possedere una cultura succube sia in Europa sia verso gli Stati Uniti.                                       

Comunque a questa diatriba su Aquisgrana a san Claudio sono disposto a partecipare con chi accetta un corretto confronto, ma non con chi insulta o dice falsità.                 

Se qualcuno poi mi dimostra che ho sbagliato tutto e che sto seguendo un falso percorso dando ragione al professor Giovanni Carnevale, mi fa un grosso favore.     

Ma se mi dice:" Ti sbagli perché lo dico io". 

Allora resto della mia opinione.   

            Macerata 15 settembre 2024                 


mercoledì 11 settembre 2024

Addendum a: Eclisse del 787 visibile a Parigi, ma NON VISIBILE al nord delle Alpi!

Eclisse del 787 visibile a Parigi, ma NON VISIBILE al nord delle Alpi!

 Janet L. Nelson, docente emerita di storia medievale al King's College di Londra, nel suo Carlo Magno, edito in italiano dalla Mondadori nel 2022, alla p. 258, scrive dell'eclisse del 16 settembre 787 dicendo: " gli annali di Lorsch iniziano l'insolitamente breve resoconto del 787 con l'eclisse solare... Fu visibile a nord di una linea che va da Parigi a Monaco." Ho contattato il prof.Mancini Enzo per studiare questo evento il quale, dopo aver consultato il manuale del  noto Oppolzher, mi ha riferito che l'eclisse solare della mattina del 16/09/787 NON é avvenuta al nord delle Alpi. Il sole, quel giorno, si é oscurato completamente in Campania e poi in Puglia.  Nelle Marche l'eclisse é avvenuta al 90%. Quindi, nelle Marche, l'eclisse é stata quasi totale.

Albino Gobbi


Torniamo sull'eclisse solare della mattina del 16 settembre 787. Secondo gli annali di Lorsch si é verificata a nord di una linea che va da Parigi a Monaco. Secondo gli astronomi si é verificata in Campania. Il prof.Florian Hartman, dell' Università di Aachen, e il prof.Alberto Meriggi, dell' Università di Urbino se la sentono di scrivere che quell'eclisse, secondo gli astronomi, si é verificata sulla Senna e non sul Volturno?
Theodor:
Praga 1841/ Vienna 1886
professore di Geodesia dal 1876
Presidente dell'associazione geodetica internazionale.
Ha studiato tutta la determinazione delle orbite delle comete e dei pianeti dal 1207 a.C. al 2163 d.C.
Grazie a lui negli ultimi 150 anni sono state previste tutte le eclissi senza alcun errore.
*****
Una serie di annali scritti a Fulda riporta per l'810: Carlo Magno giunse in Sassonia. Ci fu un'eclisse di sole il 30 novembre. Secondo i calcoli fatti dal prof. Enzo Mancini in questo caso effettivamente l'eclisse é avvenuta in Sassonia a differenza di quella del 16 settembre del 787 che non é avvenuta tra Parigi e Monaco ma in Campania.
Albino Gobbi






martedì 27 agosto 2024

Chi ha emesso questo documento? Carlo Magno o Carlo il Grosso? E’ stato emesso nell’anno 801 o 881?

  Tra le numerose fonti storiche troviamo un diploma a favore dell’abbazia di Farfa la cui datazione è definita esclusivamente dalla seguente indicazione:

            DATUM IV KALENDAS MARTII, ANNO,CHRISTO PROPITIO, IMPERII DOMNI KAROLI PRAEPOTENTIS AUGUSTI UNCTIONIS SUAE PRIMO, INDICTIONE XIV. ACTUM AQUIS PALATIO.

Fioretto N° 13 - San Francesco mentre commina per la provincia di Francia si reca a Roma per pregare nella chiesa di San Pietro!





















giovedì 15 agosto 2024

Abbiano il coraggio di ammettere che le maestranze che hanno costruito San Claudio sono arrivate dal vicino Oriente!

 

Da una enciclopedia on line molto seguita sulle maestranze specializzate provenienti dal vicino Oriente leggiamo:

"L'Esarcato di Ravenna, solida testa di ponte bizantina in Italia fino al 751, divenne dunque la valvola di sfogo degli artisti dissidenti, soprattutto monaci, duramente perseguitati dal generale bizantino Michele Lacanodracone in patria negli anni 760, che fuggivano da Bisanzio e dall'Iconoclastia. Queste specializzate (ed apprezzate) maestranze vennero subito fagocitate dalla committenza romana, ormai unica latrice dell'eredità culturale bizantina sulla terraferma italiana e, tramite essa, dai Franchi di Pipino il Breve, nuovo braccio armato secolare del Papa (v.si Promissio Carisiaca). Carlo Magno, figlio e successore di Pipino, seppe servirsi di tali maestranze per creare le opere della sua Schola palatina."


Chiediamo a questi storici di affermare che esperti in costruzione di edifici arrivati dal vicino Oriente nel Piceno hanno realizzato la chiesa di San Claudio al Chienti, seguendo tecniche strutturalmente identiche a quelle utilizzate per costruire il frigidarium di Kirbet al Mafjar, presso Gerico.
Sarebbe una ammissione deontologicamente corretta e apprezzabile

lunedì 12 agosto 2024

SAN CARLO MAGNO! riportiamo quanto viene descritto da una Fonte autorevole: ENCICLOPEDIA DEI SANTI

 

San Carlo Magno Sacro Romano Imperatore

Festa: 28 gennaio

2 aprile 742 - Aquisgrana, Germania, 28 gennaio 814

Appartenente alla dinastia dei Carolingi, era figlio di Pipino il Breve e di Bertrada di Laon. Tradizionalemnte si ritiene sia nato il 2 aprile 742. Alla nascita viene chiamato semplicemente Carolus, cioè Carlo. Solo in seguito, per le sue imprese, si guadagnerà il soprannome di “Magno”, in latino “il Grande”.Alla morte di suo padre, gli succedette al trono come Re dei Franchi il 24 settembre 768. Carlo di fatto comincia a regnare insieme a suo fratello, Carlomanno. Tre anni dopo, quando anche Carlomanno muore, Carlo diventa l’unico Re dei Franchi. Inoltre dal 10 luglio 774 divenne anche Re dei Longobardi. La notte di Natale dell'800 fu incoronato primo Sacro Romano Imperatore nella basilica di San Pietro in Roma dal Papa Leone III. Nella medesima basilica campeggia oggi una sua splendida statua equestre. Un poeta rimasto anonimo saluta in lui ‘il padre dell’Europa’. Ebbe cinque mogli. Il 28 gennaio 814 morì ad Aquisgrana, in Germania, e nelal cattedrale di tale città venne sepolto. L'8 gennaio 1166 Carlo Magno venne canonizzato dall'antipapa Pasquale III, culto poi ufficialmente riconosciuto dalla Chiesa, seppur a livello locale. La sua liturgia propria è ancora celebrata dalla diocesi di Aquisgrana nel cui calendario diocesano ricorre al 28 gennaio. Oggi che i popoli del nostro continente sono avviati all’integrazione in un’Europa sovranazionale, la figura di Carlo Magno risulta di sorprendente attualità.

Patronato: Scuole francesi

Emblema: Corona, Scettro, Globo, Spada, Modellino di Aquisgrana, Manto d'ermellino


La canonizzazione di Carlomagno nel 1165 da parte dell'antipapa Pasquale III non è che un momento dello straordinario destino postumo dell'imperatore d'Occidente. Qui si ricorderà brevemente ciò che, nella sua vita e nella sua opera, ha fornito occasione a un culto in alcune regioni cristiane.
Nato nel 742, primogenito di Pipino il Breve, gli succedette il 24 settembre 768 come sovrano d'una parte del regno dei Franchi, divenendo unico re alla morte (771) del fratello Carlomanno. Chiamato in aiuto dal papa Adriano I, scese in Italia, contro Desiderio, re dei Longobardi, nell'aprile 774. In cambio d'una promessa di donazione di territori italiani al sommo pontefice, riceve il titolo di re dei Longobardi quando lo sconfitto Desiderio fu rinchiuso nel monastero di Corbie. Nel 777 iniziò una serie di campagne per la sottomissione e l'evangelizzazione dei Sassoni, capeggiati da Vitichindo. Dopo una cerimonia di Battesimo collettivo a Paderborn, la rivalsa dei vinti fu soffocata, nelle campagne del 782-85, con tremendi massacri, fra i quali quello di molte migliaia di prigionieri a Werden. Spintosi oltre i Pirenei, nella futura Marca di Spagna, Carlomagno subì nel,778 un grave rovescio a Roncisvalle. Nelle successive discese in Italia (781 e 787) stabilì legami con l'Impero d'Oriente (fidanzamento di sua figlia Rotrude col giovane Costantino VI), e s'inserì sempre più a fondo, attraverso i missi carolingi, nella vita di Roma. Consacrato re d'Italia e spinto a occuparsi del patrimonio temporale della Chiesa, non trascurò il suo ruolo di riformatore, continuando l'opera iniziata dal padre col concorso di S. Bonifacio. Nel 779, benché occupatissimo per le rivolte dei Sassoni, promulgò un capitolare sui beni della Chiesa e i diritti vescovili, e accentuò la sua azione riformatrice sotto l'impulso dei chierici e dei proceres ecclesiastici e, soprattutto, di Alcuino e di Teodulfo d'Orleans.
La celebre “Admonitio generalis” del 789 mostra a pieno la concezione di Carlomagno in materia di politica religiosa, richiamandosi all'esempio biblico del re Giosia per il quale il bisogno più urgente è ricondurre il popolo di Dio nelle vie del Signore, per far regnare ed esaltare la sua legge. Nascono da questa esigenza il rinascimento degli studi, la revisione del testo delle Scritture operata da Alcuino, la costituzione dell'omeliario di Paolo Diacono.
Al concilio di Francoforte del 794, Carlomagno si erge di fronte a Bisanzio come il legittimo crede degli imperatori d'Occidente, promotori di concili e guardiani della fede. Non è un caso che i testi relativi alla disputa delle immagini (Libri Carolini), benché redatti da Alcuino o da Teodulfo, portino il nome di Carlomagno. Pertanto, l'incoronazione imperiale del giorno di Natale dell'anno 800 non fu che il coronamento d'una politica che il papato non poté fare a meno di riconoscere, sollecitando la protezione del sovrano e accettandolo, nella persona di Leone III, come giudice delle sue controversie. Ma Carlomagno (come mostrano le origini della disputa sul “Filioque”) estese la sua influenza fino alla Palestina. La sua sollecitudine per il restauro delle chiese di Gerusalemme e dei luoghi santi mediante questue (prescritte in un capitolare dell'810) gli valse più tardi il titolo di primo dei crociati. Del patronato esercitato sulla Chiesa dalla forte personalità di Carlomagno restano monumenti documentari ed encomiastici negli “Annales”, che ricordano i concili da lui presieduti, le chiese e i monasteri da lui fondati.
La vita privata di Carlomagno fu obiettivamente deplorevole. E non si possono certo dimenticare due ripudi e molti concubinati, né i massacri giustificati dalla sola vendetta o la tolleranza per la libertà dei costumi di corte. Non mancano, tuttavia, indizi di una sensibilità di Carlomagno per la colpa, in tempi piuttosto grossolani e corrotti. Il suo biografo Eginardo informa che Carlomagno non apprezzava punto i giovani, sebbene li praticasse, e, per quanto la sua vita religiosa personale ci sfugga, sappiamo che egli teneva molto all'esatta osservanza dei riti liturgici che faceva celebrare, specialmente ad Aquisgrana (odierna Aachen), con sontuoso decoro. Cosi, quando mori ad Aquisgrana il 28 gennaio 814, Carlomagno lasciò dietro di sé il ricordo di molti meriti che la posterità si incaricò di glorificare. La valorizzazione del prestigio di Carlomagno assunse il carattere di un'operazione politica durante la lotta delle Investiture e il conflitto fra il Sacerdozio e l'Impero. La prima cura di Ottone I, nel farsi consacrare ad Aquisgrana (962), fu quella di ripristinare la tradizione carolingia per servirsene.
Nell'anno 1000, Ottone III scopri ad Aquisgrana il corpo di Carlomagno in circostanze in cui l'immaginazione poteva facilmente sbrigliarsi. Nel sec. XI, mentre Gregorio VII scorgeva nell'incoronazione imperiale di Carlomagno la ricompensa dei servigi da lui resi alla cristianità, gli Enriciani esaltarono il patronato esercitato dall'imperatore sulla Chiesa. Quando l'impero divenne oggetto di competizione fra principi germanici, Federico I, invocando gli esempi della canonizzazione di Enrico II (1146), di Edoardo il Confessore (1161), di Canuto di Danimarca (1165), pretese e ottenne dall'antipapa Pasquale III la canonizzazione di Carlomagno col rito dell'elevazione agli altari (29 dic. 1165). Egli pensò di gettare in tal modo discredito su Alessandro III, che gli rifiutava l'impero, e, insieme, sui Capetingi che lo pretendevano. E se più tardi Filippo Augusto, vincitore di Federico II a Bouvines nel 1214, si richiamò alle analoghe vittorie di Carlomagno sui Sassoni, lo stesso Federico II si fece incoronare ad Aquisgrana il 25 luglio 1215 e dispose, due giorni dopo, una solenne traslazione delle reliquie di Carlomagno. Intanto Innocenzo III, risoluto sostenitore della teoria delle “due spade”, ricordava che è il papa che eleva all'impero e dipingeva Carlomagno come uno strumento passivo della traslazione dell'impero da Oriente a Occidente. La grande figura di Carlomagno venne piegata a interpretazioni opposte almeno fino all'elezione di Carlo V.
Ma a parte le utilizzazioni politiche contrastanti, il culto di Carlomagno appare ben radicato nella tradizione letteraria e nell'iconografia. Il tono agiografico è già evidente nei racconti di Eginardo e del monaco di S. Gallo di poco posteriori alla morte dell'imperatore. Rabano Mauro, abate di Fulda e arcivescovo di Magonza, iscrive Carlomagno nel suo Martirologio. La leggenda di Carlomagno è soprattutto abbellita dagli aspetti missionari della sua vita.
A Gerusalemme, la chiesa di S. Maria Latina conservava il suo ricordo. Alla fine del sec. X si credeva che l'imperatore si fosse recato in Terrasanta in pellegrinaggio. Urbano II, nel 1095, esaltava la sua memoria davanti ai primi crociati. Nel 1100 l'avventura transpirenaica dei paladini si trasfigurò in crociata, attraverso l'interpretazione della Chanson de Roland. Ognuno ricorda la frequenza di interventi soprannaturali nelle “chansons de gestes”: Carlomagno è assistito dall'angelo Gabriele; Dio gli parla in sogno; simile a Giosué, egli arresta il sole; benché il suo esercito formicoli di chierici, benedice o assolve lui. stesso i combattenti, ecc.
Dal sec. XII al XV si moltiplicano le testimonianze di un culto effettivo di C., connesse da un lato con la fedeltà delle fondazioni carolingie alla memoria del fondatore, dall'altro con l'atteggiamento dei vescovi verso gli Staufen, principali promotori del culto imperiale. A Strasburgo si trova un altare prima del 1175, a Osnabruck e ad Aquisgrana prima del 1200. Nel 1215, in seguito alla consacrazione di Federico II e alle cerimonie che l'accompagnarono, si stabilirono due festività: il 28 genn. (data della morte di C.), festa solenne con ottava, e il 29 dic., festa della traslazione. Roma rispose istituendo la festa antimperiale di S. Tommaso Becket, campione della Chiesa di fronte al potere politico; ma nel 1226 il cardinale Giovanni di Porto consacrò ufficialmente ad Aquisgrana un altare “in honorem sanctorum apostolorum et beati Karoli regis”. A Ratisbona, il monastero di S. Emmerano e quello di S. Pietro, occupato dagli Irlandesi, adottarono, nonostante l'estraneità dell'episcopato, il culto di Carlomagno che, secondo M. Folz, si andò estendendo in un’area esagonale con densità più forti nelle regioni di Treviri, di Fulda, di Norimberga e di Lorsch. Nel 1354, Carlo IV fondò presso Magonza, nell'Ingelheim, un oratorio in onore del S. Salvatore e dei beati Venceslao e Carlomagno. Toccato l'apogeo nel sec. XV, il culto di Carlomagno non fu abolito neppure dalla Riforma, tanto da sopravvivere fino al sec. XVIII in una prospettiva politica, presso i Febroniani.
In Francia, nel sec. XIII, una confraternita di Roncisvalle si stabilì a S. Giacomo della Boucherie. Carlo V (1364-80) fece di Carlomagno un protettore della casa di Francia alla pari di S. Luigi, e ne portò sullo scettro l'effigie con l'iscrizione “Sanctus Karolus Magnus”. Nel 1471, Luigi XI estese a tutta la Francia la celebrazione della festa di Carlomagno il 28 genn. Nel 1478, Carlomagno fu scelto come patrono della confraternita dei messaggeri dell'università e, dal 1487, fu festeggiato come protettore degli scolari (nel collegio di Navarra si celebrò fino al 1765, il 28 genn., una Messa con panegirico). Per queste ragioni il cardinale Lambertini, futuro Benedetto XIV, indicò nel caso di Carlomagno un tipico esempio di equivalenza fra una venerazione tradizionale e una regolare beatificazione (De servorum Dei beatificatione, I, cap. 9, n. 4).
Oggi il culto di Carlomagno si celebra solo ad Aachen, con rito doppio di prima classe, il 28 genn. con ottava; la solennità è fissata alla prima domenica dopo la festa di S. Anna. A Metten ed a Múnster (nei Grigioni) il culto è “tollerato” per indulto della S. Congregazione dei Riti.


Autore: 
Gerard Mathon


Fonte:
Bibliotheca Sanctorum