giovedì 4 dicembre 2025

E' INIZIATO IL DEPISTAGGIO SULLA SEPOLTURA DI OTTONE III?

 




Lapide di OTTONE III
 
Nel mio “ La barba fiorita” ho scritto che i Nazisti che vennero a san Claudio al Chienti nel 1944 forse non tornarono a casa loro a mani vuote, lasciando intendere palesemente che si potrebbero aver preso la mummia di Ottone III.                                                                                   Era stata trovata nei lavori di ristrutturazione del 1926, voluti dall’arcivescovo di Fermo Carlo Castelli, “ante altare” della chiesa inferiore. Solo che allora che erano i resti di Ottone III  probabilmente il parroco don Giovanni Michetti  non lo sapeva. Ce lo ha fatto capire, a noi della val di Chienti, don Giovanni Carnevale. Ma sono convinto che i Tedeschi nel 1944 lo sapevano benissimo.                                                                                                                                         Ne “La barba fiorita”  ho scritto che temevo che prima o poi questa mummia sarebbe ricomparsa in Germania. Per ora non è stata tirata fuori. Però se andate su Wikipedia e cliccate “Ottone III”  e fate scorrere in basso il cursore trovate, ora, 2 dicembre 2025, la foto di una lapide posta nel 1834. Cosa è scritto nella didascalia? “Tomba di Ottone III nella cattedrale di Aquisgrana”. Siccome a San Claudio questa lapide non c’è è chiaro che si intende Aachen. E allora? Siamo noi fautori di Giovanni Carnevale che ci inventiamo le “FAKE NEWS”?             Siamo noi i terrapiattisti? Giro la domanda agli accademici italiani che si proclamano seguaci di Marc Bloch, se si degnano.                                                                                                         Ma più che dagli italiani assuefatti alla subordinazione,  mi aspetto un aiuto dai tedeschi interessati alla verità sulla loro storia. Dai francesi non mi aspetto nessuna collaborazione, visto quello che ha combinato quel rinnegato di Napoleone Bonaparte. (Depredò l’Italia di opere d’arte e documenti).
 
Mancini Enzo    2 dicembre 2025   Macerata

venerdì 28 novembre 2025

PAUSOLA dalla TAVOLA PEUTINGERIANA

 DOVE SI TROVA IL BRONZETTO DI AFRODITE TROVATO NELLA CITTA' DI PAUSOLAE?

 Pausulae
 


TABULA PEUTINGERIANA: Segmento IV Est



PAUSULAE - SAN CLAUDIO AL CHIENTI (MC)

   Il nome degli abitanti di Pausulae - Pausolani - è incluso nell'elenco pliniano dei municipi romani della regio V (Nat. Hist. III, 111), mentre nel Liber coloniarum compare solo l'aggettivo Pausulensis (226, 257). 
   Ad oggi, l'unico elemento incontrovertibile che conferma l'identificazione del municipio nei pressi della chiesa di San Claudio al Chienti, è il rinvenimento di un frammento epigrafico recante l'etnico [Pau]sulan[i].
   Il centro sorse nella bassa valle del Chienti, sulla riva sinistra del fiume di cui sfruttava un terrazzo fluviale; le fonti itinerarie segnalano l'abitato in relazione alla viabilità regionale lungo la quale si collocava: una direttrice difatti partiva da Asculum e, passando per Pausulae, raggiungeva Potentia (Rav. IV 31; V 1), mentre un secondo percorso la collegava a Firmum (Guido 69, 12). Altre notizie in merito, seppure imprecise, vengono desunte dalla studio della Tabula Peutingeriana (V, 4), nella quale il municipio viene collocato a XIIII miglia da Asculum e VIII da Potentia, misure queste che tuttavia non sono conformi al reale.
   La storia dell'insediamente sembra poter iniziare già con una precoce presenza coloniale romana, da riferirsi alle deduzioni viritane attuate nel 232 a.C. a seguito della lex Flaminia. Tale dato, oltre che dai reperti, sembra poter essere ricavato dal differente andamento tra l'impianto urbano e l'organizzazione agraria del territorio: l'impianto centuriale, infatti, correva parallelo e ortogonale rispetto al corso del fiume, mentre gli assi urbani sembrano seguire altre logiche, di certo più antiche rispetto alla centuriazione, datata ad epoca triumvirale.
   La documentazione pertinente all'abitato è tutt'ora esigua: dalle epigrafi - a maggioranza di carattere funerario - si apprende che gli abitanti furono iscritti alla tribù Velina, mentre nulla trapela sulla struttura amministrativa della città.
   L'area urbana era circondata da una cinta muraria, del cui perimetro tuttavia oggi non rimane nulla, nonostante l'estensione di cospicuo materiale fittile ne possa individuare approssimativamente i limiti (anche grazie allo studio della decumentazione fotografica aerea).
   In passato, scavi ad est della chiesa hanno portato in luce un mosaico geometrico in tessere bianche e nere; indagini recenti, invece, hanno permesso l'individuazione di strutture in opus testaceum, che davano su di una strada con orientamento sud/ovest nord/est, mentre nel settore occidentale sono venuti in luce una fila di pilastri, inerenti ad un portico decorato da intonaci dipinti. Le fasi finora documentate dalle indagini, attestano una frequentazione della struttura dal I sec. a.C. fino al II d.C.
   L'ultima notizia pertinente all'abitato, la ricaviamo dalla citazione di un vescovo, un certo Claudius, Episcupus Pausulanus, che partecipò al concilio tenuto dal ponteficie Ilario nel 465 d.C., e dimostra come ancora nel V sec. Pausulae fosse una realtà viva, tanto da ospitare una sede vescovile.
  Dal territorio proviene invece un dolium con iscrizione latina del III sec a.C. e recante l'abbreviazione di due elementi onomastici riferibili a persone diverse; in località Santa Lucia di Morovalle è stato rinvenuto un  thesaurus (tesoretto monetale) sempre del III sec. a.C. all'interno di un cilindro in pietra con dedica ad Apollo  (CIL IX 5803) che ha fatto ipotizzare l'esistenza di un santuario dedicato alla divinità; lungo la strada per Montelupone, in località   Cervare di Morrovalle, è riconoscibile il nucleo in opus cementitium di un monumento funebre del tipo a torre che anticamente si trovava collocato lungo la direttrice che da Pausulae gingeva a Potentia. Infine in località Antico, resti di decorazioni fittili hanno fatto pensare alla presenza di un edificio di culto in questa zona, e in località Massaccio resti di una villa con pavimentazione a mosaico sono stati portati in luce.
   Da menzionare invece, tra i reperti provenienti dal sito della città, il bronzetto di Afrodite databile al I sec. d.C.

mercoledì 26 novembre 2025

Processo del cadavere, del Papa Formoso.


 Solo un evidente potere politico, economico e militare dell'imperatrice Ageltrude, (ha costruito l'abbazia di Rambona) ha potuto permettere una azione simile.




giovedì 13 novembre 2025

La RTTR di Trento intervista il Dott. Piero Giustozzi su Pausula

 



La RTTR di Trento intervista l'Ing. Alberto Morresi sulla Cappella Palatina di Carlo Magno in Val di Chienti

 



La RTTR di Trento intervista la Dott.ssa Chiara Morresi su Carlo Magno.

 


L'abate Ambrogio Autperto fra i ricordi del Prof. Enzo Mancini

 

Ambrogio Autperto
 
    La lettura di Franco Valente, pubblicato da questo centro studi, mi ha segnalato un personaggio legato al periodo carolingio che in precedenza non avevo preso molto in considerazione: il monaco Ambrogio Autperto.
    Da un cassetto della memoria mi è saltato fuori che avevo già ascoltato di persona Franco Valente in una uscita a san Vincenzo al Volturno di almeno quindici anni orsono. 
    Mi aveva colpito, oltre la sua cultura, la capacità di lettura degli antichi affreschi della cripta dell’abate Epifanio e la sua convinzione del passaggio di Carlomagno in questa sperduta località molisana. Ricordavo bene che la storiografia main stream non dava per certo nemmeno il suo arrivo a Monte Cassino.                                                         Era presente anche il professor Giovanni Carnevale, felice di tornare nei paraggi di Capracotta, il suo paese natale.
     Riassumo in sintesi quanto ho letto sull’abate Autperto. E’ stato un teologo e un mistico, nato prima del 740, morto il 30 gennaio 784, sulla strada per Roma, riportato cadavere alla sua abbazia. Ebbe a che dire con i monaci longobardi che mal sopportavano il nuovo padrone franco. 
    La festa dell’Assunta di Ferragosto la dobbiamo a questo monaco semisconosciuto. Dicono sia nato in Provenza, o meglio nel sud della Francia. Dicono che sia stato precettore del giovane Carlomagno, voluto a corte da Pipino il Breve, ma alcuni scrivono che sia una invenzione postuma. 
    La maggior parte lo da come precursore della rinascita carolingia, affermatasi poi con Alcuino di York. Come Alcuino avrebbe meritato l’onore degli altari molto più di san Carlomagno. Quello che più è certo è che fu abate, anche se per poco, dell’abbazia imperiale di san Vincenzo al Volturno. 
    Nel Chronicon Volturnense c’è una miniatura che è più di un documento scritto: il fumetto di Carlomagno che concede possedimenti all’abbazia di Autperto. Un attestato migliore di un atto notarile che Carlomagno in questa (oggi) sperduta abbazia sotto i monti della Meta c’è stato di persona personalmente, per usare la frase dell’appuntato Catarella  di Montalbano. 
    Mi viene spontaneo pensare che Ambrogio Autperto era nato a sud della Francia Picena, non lontano da Ascoli Piceno e che a Nord delle attuali Alpi non ci sia mai andato. Per questo risulta agli storici tedeschi quasi un personaggio inventato. Per me è un altro pezzo del Puzzle che ritorna al suo posto.
 
Mancini Enzo    
 
11 novembre 2025 – festa di san Martino ( nonché dei Cornuti, i paladini di Carlomagno).

mercoledì 12 novembre 2025

L'Imperatrice Ageltrude e la sua Rambona


 Federica Bassetti ha dato voce al monologo,  scritto da Mariapia Ciaghi, “Algertude, l’Imperatrice della Francia Picena”, nel corso della X edizione del congresso internazionale “Impronte femminili senza frontiere”, ideato da Mariapia Ciaghi, editore e fondatrice della casa editrice Il Sextante, , tenuto tra le mura del Castello del Buonconsiglio di Trento.

lunedì 20 ottobre 2025

Giornalisti spagnoli a San Claudio!

 



Un gruppo di giornalisti spagnoli  del settore turismo, guidati dalla Camera di Commercio di Barcellona, questi giorni è in visita nella nostra Regione.

Il press tour é stato organizzato dall'agenzia Marchetour che si occupa di promuovere e valorizzare il territorio marchigiano con itinerari culturali, naturalistici ed enogastronomici.


Il tour é iniziato con la visita di Urbino, le grotte di Frasassi per poi passare ai Monti Sibillini, il Lago di Fiastra  e Macerata . Ieri  il Centro Studi San Claudio al Chienti li ha accolti per la visita dell'abbazia di San Claudio di cui sono rimasti profondamente affascinati. 

Il tour nelle Marche punta a promuovere il territorio, ancora poco conosciuto al mercato spagnolo, grazie anche ai collegamenti aeroportuali tra Falconara e Barcellona e Madrid

Quattro soci del Centro Studi San Claudio al Chienti tra i relatori del convegno di Trento


 

venerdì 12 settembre 2025

Il Centro Studi San Claudio al Chienti al convegno di Trento.

 Il Presidente e soci del Centro Studi San Claudio al Chienti presenteranno la storia di Pausolae (oggi Corridonia) e la tesi del Prof Giovanni Carnevale su Aquisgrana in Val di Chienti, al convegno che si terrà a Trento, presso il Castello del Buon Consiglio. 


domenica 17 agosto 2025

Sempre interessanti e fondamentali le ricerche del Prof. Enzo Mancini.

 

Eginardo
 
In questi giorni di afa, in teoria di ferie, provo a passare il tempo leggendo vecchi libri in internet. Da anni non leggevo la “ Vita Karoli Magni Imperatoris ”  di Eginardo. Trovo il testo in latino in un libro stampato nel 1521 a Colonia; Gutemberg era morto da soli 52 anni. Non riesco a capire come si chiama l’autore della prefazione, ma trovo interessante una sua frase: “ A me sembra che nessuno abbia scritto seriamente dell’origine del popolo dei Franchi “.
 
Poi comincia il testo di Eginardo e trovo questo nelle prime pagine:   
“ Nam pater eius Karolus ( si parla di Carlo Martello ), qui tyrannos per totam Franciam dominatum sibi vindicantes obpressit et Sarracenos Galliam occupare temptantes duobus magnis proeliis, unum in Aquitania apud Pictavium civitatem, alterum iuxta Narbonnam apud Birram fluvium, ita devicit, ut in Hispania eos redire compelleret … “
 
Trovo interessante, cosa che avevo già trovato in altri testi negli MGH, che nella stessa frase siano nominate Francia e Gallia come due luoghi chiaramente distinti. Per curiosità cerco in rete la prima traduzione in italiano che mi capita. La trovo nel sito di una associazione culturale piemontese che però avverte: “ questa versione è da considerare un semplice ausilio alla lettura del testo latino. “
 
“ Il genitore di costui, infatti, chiamato anch’egli Carlo, prima vinse quei tiranni che cercavano, in tutta la Francia, di avocare a loro il potere, poi sconfisse in maniera definitiva , in due grandi battaglie, l’una in Aquitania presso Poitiers, l’altra vicino Narbonne, lungo il fiume Berre, i Saraceni mentre tentavano di occupare la Francia, e li costrinse a ritornare in Ispagna …”
 
E’ abbastanza chiaro che due luoghi chiaramente distinti in Eginardo diventano entrambi Francia nel testo italiano. Questo non è un semplice ausilio alla lettura ma un vero e proprio depistaggio.  E’ il modo di fare dei medievisti alla Barbero, magister condottiero, come lo chiamano i suoi fans.
 
Mancini Enzo                          15 agosto 2025

sabato 16 agosto 2025

Riporto una lezione di FRANCO VALENTE


Oggi è la festa di Maria Assunta in cielo.

Non tutti sanno che questa solennità è nata nel 777 a S. Vincenzo al Volturno dove si conserva la più antica immagine dell'Assunta di tutta la Cristianità.

Così ho ricostruito, sulla scorta dei documenti originali, il momento della straordinaria intuizione di Ambrogio Autperto nell'VIII secolo.

Da "INCIPIT APOCALYPSIS":

La Lectio divina di Auperto.

I primi segni del dissidio si manifestarono subito dopo. Il 15 agosto dell’anno 777.

Autperto era stato eletto due settimane prima, alla fine di luglio, durante un capitolo piuttosto burrascoso. L’abate Giovanni I era appena morto e, subito dopo il rito della sepoltura, il priore aveva convocato il capitolo per procedere alla elezione dl nuovo abate.

Operazione non facile perché ormai il monastero non era più costituito solo dal gruppo apparentemente monolitico degli originari monaci longobardi. La longamano franca non si limitava solo alla presenza fisica del drappello che, inviato da Pipino il Breve, da oltre venti anni vi risiedeva, ma anche ad una certa adesione alla ideologia carolingia che era la diretta conseguenza dell’occupazione militare della penisola italiana da parte di Carlomagno.

Nei monasteri il particolarismo longobardo cominciava a subire il fascino di quell’universalismo che dalla Provenza si allargava su tutta l’Europa e Autperto sembrò essere colui che avrebbe potuto meglio interpretare questo cambiamento che era nei fatti.

Ma Auperto non era solo un’espressione politica. Anzi, sembrava essere l’esatto contrario.

Con le sue interpretazioni dell’Apocalisse di S. Giovanni e con la sua rivoluzionaria interpretazione teologica dell’Assunzione di Maria al Cielo sembrava aver dato una soluzione teologica all’universalismo ideologico del suo allievo Carlomagno.

La sua elezione alla guida di S. Vincenzo fu un evento talmente straordinario che lo stesso Carlomagno non ne rimase indifferente sicché decise di tornare una seconda volta a S. Vincenzo per validare politicamente quell’avvicendamento alla guida del monastero più importante del suo regno.

Ambrogiò intuì che quella straordinaria circostanza avrebbe potuto costituire l’occasione per una rivoluzione liturgica utile per fissare definitivamente una data che immaginava sarebbe diventata un riferimento per tutta la cristianità.

La presenza di Carlomagno al suo insediamento sulla cattedra abbaziale avrebbe potuto significare non solo la celebrazione di un cambiamento politico, ma l’inizio di una nuova concezione  teologica che doveva essere spiegata con una solenne lezione nel più importante monastero della Longobardia Minore.

Per questo gli sembrò cosa naturale ed ovvia che in occasione del suo insediamento tenesse una lectio divina con la quale avrebbe potuto collocare in un contesto teologico la sua visione dell’universo.

Scelse la data del 15 agosto perché la festa di Maria Madre di Dio servisse anche a cancellare una volta per tutte quel po’ di tradizione pagana che ancora sopravviveva facendo coincidere con la metà del mese le celebrazioni che le Janare, sacerdotesse di Diana di antica memoria, facevano sopravvivere nei luoghi in cui il cristianesimo non si era ancora definitivamente espanso.

La cerimonia fu curata in tutti i particolari. La presenza di Carlomagno era una circostanza troppo importante.

Autperto aveva stabilito che i monaci della comunità sarebbero entrati per primi nella basilica e, in piedi, sarebbero rimasti perfettamente allineati per righe a destra e sinistra della basilica di S. Vincenzo, lasciando libero un corridoio centrale per il quale l’abate sarebbe passato incedendo con passo lento.

Carlomagno avrebbe seguito il protocollo riservato agli ospiti illustri del monastero e sarebbe stato ospitato nell’area riservata ad essi.

Così avvenne.

Il re, con i suoi funzionari più stretti, sarebbe entrato in chiesa solo dopo che tutti gli addetti alla cerimonia avessero occupato i loro posti.

Auperto era seduto sull’unico sedile consentito all’interno della basilica e così rimase mentre Carlomagno, seguito dal drappello reale, gli si avvicinava passando tra le due ali di monaci.

Gli uomini si distribuirono su due lati occupando la prima fila mentre il re si inginocchiava sul primo dei tre scalini che anticipavano il presbiterio. 

Solo dopo la genuflessione del re l’abate si alzò e scese i tre gradini perché potesse abbracciare il suo antico allievo. Poi lo invitò con un gesto a mettersi nel corno dell’epistola mentre si apprestava a tenere la sua lezione divina nei modi e secondo le indicazioni che aveva appreso leggendo gli scritti di S. Pacomio, di S. Agostino e, soprattutto, di S. Benedetto.

Il monaco cerimoniere con il segno della mano invitò l’accolito che reggeva l’incensiere fumante a procedere ad una cerimonia che proprio nei monasteri cominciava a diventare una consuetudine. Si era concordato che un funzionario avrebbe portato un piccolo scrigno contenente grani di incenso di acacia per aprirlo un momento prima della lettura del passo biblico. Ne prese con la mano destra un paio di manciate per spargerle sui carboni ardenti del turibolo provocando una profumatissima fumigazione davanti all’accolito che reggeva il libro appoggiandolo al petto in maniera che l’altro monaco potesse facilmente leggere. 

Finito il rito della purificazione del libro delle scritture, Autperto fece segno al lettore perché iniziasse a declamare i versi del Magnificat leggendo integralmente il passo dell’evangelista Luca.

Si ripeteva esattamente quello che era accaduto il giorno in cui Auperto con la sua comitiva era venuto nel monastero volturnense, ma l’interpretazione magistrale che seguì fu diversa.

Auperto prese la parola e ad alta e intellegibile voce ripeté il verso ex hoc beatam me dicent omnes generationes quia fecit mihi magna, qui potens est.

Subito dopo iniziò la sua lectio divina:

“Adest, dilectissimi fratres, dies valde venerabilis, dies omnium sanctorum sollemnitates praecellens. Adest, inquam, dies praeclara, dies inclita...” 

"Questo è, fratelli carissimi, un giorno sicuramente importante E’ un giorno di solennità per tutti i santi. E’ questo un giorno particolarmente luminoso, un giorno famoso. Il giorno in cui si ritiene che la Vergine Maria abbia lasciato questa terra (dies in qua e mundo migrasse creditur Virgo Maria).

E, quindi, con la gioia più grande l’intera terra tessa le lodi nel giorno in cui si celebra questa rievocazione!

Lo sposo celeste ha detto chiaramente: Mi tenesti per la mano destra, mi trascinasti per tua volontà, mi hai assunta nella gloria. L’inverno è passato, la pioggia è passata, alzati mia prossima sposa e vieni come una colomba...

E’ per questo che dico, fratelli, che la tradizione cristiana vuole che in questo giorno la Vergine Maria sia stata assunta in cielo. Purtroppo nessuna storia della tradizione cattolica racconta in che modo Maria sia transitata nei regni altissimi. E neppure i testi apocrifi fanno cenno a ciò.

E in effetti, poiché il suo corpo non si trova sulla terra (quia nec corpus eius in terra invenitur),  sebbene non vi sia il nome di alcun autore che descriva la sua assunzione vi sono alcune considerazioni che permettono di capire come sia stata assunta con tutto il corpo come si legge nei testi apocrifi e si trova nelle scritture cattoliche.

Neque enim dignum est de corporis eius notitia sollicitum quempiam esse, quam non dubitat super angelos levatam cum Christo regnare. 

Deve essere sufficiente ammettere che la regina dei cieli per lui abbia partorito il re degli angeli, ma presso i Latini non si trova alcun trattato che parli apertamente della sua morte.

Infatti, quando a Simeone si attribuisce il versetto evangelico attribuito alla Madre del Signore “una spada attraverserà la tua anima”, Ambrogio spiega che ciò non vuol dire che Maria abbia concluso la sua vita con una spada. 

Sebbene Isidoro abbia detto che è incerto se questa frase si riferisca a una spada che ferisce lo spirito o a una spada che si infili nel corpo. 

Ma noi cosa possiamo aggiungere se neppure l’evangelista Giovanni, che l’aveva presa con sé presso la croce del Signore, ritenne opportuno scrivere qualcosa da lasciare ai posteri?

Perciò l’uomo è mendace quando finge chiaro ciò che Dio vuole che rimanga nascosto 

Ma noi vogliamo che la verità dell’assunzione venga dimostrata perché gli apostoli hanno insegnato a noi ignoranti che sia stata assunta tra gli angeli sia nel corpo, sia fuori del corpo."

....

Autperto parlava accompagnandosi con ampi gesti. Allagava le braccia disegnando la volta celeste per far capire che l’universo è simile alla tenda di Mosè, mentre puntualizzava che egli era stato l’unico uomo che avesse avuto la possibilità di parlare, faccia a faccia, con Dio.

Però, Maria, e solo Maria, era l’obiettivo della sua lezione.

"Maria e solo Maria, a differenza delle altre donne, è stata colei che ha tenuto in gestazione Dio nel chiuso del suo utero immacolato.

Eva è stata responsabile del peccato, Maria autrice di cose meritevoli.  (Eva occidendo offuit, Maria vivificando profuit. Illa percussit, ista sanavit). Eva, provocando la morte, ha fatto danni, Maria dando la vita ha fatto del bene. Quella ha ferito gravemente, questa ha guarito.

 Questa rimase immacolata anche con la fecondazione e divenne fertile con il parto. Vergine piena di latte, nutrimento degli angeli e degli uomini. Perciò si sollevò fino ai fastigi del Cielo affinché si ricongiungesse al Verbo presso Dio.

O felice Maria, la più degna di ogni lode!

O puerpera sublime dalla cui viscere è stato generato l’autore del cielo e della terra!

O baci felici impressi da labbra piene di latte!

O umiltà veramente beata che partorì Dio per gli uomini, che restituì la vita ai mortali, che rinnovò i cieli, che purificò il mondo, che aprì il paradiso, che liberò le anime degli uomini dagli inferi!

Ma se, dunque, Maria hai portato in grembo il Creatore del Mondo, come si può immaginare che tu sia morta come tutte le donne?"

.....

Autperto continuò in una fantasmagoria di appellativi che esaltavano ogni aspetto della maternità di Maria, della sua verginità e, soprattutto, della sua morigeratezza.

E più di una volta richiamò le parole rivolte alla cugina Elisabetta: Magnificat anima mea Dominum, et exultavit spiritus, meus in Deo salutari meo.

E concluse con una visione apocalittica: Tu in cubiculo regis beatitudinum gemmis ac margaritis ornata adsistis.

lunedì 21 luglio 2025

Il Prof. Enzo Mancini e la vicenda descritta dal Corriere della Sera.

 Il Prof Enzo Mancini associa la vicenda descritta da Luca Angelini a quanto accaduto nel 1944 a Jesi, quando una spedizioni segreta nazista tentò di portar via il manoscritto "Codice Esinate", il libro più desiderato da Himmler, dalla casa del conte Aurelio Guglielmi Balleani o al trafugamento del corpo di Ottone III da San Claudio. 

La rassegna:
 
In data 18 luglio leggo su: La Rassegna -. Il punto del Corriere della Sera,-  un articolo di Luca Angelini: L’attrazione fatale dei nazisti per l’arazzo di Bayeux ( che provarono a rubare ).
 
Il giornalista scrive che nel 1941 un frammento del famoso arazzo fu preso dai tedeschi invasori “ ma tornerà nel Musèe la Tapisserie di Bayeux in Normandia nel 2027.
 
Rimando all’articolo chi volesse essere meglio informato ma riporto alcuni passaggi che trovo rilevanti per la storia di Aquisgrana a San Claudio.
 
“ L’Ahnenerbe agiva sotto la diretta autorità di Heinrich Himmler e, ricorda la ricercatrice irlandese, ( Millie Horton-. Insch ), << fu fondata per sviluppare e diffondere storie a sostegno della mitologia centrale per il regime nazista: la supremazia della razza ariana…  E’ da tempo riconosciuto che i progetti dell’Ahnenerbe manipolavano consapevolmente le prove storiche per costruire storie inventate a sostegno di ideologie razziste>>…
 
La vicenda del frammento rubato, commenta Horton-.Insch, << ci ricorda in modo opportuno che il passato è più vicino di quanto immaginiamo e che c’è ancora molto lavoro da fare per esplorare le lunghe ombre proiettate dalle pratiche passate sulla storia che ereditiamo >>.
 
Questo articolo mi ha fatto subito pensare al tentativo dei nazisti di mettere le mani sul “Codex Aesinas” a Jesi e il loro incontro con il parroco di San Claudio nel 1944.
 
Alla faccia di chi è convinto che la storia è perfetta come è stata già scritta e che acqua passata non macina più.
 
Mancini Enzo             Macerata 21 luglio 2025

domenica 20 luglio 2025

Dall'anno Giubilare del 2000 a quello attuale del 2025, sono sorti dei dubbi in Vaticano a proposito di Aachen?

Leggi, sul sito del Vaticano, la lettera inviata da Papa Giovanni Paolo II al Vescovo di Aachen:

 https://www.vatican.va/content/john-paul-ii/it/speeches/2000/jan-mar/documents/hf_jp-ii_spe_20000131_aachen-bishop.html




venerdì 11 luglio 2025

Anche gli amici sbagliano!

 Abbiamo letto lo scoop eccezionale pubblicato sull'ultimo numero de "La Rucola" a firma del giornalista Fernando Pallocchini! Ci complimentiamo con lui. Un ottimo giornalista però avrebbe sicuramente esibito una prova inoppugnabile per validare la sua notizia. Sarebbe andato a ripercorrere il tracciato da lui descritto e avrebbe fatto una foto alla lapide da lui descritta per allegarla all'articolo. Ciò avrebbe convalidato le ottime notizie da lui pubblicate. 

Purtroppo crediamo che, mancando questo facile riscontro, la validità di quanto raccontato dall'amico Nando sia da interpretare come frutto della fantasia di chi gli ha passato la ghiotta notizia, che lui ha forse divulgato esclusivamente perché utile "Pro Domo sua", cioè a favore delle sue convinzioni circa l'ubicazione della Cappella Palatina di Carlo Magno a Sant'Elpidio a Mare. 

Per concludere ritengo che l'autore dell' articolo sia stato portato in giro da qualcuno che si è spacciato per super informato, ma in realtà era un super farlocco depistatore!

Lo affermiamo con sicurezza, in quanto il professor Franco Cardini, da noi contattato, ha smentito categoricamente di essere stato presente al sopralluogo descritto da Fernando Pallocchini su "La Rucola".


sabato 7 giugno 2025

Il mondo accademico è talmente aperto a discutere e controbattere qualsiasi interpretazione delle fonti altomedievali che .....!



....hanno tentato di dissuadere il Prof. Franco Cardini dal recarsi a San Claudio, per tenere una conferenza (dove invece sarebbe stato libero di esprimere qualsiasi pensiero avesse voluto comunicare agli astanti)


 ....tentavano di dissuadere il Prof. Franco Cardini dal recarsi a San Claudio per una conferenza (dove sarebbe stato libero di esprimere qualsiasi pensiero avesse voluto comunicare agli astanti)

lunedì 2 giugno 2025

Dalla conferenza del Prof. Franco Cardini a San Claudio


Non guardate il dito ma la luna, che non è Barbero ma tutti coloro che parlano senza una profonda conoscenza dell materia che trattano.



domenica 11 maggio 2025

Conferenza del Prof. Franco Cardini a San Claudio





Il teatrino di San Claudio al Chienti non è stato in grado di contenere l'enorme afflusso di appassionati di storia medievale e di Franco Cardini. 

Il professor Franco Cardini nel suo prologo ha chiaramente e francamente ammesso di essere stato sconsigliato di venire a San Claudio, sicuramente da quel mondo di intellettuali che si crogiola sulla tradizione storica che si è tanto più consolidata quanto meno è stata studiata. 

La presenza del professor Franco Cardini a San Claudio al Chienti è stata un chiaro omaggio al professor Giovanni Carnevale, definito uno studioso dalla poliedrica formazione. 

Le pubblicazioni del Prof Giovanni Carnevale hanno tentato di smuovere il torpore intellettuale degli storici, per una più attenta e obiettiva analisi ed interpretazione dei documenti e per la importanza di inquadrali nella realtà socio economica dal VII al XII secolo. 

Il professor Cardini ci ha fatto capire che tutto ciò potrà avvenire solo con le nuove generazioni di docenti, quando ha ironicamente elogiato il famoso medievista Alessandro Barbero per l'elenco dei successi delle sue pubblicazioni ed interventi su avvenimenti di storia contemporanea e di attualità. 

lunedì 5 maggio 2025

Interessanti considerazioni del Prof. Enzo Mancini sul "Costitutum Constantini"

 

Donazione di Costantino

 

“Ahi Costantin, di quanto mal fu matre,

non la tua conversion, ma quella dote

che da te prese il primo ricco patre!”

 

    Dante Alighieri considerava verace la donazione di Costantino, ma era anche convinto che da questa avevano origine i mali della Chiesa, che da lì cominciò a “ puttaneggiar coi regi”. L’umanista Lorenzo Valla ne dimostrò la falsità nel 1440, in uno scritto che non poté pubblicare: “De falso credita et ementita Constantini Donatione “.     Pochi anni prima anche Niccolò da Cusa aveva formulato grossi dubbi sulla sua veridicità. Lo scritto costò al Valla l’attenzione dell’Inquisizione e il rischio di morte sicura se non fosse scappato tempestivamente a Barcellona.     In seguito riuscì a ricucire i rapporti con la curia pontificia, tanto che fu nominato canonico di San Giovanni in Laterano. 

    Non sono riuscito a capire se era o non era un prete, come oggi si intende con il termine “canonico”. L’opera di cui sopra fu pubblicata nel 1518 in Germania, messa naturalmente all’indice dei libri proibiti in ambiente cattolico.     Fu un “assist” di non poco conto per Lutero, che se ne servì per dare dell’anticristo al Papa di Roma. 

    Per quanto io sappia la Chiesa, che dopo quattro secoli ha chiesto ufficialmente scusa a Galilei, non ha mai ammesso la falsità del Costitutum Constantini tramite un suo rappresentante ufficiale. Questo documento è datato 30 marzo 315. In esso l’imperatore, che sarebbe stato guarito dalla lebbra, concede a Silvestro I il primato sulle chiese orientali, il possesso del palazzo del Laterano, di Roma e dell’Occidente cristiano. Un bel malloppo senza colpo ferire. Secondo la storiografia moderna il documento sarebbe stato redatto dalla cancelleria pontificia in un vago arco di tempo fra VIII e IX secolo, o a Roma, o a saint Denis o a Corbie. Non me lo invento io, ma così ho letto sulla Treccani, su Wikipedia e altro. Insomma o a Roma o in Francia.

 

Seguendo il mio istinto, dopo aver letto Giovanni Carnevale, il falso documento fu scritto ai tempi di Ludovico il Pio, non in quella terra che era a quei tempi “Gallia”, ma nella Francia Picena. I figli eredi dell’imperatore litigavano fra di loro e con il padre. Quelli che sapevano leggere e scrivere, chierici e monaci, avevano subodorato la mala parata dell’impero carolingio. Sapevano che una pergamena ben scritta e controfirmata conferiva la proprietà di terreni e case. Non siamo lontani dai tempi in cui diventarono abati di Farfa degli avanzi di galera come Campone e Ildebrando.

 

La falsa donazione di Costantino fornì l’appoggio per dichiarare la superiorità del Papato sul Sacro Romano Impero e il diritto al potere temporale del pontefice di Roma. Non fu cosa da poco nell’indirizzare il corso della storia dell’Occidente. Questo indizio per me è un altro tassello del puzzle che ritorna al suo posto, che mi convince della bontà della teoria di Giovanni Carnevale. Il Costitutum Constantini fu redatto quando Imperatore e Papa erano vicini fisicamente, nella Francia Picena, dove era Aquisgrana.

 

Lorenzo Valla morì nel 1457. La sua verità fu riconosciuta solo nel 1518, e non da tutti, dopo più di 60 anni. Giovanni Carnevale è morto nel 2021. Non ci spero che la sua verità sia riconosciuta prima del 2080. Chi vivrà vedrà.

 

Mancini Enzo. 2 maggio 2025.  Macerata.

domenica 27 aprile 2025

Area archeologica di Pievefavera - Caldarola

 Realtà comunali piccole, con limitati insediamenti archeologici e scarse disponibilità economiche, hanno però amministrazioni che non hanno temuto di inimicarsi realtà locali, estremamente attaccate alle loro attività agricole o  commerciali e quindi, grazie al loro amore per il loro paese, sono riuscite a portare alla luce le loro antiche radici, preservandole con adeguate strutture  e costruire eleganti antiquarium per  abbellimento del luogo e richiamo turistico della cittadina

A chi ha orecchie di intendere intenda







mercoledì 23 aprile 2025

Gli storici copia-incolla prendano atto di quanto ha studiato e scritto la Nelson sulla corte di Aquisgrana

 La Jenet L. Nelson era professoressa emerita di Storia medievale al King's College di Londra.

Poichè ha studiato e capito il Capitulare de Villis, scrive che la corte di Carlo Magno si era insediata ad Aquisgrana  e soprattutto che la corte itinerante era un ricordo del passato.





  

venerdì 11 aprile 2025

Il prof. Enzo Mancini ricorda del prof. Giovanni Carnevale.

 

Monte Cassino, Bominaco, Madonna del Canneto

 Sono tre luoghi dell’Italia centrale tutti e tre ai limiti del confine Sud dell’impero carolingio. Confine che non risulta ben definito né a Sud né a Ovest né tantomeno ad Est. Secondo i medievisti accademici Carlo Magno non li avrebbe mai visitati. Gli storici locali la pensano diversamente.

 Il santuario della Madonna del Canneto si trova in Molise, nella valle del Trigno, fiume su cui passa il confine con l’Abruzzo. Ci sono capitato 15 anni orsono partecipando ad un ciclo pellegrinaggio. La chiesa è dichiarata del XII secolo, sicuramente su un edificio preesistente più antico. Lo dimostra a fianco della chiesa la presenza dei resti di una villa romana. Dichiarata romana: come succede dalle nostre parti ogni resto archeologico anteriore all’XI secolo viene fatto risalire ai tempi di Nerone. All’ingresso della chiesa ci sono delle lapidi, certamente non più antiche della chiesa, ma qualche secolo dovrebbero avercelo perché con la scritta in latino. Mi incuriosì che una di queste lapidi diceva che il santuario era stato visitato da Carlo Magno. Ora io dico: se tre o quattro secoli fa qualcuno si è preso la briga di far scolpire su pietra queste parole si vede che aveva delle prove documentali. Perché avrebbe dovuto riportare su pietra una bugia?

 Ad una ventina di chilometri a Sud  Est di L’Aquila, in Abruzzo,  a 1.000 metri sul livello del mare c’è un piccolo paese chiamato Bominaco. Fa parte del comune di Caporciano. Non ci sono mai stato: me ne ha parlato l’amico Menghi Gabriele che invece ci è stato di persona, dicendomi che c’è un edificio con affreschi in cui c’è scritto che lo ha fatto costruire Carlo Magno. Ho cercato di approfondire con quello che si trova in rete. Il paese di Bominaco è dominato dai ruderi di un castello medievale; vi si trovava un complesso abbaziale di cui restano due edifici vicini: la chiesa di santa Maria Assunta e l’oratorio di san Pellegrino. L’oratorio è stato chiamato “Cappella Sistina dell’Abruzzo” per i suoi affreschi.

La scritta dice che l’edificio è stato costruito  dal re CARULO e ristrutturato dall’abate TEODINO. Secondo il sito del comune di Caporciano il Carlo in questione è sicuramente quello Magno, ma il dubbio riguarda l’epoca della ristrutturazione, avvenuta sicuramente dopo cinque secoli della prima costruzione. Avrebbero raccontato i monaci che soggiornando da quelle parti Carlo Magno, gli apparve in sogno san Pellegrino comandando la costruzione di una chiesa a lui dedicata. Che i monaci si siano inventati il sogno è probabile, ma che si siano inventati anche il passaggio dell’imperatore non lo credo.

Oltre alla scritta dell’affresco ci sarebbe un diploma del 1156 vantato dai monaci di Bominaco e uno scritto del “Chronicon Volturnense” che attribuiscono la fondazione dell’oratorio a Carlo Magno. Gli storici li ritengono dei falsi, scritti allo scopo di legittimare il diritto di proprietà dei monaci su quelle terre. Lo fanno spesso gli accademici quando gli scritti non quagliano con la versione ufficiale. Li dichiarano falsi.

 

Anche a Monte Cassino ci sono stato in ciclo pellegrinaggio, con un gruppo di Civitanova. Il gruppo aveva a disposizione una guida ben preparata. Fra le prime frasi che disse la signora fu che Carlo Magno a Monte Cassino ci era venuto quattro volte. Ero fresco di lettura della   “Storia della Chiesa” dell’Amann: obiettai che il famoso storico aveva scritto che il grande Carlo a Monte Cassino ci era andato una volta sola e anche quella non era poi tanto sicura. La signora mi rispose un poco spazientita che avevano i documenti che parlano chiaro.

 Or dunque, dopo aver conosciuto queste tre località, io dovrei credere di più a Barbero, che dice che in Italia Carlo Magno ci è venuto solo quattro volte, o a Giovanni Carnevale che dice che in Italia ci stava di casa?

Mancini Enzo    11 aprile 2025  

 (quarto anniversario della morte di Giovanni Carnevale)


martedì 8 aprile 2025

Antichi ricordi che ancora oggi intrigano il Prof. Enzo Mancini.

 

Abruzzo forte e gentile
 
    Avevo solo undici anni nel 1962, quando con una gita parrocchiale andai al santuario di Lanciano, quello del miracolo eucaristico, in provincia di Chieti, in Abruzzo. Il mio parroco mi comandò di servire messa ad un prete del luogo; lo feci senza problemi, dato che facevo il chierichetto a San Claudio da cinque anni. Finita la messa, in latino, dopo il canonico ”prosit” in sacrestia, il prete abruzzese mi chiese da dove venivo. Risposi: da vicino Macerata. Non l’avessi mai detto: mi attaccò una ramanzina che non mi aspettavo proprio: perché quelli delle mie parti avevano sfruttato gli Abruzzesi da secoli, che si erano approfittati di loro senza scrupoli e altro che non mi ricordo.
    Avevo solo undici anni, incassai e portai a casa senza spiccicare una parola. Che gli dicevo, che era la prima volta che parlavo ad un abruzzese, che io non avevo nessuna colpa?          
    Anni dopo, sia per le gare di ciclismo cui partecipavo, sia per il servizio militare e per l’Università, incontrai altri abruzzesi che mi rinfrescarono il concetto. Non gli stavo simpatico per il luogo da dove venivo, perché i miei antenati ai loro glielo avrebbero messo sempre in quel posto che non si dice.
Ora avevo sentito il detto: ”meglio un morto in casa che un marchigiano alla porta”. Ma a questo mi è stata data una spiegazione convincente: ai tempi dello Stato Pontificio quelli che il Papa mandava a riscuotere le tasse erano quasi tutti Marchigiani. Il detto circolava per l’Umbria e il Lazio, ma l’Abruzzo faceva parte del Regno di Napoli.
 
    Per me questo astio abruzzese ha radici più antiche dello Stato Pontificio ed è come un documento, anzi più affidabile di un documento su pergamena. Questo odio ancestrale risale ai tempi di Carlo Magno, quando nella Francia Picena c’erano sia il detentore del potere temporale che quello del potere spirituale. Che andavano d’accordo all’inizio.
    Poi cominciarono a litigare e spuntarono Guelfi e Ghibellini e la Storia prese una direzione diversa, iniziò un percorso probabilmente impossibile da ricostruire in Europa, con  tutti  i falsi documenti proliferati come funghi, con quelli veri bruciati, copiati male, delocalizzati…
 
    Sarebbe interessante verificare se questo sentimento abruzzese verso i Marchigiani, che io ho potuto constatare nel secolo scorso, persiste nella generazione del XXI secolo, ma… mi ci vorrebbe un’altra vita.
    E poi bisognerebbe chiedere a quelli come me che hanno superato i settanta. Perché mai nella storia umana c’è stata tanta differenza culturale fra quelli che si affacciano alla vita e quelli più o meno pronti al grande salto.  Dai carri dei campi agli aerei del cielo.                                                                                                                                                                                                    
Mancini Enzo    7 aprile 2025