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Storici copia e incolla!?
Sono finalmente felici è rilassati! hanno vinto loro! Questo hanno fatto scrivere ai loro amici sui più accreditati e quotati giornali del quartiere, dopo che per trent'anni hanno fatto orecchie da mercante ai ripetuti inviti del professor Carnevale che li invitava a un confronto leale serio e costruttivo sulle analisi dei documenti alto medioevali alla base della sua tesi.
Per 30 anni questi famosi "Story makers" si sono rinchiusi nella loro torre di avorio, alcuni avanzando scuse senza fondamento, pur di non affrontare un dialogo con il professore, altri invece, più intelligenti, preparati e con la loro congenita delicatezza, si limitavano semplicemente ad insultare sia il professore che tutti quelli che seguivano la sua tesi.
Dal convegno di Montecosaro risulta esternamente chiaro come nessuno di relatori del convegno abbia mai letto un rigo di quanto ha scritto il prof. Giovanni Carnevale e quindi non ha mai analizzato i documenti che il Prof Giovanni Carnevale ha presentato a sostegno della sua tesi.
Il convegno di Montecosaro ha evidenziato tra l'altro come il ponderoso volume/studio pubblicato dalla eminente studiosa tedesca Ingrid Sahaler presenta vistose e inaccettabili lacune. In particolare nella datazione della chiesa di San Claudio, che è definita dalla studiosa al 1030, senza il più minimo sostegno di dati scientifici a fondamento della ricerca. È evidente lo scopo di far divenire la data del 1030 una pietra miliare per numerosi storici copia/incolla italiani e quindi depistare l'analisi dei documenti che costituiscono il fondamento della tesi del Prof Giovanni Carnevale.
Persino le ricerche sui Franchi e quelle sui "MINISTERIA" nel Piceno, pubblicate da eminenti studiosi del maceratese, rispettivamente dal prof Fabio Allevi e dal prof. Delio Pacini, sono stati volutamente ignorati dai Congressisti per il solo motivo che possono essere di sostegno alla tesi del professor Carnevale.
Nessun accenno alle influenze architettoniche, derivanti dall'edificio omaiade, il frigidarium di Kirbet al Mafjar presso Gerico, sulle quattro chiese a pianta quadrata delle Marche tra cui San Claudio al Chienti.
Nessun accenno e stato riservato alla legge carolingia il " Capitulare de Villis", che descrive in dettaglio come sono organizzate le proprietà di Carlo Magno e della sua famiglia e potrebbe essere un valido aiuto per ubicare Aquisgrana.
Tutti continuano ancora a ignorare i documenti del "processo a Rabenno" del 778, che sono stati emessi "in Palatio", cioè in Aquisgrana, dalla Cancelleria del Fermano.
Ritengo sia inutile parlare con questi storici, preoccupati solo di tramandare le storie lette nei loro libri di scuola e si guardano bene di dedicare il loro tempo per leggere e studiare le fonti, ammesso che ne abbiano interesse.
Schematicamente l'evoluzione strutturale dovrebbe essere la seguente:
Il prototipo è in Armenia
Il terremoto
Il terremoto conferma che Aquisgrana era qui. Lo scrissi
nel
1997 sulla pagina locale del "Resto del Carlino", in occasione di
una bella scossa, e oggi lo ripeto con la stessa convinzione.
Lo so che Aachen si trova sul graben del Reno e che anche
lì ci sono terremoti, ma con connotati e cadenze diverse.
Lo ripeto soprattutto per qualche contrario alla tesi di Giovanni Carnevale, che è liberissimo di avere le proprie opinioni, ma se fosse intelligente come crede di essere si asterrebbe dagli insulti.
Ad Aachen i terremoti avvertiti dalla gente normale sono molti di meno, ma soprattutto non presentano innumerevoli repliche come da noi.
Eginardo nella “Vita Karoli” descrive chiaramente una serie
di eventi sismici come quelli avvertiti dalla Provincia di Macerata: “ Accessit
ad hoc creber aquensis palatii tremor et in domibus, ubi conversabatur, assiduus
laqueariorum crepitus”. Si aggiunge a questo un frequente tremare del palazzo
nelle case, dove ci si trova, un continuo scricchiolare dei soffitti.
Certo non è una prova, ma è un solido indizio, checché ne
pensi qualche pseudo esperto leone da tastiera.
Sacco di Roma (1084)
Da Wikipedia,
l'enciclopedia libera.
Il sacco di Roma del 1084 è uno degli
episodi più cruenti della lotta per le
investiture, che contrappose il Papato ed il Sacro Romano Impero tra XI e XII secolo, ed ebbe forse il suo culmine durante i
regni di papa Gregorio VII e di Enrico IV di Franconia.
Nel 1075 l'imperatore Enrico IV di Franconia decise di
nominare a sua discrezione il vescovo di Milano, scatenando la reazione del
papa Gregorio VII, che nel febbraio del 1076 emise ai danni dell'imperatore un
decreto di scomunica e di decadenza dal trono regale (era re dei Romani). Enrico, temendo per la stabilità del
proprio regno, preferì sottoporsi alla celebre umiliazione di Canossa del 1077 per ottenere il
perdono papale e la revoca dei decreti in suo danno. Questo episodio non mise
fine alla disputa, che anzi si aggravò quando Gregorio VII favorì l'elezione di
un altro re in Germania, Rodolfo di Svevia, mentre Enrico elesse un antipapa col
nome di Clemente III.
Infine, favorito anche dalla morte di Rodolfo dopo
la battaglia di
Hohenmölsen (novembre del 1080), Enrico IV decise di risolvere le sue questioni
con il papato con un atto di forza e nel 1083 occupò Roma, costringendo
Gregorio VII a rifugiarsi a Castel
Sant'Angelo.
Il sacco[modifica | modifica
wikitesto]
Dopo alcuni mesi di assedio e di trattative
infruttuose, il papa chiamò in soccorso i normanni di Roberto il Guiscardo, che il 21 maggio
1084 riuscirono, dopo aver percorso la via Appia, a superare le mura aureliane e passando per San Giovanni
percorsero la strada che dal Celio conduce verso la via Labicana e da qui
direttamente al Colosseo. Tale strada tuttora
ha il nome di Via dei Normanni. Dopo tre giorni di furibondi combattimenti
contro le truppe di Enrico IV che assediavano il Papa rinchiuso e protetto
dalle forze romane a lui fedeli, il Guiscardo con il suo agguerrito esercito di
36.000 uomini ed una forte cavalleria, sconfisse pesantemente le truppe
tedesche che si ritirarono[1].
Dopo aver liberato il papa, le truppe normanne dettero
inizio a devastazioni selvagge e saccheggio sfrenato della città. Tutta Roma fu
depredata, ma in particolare fu colpita la zona tra il Colosseo, l'Aventino, il Laterano e l'Esquilino e furono saccheggiate e distrutte
le basiliche di San Clemente, dei Santi
Quattro Coronati e dei Santi
Giovanni e Paolo. Tutta quella zona di Roma, a seguito del sacco, rimase disabitata, perché
la popolazione preferì concentrarsi nell'ansa del Tevere, più vicina alla fortezza della Mole Adriana e alla
cittadella del Vaticano; questo evento pose
le basi per il progressivo isolamento del Laterano dal nucleo urbano di Roma e per lo
spostamento della sede papale al Vaticano, che sarà definitivo dopo la fine
della cattività avignonese.
Gregorio VII non trasse alcun beneficio
dall'intervento dei normanni, se non la sua salvezza personale; al contrario fu
costretto alla fuga dalla popolazione inferocita e si ritirò in esilio a Salerno, dove morì nel 1085.
Storia della Germania
Hagen Schulze (1943-2014) è stato
uno storico tedesco
esperto del medioevo e anche della storia recente, la cui carriera
si svolse principalmente nella libera Università di Berlino. lo
riporto semplicemente ciò che scrive nel suo libro "Storia della
Germania", tradotto da Ilaria Tani, pubblicato in Italia da Donzelli di
Roma. Non so se Schulze sia stato al corrente della tesi
di don Carnevale, ma da come scrive sembra dargli ragione.
• Le radici della storia tedesca non affondano nelle
foreste germaniche ma in quella straordinaria città
stato italica che fu Roma, la quale arrivò ad estendere
il suo potere su tutto il bacino mediterraneo, a domina-
re l'Europa fino al Reno. al limes. al Danubio, la cui
cultura unitaria e al tempo stesso multiforme rappre-
sentò per gli antichi un mondo ben definito, un ecume-
ne. Nulla era più ambito che essere cittadino romano;
l'apostolo Paolo ne era tanto orgoglioso quanto il
principe dei Cherusci Arminio. nonostante tutte le dif-
ferenze con Roma... (Arminio è il vincitore di Varo
nella battaglia della selva di Teutoburgo, nel 9 d. C.).
• Questo impero (carolingio)
non poteva durare ...
un ordine inviato dall'imperatore da Aquisgrana a
Roma impiegava due mesi per giungere a destinazio-
ne... (è il primo tedesco che sento ammettere che la
distanza era un problema).
• Il termine Germania venne
introdotto soltanto nel
XV secolo e ci vollero più di cento anni perché si af-
fermasse. I popoli che abitavano ad Est del Reno per
secoli ignorarono di essere Tedeschi ...
• A partire dal 919, quando la
corona reale passò
a Enrico I, (padre di Ottone I), per più di un secolo
la
dinastia dei Sassoni ebbe un ruolo di primo piano, so-
stituendosi ai Franchi. Secondo il monaco Vitichindo
di Corvey... l'impero era "omnis Francia Saxoni-
que ", era costituita cioè dai territori dei Franchi e dei
Sassoni: di Germania non si parla affatto.
• Il termine "teutonicus"
aveva dunque all'origine
una connotazione ostile; italiani, francesi, inglesi lo
utilizzavano quando volevano esprimere disapprova-
zione e scherno nei confronti degli abitanti della
Germania ...
• Non abbiamo dunque a che fare con
una storia
del medioevo tedesco, con una storia dello splendore
imperiale tedesco, e neppure con l'inizio di una storia
dei tedeschi, poiché costoro non sapevano di essere
tedeschi. Si tratto’ piuttosto di preistoria tedesca ...
• La Germania del XIX secolo è
stata definita una
verspatete Nation, una nazione in ritardo. Questo può
dirsi propriamente dell'intera storia tedesca ...
• La maggior parte delle città
tedesche ... sono sor-
le tra l'inizio del XII e i primi anni del XIV secolo ...
• Intorno al 1300 in tutto l'impero
tedesco non esi-
steva nessuna università.
• L'idea di una nazione tedesca ...
fece un notevole passo
avanti
quando l'umanista italiano Poggio
Bracciolini riportò alla luce il testo dimenticato della
"Germania" di Tacito ... Solo adesso, nel 1500, questo
termine (Deutschland) compare al singolare, mentre
fino a quel momento ci si era
accontentati
dell'espressione "Deutschen Landen ", paesi
tedeschi.
• ... Così la Bibbia tradotta (dopo la pace religiosa
di Augusta del 1555), nel possente tedesco sassone di Meissen divenne il libro di lettura
nazionale, e lo stesso accadde con i trattati e le lettere di Lutero ..
Questa ultima
frase di Hagen Schulze vuole dire che prima di Lutero non esisteva una lingua
tedesca unitaria, ma una accozzaglia di dialetti: il tedesco come idioma nasce
quindi per Schulze con Lutero nel XVI secolo, come secondo alcuni l’italiano
nasce con la “Divina Commedia” di Dante Alighieri.
Frate Pacifico
Prima della
conversione si chiamava Guglielmo Divini;
nacque a Lisciano, sotto colle San Marco e sopra Ascoli Pice-
no, probabilmente nel 1158. Parecchi lo confondono col San Pa-
cifico di San Severino che è venuto dopo, anche lui frate minore,
anche lui di cognome Divini. Ora mi interessa il beato Pacifico
da Lisciano, quello che nel 1212 incontrò San Francesco a San
Severino Marche e si fece frate da un giorno all'altro, come atte-
sta Tommaso da Celano nella "vita seconda", cap. LXXII.
Quando Guglielmo
Divini aveva 29 anni recitò una sua com-
posizione di 100 versi ad Enrico VI in visita ad Ascoli, fresco spo-
so di Costanza D'Altavilla. Il poeta piacque alla coppia regale,
tanto che se lo portarono dietro, in Sicilia, da cavalier servente.
La gran Costanza,
erede del regno di Sicilia, il 26 dicembre
del 1194 dette alla luce Federico II sulla pubblica piazza di Jesi.
Ha osservato
Benedetto Leopardi, di Monte San Pietrange-
li, che nove mesi prima Enrico VI non era in Italia con la mo-
glie, ma in Germania. Costanza stava a Spoleto con le sue dame
e il suo cavalier servente: Guglielmo Divini.
Costanza aveva 11 anni di più dell'imperatore, il loro
matrimonio
combinato era stato un capolavoro politico ma non af-
fettivo. Il figlio del Barbarossa era un uomo crudele. Costrinse
la moglie ad assistere all'esecuzione con tortura del barone di
Castro Giovanni, cui fece inchiodare sul cranio una corona di
ferro rovente. Poi morì a Messina nel 1197, a soli 32 anni, in
circostanze poco chiare. Il 27 novembre del 1198 morì anche la
gran Costanza, lasciando il piccolo Federico sotto la tutela di
Innocenzo II!.
Nel 1208, quando Guglielmo Divini ha 50 anni, Federico Il
adolescente lo incorona "Re dei versi". Il dubbio è: sapevano di
essere padre e figlio, se veramente lo erano? Poi nacque la
scuola poetica che Dante chiamò "Siciliana", Ma questi sicilia-
ni da chi furono istruiti se non dal nostro Guglielmo Divini?
Che poi diventò frà Pacifico a 54 anni. Certamente si sarà con-
vertito, ma quanto sarebbe valsa la sua pelle se a corte gli fosse
sfuggito il suo grande segreto?
Quindi frà Pacifico seguì San Francesco; era presente
quando al santo fu donato il monte della Verna; era con lui ne-
"li anni 1223 - 1226.
Questo giustifica l'ipotesi
che il "Cantico delle Creature"
sia stato composto a quattro
mani.
Il "poverello" era
malato, cieco, ignaro di metrica: lui ci mise l'ispirazione, frà
Pacifico ci mise le parole giuste, in volgare Italiano.
E' curioso che Salvatore
Attal cerchi di screditare questa collaborazione
scrivendo che frate Pacifico era morto nel 1220, quando invece morì nel 1234, all'età
di 76 anni.
|
Abul
Abbas
In data 802 d. C. alla corte di Aquisgrana pervenne, dopo
un lungo viaggio di circa quattro anni, un elefante, scortato
dall' ebreo lsacco, il suo mahout, il suo conduttore e custode.
Era un dono del califfo abasside Harun Al Rashid, più fa-
moso in letteratura come "il signore delle mille e una notte". Lo
attesta il biografo ufficiale di Carlo Magno, Eginardo.
Scrivono gli storici che questo animale esotico arrivò per
mare a Porto Venere, in Liguria. Da lì fu portato a Vercelli per
poi fargli attraversare le Alpi. Ma c'è anche chi scrive che detto pachider-
ma sbarcò a Pisa per poi essere portato a Pavia. Però per evitargli il valico
delle Alpi fu di nuovo imbarcato in Liguria per riprendere la terraferma a Marsiglia
Da lì, risalendo la valle del Ro-
dano, avrebbe raggiunto Aix la Cha-
pelle senza eccessive difficoltà.
Negli "annales qui dicuntur Ein-
hardii" si legge che l'elefante morì
nell' 881 , dopo aver attraversato il
Reno, in località Lippenheim. Ma
questo brano riguardante l'elefante è
una
evidente interpolazione, ammessa CafijJò Hàriin al-Rashid
dai curatori stessi degli MGH. Di questi annali, pieni di cancellature, interpolazioni, toponimi in tede-
sco, correzioni, abrasioni ... io non mi fiderei.