BREVE APPENDICE STORICA
SULLA VAL DI CHIENTI NELL’ALTO MEDIOEVO
(con articoli apparsi sulla stampa locale)
Riproduciamo quattro articoli apparsi sul periodico “Montolmo e Dintorni”, edito a Corridonia, redatti dal Prof. Giovanni Carnevale con la collaborazione dell’Arch. Riccardo Garbuglia.
L’INCREDIBILE ASCESA DELLA DINASTIA CAROLINGIA
(L’articolo è stato ripreso dal periodico “Montolmo e Dintorni” di Corridonia: N°9 dicembre 2012)
Carlo Martello, il nonno di Carlo Magno, non era un re, ma, stabilitosi in Italia dal 716, messosi a capo dei locali Franchi, profughi dall’Aquitania, per tutto il resto della vita fece la spola tra l’Italia e la Gallia per impedire che gli arabi se ne impadronissero. Moriva nel 742. In quello stesso anno al figlio Pipino il Breve, che succedeva al padre a capo dell’esercito franco, nasceva il figlio Carlo a cui la storia avrebbe aggiunto il soprannome glorioso di Magno. Se Carlo Martello era sostanzialmente un Franco nato e cresciuto al di là delle Alpi, suo figlio Pipino era cresciuto in Italia, in Val di Chienti. Dopo le lunghe ricerche storiche in proposito, si è potuto anche stabilire che sia Carlo Martello che suo figlio Pipino furono sepolti dove oggi c’è la collegiata di San Ginesio e dove, più di 1.200 anni fà, era sorta l’Abbazia di Saint Denis, retta, per volere di Carlo Martello, da monaci Parisi, ossia della stessa etnia della popolazione che aveva dato il nome a Parigi (Augusta Parisiorum al tempo dei Romani). Per sé Carlo Martello aveva scelto come sede la sommità di quella roccia che oggi conserva resti di un antico castello nel punto più alto di Sant’Angelo in Pontano. Pontano è nome carolingio che in latino era detto Pons Ugonis e in volgare Ponticone, divenuto Pontone nel medioevo (lo stesso stemma del Comune raffigura un ponte). Indicava un territorio che aveva il suo centro nella odierna località di Macchie.
Fra l’abbazia e la sede dei Carolingi si estende oggi Pian di Pieca, ove scorre il Fiastra. La strada che ancora oggi fiancheggia il fiume era chiamata Salaria Gallica, perché sotto il monte Vettore andava a congiungersi con la Salaria consolare che scendeva a Roma, mentre a Fano raggiungeva il territorio abitato dai Galli Senoni. Sia Pipino, sia suo figlio Carlo Magno, erano cresciuti qui, in un paesaggio che non è molto cambiato nell’aspetto che aveva allora, ma ha naturalmente subito tutte le variazioni storiche in linguaggio, centri abitati, usi e costumi per i milleduecento anni che sono seguiti fino ad oggi. Sia il padre Pipino sia il figlio Carlo Magno conoscevano naturalmente la paterna lingua franca, ma capivano e un po’ parlavano il greco, parlato già a Osimo, che era una città della Decapoli bizantina; capivano e parlavano anche il latino, che ormai si andava evolvendo verso un dialetto di tipo italiano, e anche la lingua dei Longobardi, che abitavano il Ducato di Spoleto e, in piccoli gruppi, vivevano anche al di qua dei Sibillini. Si può immaginare che sia Pipino che suo figlio Carlo ebbero un’educazione molto diversa da quella di Carlo Martello. Erano in ottimi rapporti col Papa di Roma, che era ancora, politicamente, un dipendente dell’imperatore di Costantinopoli, ma in pratica era autonomo anche nella gestione politica, per il fatto che era a capo della cristianità.
Papa Stefano II, entrato in contrasto coi Longobardi, nel 753 raggiunse Pipino a Ponticone e convinse i Franchi dell’opportunità che Pipino, già di fatto re dopo la deposizione del merovingio Childerico, fosse consacrato re dei Franchi dalle mani stesse del Papa. Si ebbero così in Italia due re in contrasto, quello dei Longobardi che risiedeva a Pavia e quello dei Franchi che risiedeva nell’odierna Sant’Angelo in Pontano. Berta, consorte di Pipino e madre di Carlo Magno, fu anch’essa consacrata regina, come fu consacrato re, insieme ai genitori, il piccolo Carlo, appena undicenne. La guerra fra i due popoli fu inevitabile e si protrasse fra Pipino e i re longobardi (Liutprando, Rachis e Astolfo) fino agli anni ’70 e poi fra Carlo Magno e Desiderio, ultimo re dei Longobardi. Pipino morì nel 768; fu sepolto in Saint Denis, oggi San Ginesio. Le esplorazioni col georadar hanno rivelato che la sua tomba esiste ancora intatta, insieme a quella di sua moglie Berta, nel sottosuolo del primitivo ingresso, oggi chiuso, dell’antica chiesa carolingia.
Quando nel 768, morto il padre, Carlo Magno salì al trono, non aveva alcuna esperienza di come si esercita il potere regale. Due anni dopo accettò passivamente che sua madre Berta gli facesse sposare una longobarda, Ermengarda, figlia del re Desiderio. Si accorse ben presto dell’errore politico che aveva fatto: i Franchi, che avevano già sopportato malvolentieri come regina la bizantina Berta, si ribellarono all’idea che la loro nuova regina fosse una longobarda; così Carlo Magno, un anno dopo, non trovò di meglio che ripudiarla. Seguì la guerra con Desiderio, che fu privato del trono, e Carlo Magno si proclamò “Re dei Franchi, dei Longobardi e Patrizio dei Romani”.
Cessate le guerre coi Longobardi, Carlo Magno si dedicò a dare a tutta la Val di Chienti un assetto di territorio regale. Nel luogo dove oggi sorge Corridonia Pipino aveva già costruito una splendida chiesa dedicata a San Pietro, della quale i documenti ci dicono che aveva porte d’argento. Carlo Magno continuò quest’opera di trasferimento della sede regale da Ponticone alla bassa valle del Chienti, ove, in una zona chiamata Palatium Aquis Grani, fece costruire la splendida cappella palatina, di cui resta l’attuale chiesa di San Claudio, oggi profondamente alterata nel suo interno. Le ricchezze accumulate dai Carolingi come bottino delle varie guerre e l’aver favorito il formarsi di una nuova unità politica in occidente, indussero il Papa di Roma, che ormai era un Franco, Leone III, nella notte di Natale dell’800, a consacrare Carlo imperatore del rinato Romano Impero. Nel corso di sole tre generazioni i carolingi avevano visto un’incredibile ascesa della loro famiglia: Pipino il Breve, figlio del maiordomus Carlo Martello, era divenuto re e suo figlio Carlo Magno era divenuto imperatore, dando così una unità politica alle parti che ancora oggi sono le più significative dell’Europa continentale: l’Italia, la Francia e la Germania. Carlo Magno morì nel gennaio dell’814: tra un anno ricorreranno milleduecento anni dalla sua morte.
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