18 dicembre 2025
Mi trovavo già a Santa Maria in Selva, comune di Treia, quando, incoraggiato della bella giornata, ho girato il volante verso Camerino. Sapevo che alla sala conferenze “Carlo Urbani” dell’Università si sarebbe parlato di San Claudio al Chienti.
In particolare mi interessava ascoltare un relatore presentato come “storico”. Mi chiedo come abbia meritato questo titolo. Forse lustrando le scarpe al professor Carnevale quando qualche anno addietro introduceva le conferenze del vecchio salesiano? Mi avevano avvisato che aveva cambiato parere, ma volevo sincerarmene personalmente. Purtroppo sono arrivato tardi, mentre parlava il prof. Materazzi, che ho ascoltato volentieri. Meno volentieri mi sono sentita l’erudita esposizione del prof. Catani; quanto al prof Doti è stato così sintetico che non ci ho capito molto. Visto che avevo fatto il viaggio, per saperne di più, mi sono preso una copia della “monografia” su san Claudio al Chienti a cura di Gilberto Pambiachi.
Leggo nella prefazione a pagina 9 di questo libro: ” I quattro saggi che lo compongono hanno il merito di smitizzare certa letteratura locale, fiorita attorno ad un clamoroso abbaglio che ha determinato una narrazione antistorica e partigiana, che voleva vedere in questo insediamento la vera Aquisgrana, questione ormai ampiamente chiarita e su cui non serve tornare … Ma il merito più importante di questo studio è quello di aver messo la ricerca e la vera conoscenza al centro delle questioni”.
Parole chiare, da incidere su pietra. Mi sono detto: questi hanno risolto l’enigma che il professor Carnevale mi aveva proposto, dicendomi che fra quelle antiche mura, dove da bambino facevo il chierichetto, 1200 anni prima l’imperatore Carlomagno riuniva la sua corte. Vado avanti nella lettura speranzoso di trovare le prove che smascherano definitivamente don Giovanni Carnevale.
Cerco nel saggio di Scoccianti: niente. Leggo Materazzi che avevo ascoltato: nulla. Leggo l’erudito saggio di Catani: nemmeno l’ombra. Con l’ultima speranza cerco nella parte del prof. Doti: idem cum patate.
Ora mi chiedo: sono io che non capisco queste prove perché sono invecchiato? Infatti le argomentazioni di Giovanni Carnevale le capivo molto meglio. Quello che capisco bene è che questa pubblicazione, per la quale sono stati stanziati dei fondi dell’Università di Camerino, il succo del discorso è quello già sentito in altre occasioni: “ Giovanni Carnevale ha preso un clamoroso abbaglio perché lo diciamo noi”.
Mi ricorda qualcosa che diceva il Marchese del Grillo; non mi ricorda per niente il pensiero di Galileo Galilei sul metodo scientifico. Questo per un ateneo scientifico è un grosso problema.
Mancini Enzo 19 dicembre 2025
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