martedì 29 agosto 2017
lunedì 28 agosto 2017
"IL MEDIOEVO: QUESTO SCONOSCIUTO"
Venerdì 1 settembre 2017 presso la sala convegni Cag "Pippo" di Corridonia alle ore 21,00 avrà luogo un incontro culturale dal tema "Il Medioevo: questo sconosciuto".
Relatore: Prof. Nazareno Morresi
Moderatore: Prof. Diego Campetella
Relatore: Prof. Nazareno Morresi
Moderatore: Prof. Diego Campetella
martedì 22 agosto 2017
Relazione del Dott. Nazareno Graziosi su: Salj, Franchi e Francesi
Quando e come i Galli, o Celti, o Salj,… diventano Francesi?
A questa domanda non sono mai riuscito a darmi risposte esaurienti.
I depositari
della conoscenza hanno sempre asserito, come dogma di fede, che i Franchi hanno
avuto origine sulla riva sinistra del Reno. Ma il territorio individuato è
modesto e da sempre popolato da varie altre tribù; non esclusi i Longobardi. Non
sembra possibile che improvvisamente abbia dato origine addirittura a due
popoli (Salii e Ripuani), i quali, in poco tempo, diventano padroni di mezza
Europa.
verde : franchi
salj - rosso ripuari espansione longobarda cartine da vikipedia modificate
Considerato che
i romani erano soliti affrancare i popoli vinti e possiamo ritrovare i Salj in
varie regioni d’Europa, mi è sembrato più corretto pensare ad una associazione
di franchi (affrancati di diversi periodi), con una tribù dominante.Ho cercato conferme
e smentite in vari testi antichi:
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“Istoria d’Europa 800 - 913” – Pierfrancesco Giambullari1 ed. 1566
Assenzio Palermo
Iniziando
la verifica dalla pag. 92, apprendiamo che intorno al Danubio e al Reno
abitavano molti popoli: Franchi ,
Boemi. Moravi, Ungheri , Duci e Valacchi; ed a destra Svevi, Bavari ,
Austriavi , Pannonj , con la Svevia, Rascia, e Bolgaria , … Ungheri, i quali
allora si distesero per la Franconia. “Il loro paese abbonda di grano
e di vino e (di) grandi selve:
Ottonica, Spessartica, Turingiea e la Boemica, abbondantissime di animali
domestichi e salvatichi,
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e da utile e da diletto. Mediante i molti navili si
rifornivano del necessario. Gli abitatori non sono nati di questa provincia
comunemente detta Franconia, o Francia
Orientale”.
Afferma inoltre che,
dopo la guerra di Troia, “uno nipote di Priamo
chiamato Franco… se ne venne nel mar Maggiore, e dismontato in foce al Danubio 1578
anni avanti alla nostra salute, dette principio al regno de’ Franchi(??). Il che…
provare non si puote… Clodomiro dipoi, che fu da Franco il diciannovesimo,
lo anno 326 … lasciando la foce del Reno , se ne venne dove è Franconia: …, e
chiamato Francia e Franconia tutto
il paese dove già erano i Tenteri e Catti... e delle favole basti questo… da principio, (i Franchi) furono pirati, corseggiando (azioni
corsare) le maremme tutte di Gallia... della
quale(furono) cacciati per forza d’arme
dallo lmperadore Costanzio ... Bene è vero, che la origine del nome loro non ho io trovata … e conosco nientedimeno,
che quella, che molti pongono, dei dieci anni di Valentiniano, che gli fece Franchi cioè liberi, non può stare in
maniera alcuna, trovandosi nella vita di Probo e di Aureliano , cioè più di cento anni prima, che pure erano
chiamati Franchi”.
Altri due
antichi testi2 concordemente inseriscono Franco tra i 17 “Re di Francia antiqui avanti alla natività
del Signore”: 1Samoteo, 2 Mago, 3
Sarron, 4 Driius, 5 Namnes, 6 Bardo, 7
Longo, 8 Bardo più giovane, 9 Celtes, 10 Lugdus, 11 Belgio, 12 Rhemus, 13 Franco, 14 Allobrox, 15 Romus, I 6 Paris, 17 Bavo.
Ci asteniamo da
commenti. Desta meraviglia trovare fra essi anche Rhemus e Romus: assomigliano
troppo a Remo e Romolo.
note
1)Giambullari: (Firenze 1495 – 1555 ) Letterato, storico, segretario di Alfonsina Orsini, stimato dai Medici e da Leone X, Canonico della basilica di S. Lorenzo a Firenze (1515), custode della biblioteca Laurenziana,
accademico degli Umidi poi Accademia fiorentina; sostenne che l’italiano
deriva dall'etrusco, il quale origina
dall'ebraico e dall'aramaico. Noto soprattutto per l'incompiuta Istoria dell'Europa
|
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2) A)“Cronica Breve dei Fatti
Illvstri e re di Francia”- Bernardo Giunti. Venezia 1587;
B)“La Historia di Tutte Le
Citta', Ville, .. Notabili della Franza, o di tutti i Re” –traduzione
dal franzese di Michele
Tramezzino 1558.
Verificato non produttivo il faticoso studio del Giambullari, ho ripiegato
su:
B) “Roma Antica e Moderna” tomo
terzo (il tutto
ricavato dal Baronio… ed altri classici Autori) Roisecco Roma 1765.
Della
Liberaltà
pag 394 “Avendo il popolo Romano felicemente occupato colle sue forze quasi tutta
l’Asia, ne fece… dono al Re Attalo…
Essendo stato vinto, dai Romani, Filippo Re di Macedonia, mediante il
valore di Quinzio… (partecipa ai) giuochi
Istimici… Nella frequenza maggiore di quei Popoli (Greci) fece, gridare improvvisamente ad alta voce
da suoi Trombetti, e suoi Ministri, che tanto lui, quanto il Senato Romano
donavano a tutte le Città della Grecia, sottoposte al dominio di Filippo, la
libertà primiera, e le dichiaravano immuni da qualsivoglia legge di servitù; al
quale inaspettato avviso tutte quelle genti sollevarono al Cielo tanto veementi le acclamazioni, e le voci, che
alcuni uccelli attoniti, ed atterriti nell’aria, si lasciarono cadere in terra,
(Valerio Massimo lib 4. De Liberalitate)”.
L’affrancamento dalle
contribuzioni e da aggravi servili era da sempre una prassi rispettata come
si è visto anche con Sestio in Provenza e con Cesare in Gallia.
C) “Compendio Di Storia
Universale” di Jacopo Brand
Vescovo di Limburgo (1827 – 1833) – Ed. 1856 Vallardi Milano
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Brand conferma che la Provenza conteneva venti piccioli stati, tra cui
prevalevano i Tettosagi, gli Allobrogi e i Salj. Poi passa in rassegna le caratteristiche somatiche
e d’indole dei antichi germani: li descrive del tutto simili ai Salj e/o
Galli.
(pag 161 § 157) “statura alta e gagliarda, valorosi ed
intrepidi in guerra…, costanti a tollerare la fame ed il freddo, del caldo e
della sete impazienti. Educati fin da primi anni a combattere, amavano essi
la caccia, la guerra, inquieti e operosi. Si avvolgevano gli uomini in pelli
d’animali affibbiate con uno spino (Sagum, già mantello italo-salico). Erano appassionati delle bevande
spiritose e de’ pasti gagliardi, il cacio, le frutte selvatiche e la
selvaggina il lor vitto.
|
Ogni capanna o corte formava quasi un piccolo stato, l’uomo libero era illimitato padrone in sua casa (vedi: pater familias e patria
potestas del diritto romano e il Vergaro
nelle campagne picene). Le famiglie
confederate erano dette Marca (regola
già in auge anche nel Piceno??).. Molte
marche formavano un Distretto (Gau),
molti distretti uno Stato…o Alemania;, in caso di difesa, prendeva il
nome di Heermanie ..; il dio della guerra, Ermanno (il Marte dei Sali), era in grande venerazione.
(§ 161) “Popoli Emigranti che fondarono regni permanenti.
“Parecchie stirpi germaniche: Cauci, Attuarj, Brutteri, Camavi, Gatti, Salj, si unirono in una gran lega (la data è imprecisata), denominandosi
FRANCHI, cioè uomini liberi. Dimorando essi tra il Reno, il Weser, l’Elba, ecc,
erano finitimi a’ Sassoni. Invasa nel 237 la Gallia belgica, una parte degli
alleati franchi si stabilì nel 287 sulla riva sinistra del Reno. Di detta parte
salirono in eminenza due stirpi: i Franchi
SALJ ed i RIPUARI… dopo iterate prove, riuscì finalmente a CLODOVEO nel 482 d’impadronirsene
intieramente. Ebbe allora principio uno stato franco durevole”.
Il De Feller
(Busselles 1735 – Ratisbona 1802) sostanzialmente concorda (posdadando,
forse con riferimenti a diversi eventi storici): “Clodoveo.., soggiogò, nel 507,
le Gallie, le quali presero il nome di Francia” (vedi anche pag 93
“Dizionario Storico” 1830 Venezia)
D) “Storia e Decadenza dell’impero Romano” E. Gibbon
(1737-1795 London) v. 7° – MI - Nicolò Bettoni 1821
|
“Clodoveo non avea più di quindici anni, quando
successe, per la morte di suo padre, al comando
della Tribù Salica. Gli angusti confini del suo Regno si limitavano
all'isola de Batavi”.
Dove Cesare
aveva confinato i Bellovaci (in gran parte Salj).
|
CONSIDERAZIONI E DEDUZIONI
Giambullari ammette: “l’origine del nome loro non ho io trovata”.
Intoro al Danubio e al Reno insistevano 15 popoli e 4 grandi
selve; è quindi poco probabile l’esplosione di Franchi e Longobardi.
L’affrancamento
dei vinti era una benevola consuetudine per i Romani. Nei primi secoli d.C. i
Franchi, uomini liberi (Franchi perché affrancati di nuova nomina o per
discendenza), dovevano essere infiniti e tutti di tribù bellicose.
La costituzione della Lega Franca, di cui fanno parte i Salj (di origine picena?),
databile nei primi anni del 200 d.C., fu probabilmente promossa dai Romani per
contrastare invasioni esterne. La prima conquista della Gallia Belgica (di breve durata) fù l’inutile
tentativo d’interposizione di uno stato
cuscinetto.
Nel 215 a.C. inizia la costruzione della Muraglia cinese, la mastodontica linea
Maginot attivamente difesa; ostacolo insormontabile per i popoli delle steppe i
quali si riversano ad ovest. I Romani dovevano contare sulla lealtà degli affrancati; se pur erano
coscienti dell’ineluttabilità degli eventi: il “limes” (linea di confine nelle
Gallie), pragmaticamente, lo costruiscono di terra e palizzate, considerando inutile
una costruzione più solida. Per il Vallo di Adriano il gioco valeva la candela.
Brand scrive che nel 287 alcuni costituenti della Lega Franca si spostano sulla riva sinistra
del Reno poi si dividono in Franchi Salj
e Ripuani o Ripuari. Da qui la vulgata ufficiale. Ma la Lega Franca già esisteva e i Salj erano
tra i fondatori!
Franconia, Francia Orientale, Francia ecc., prima di
Clodoveo, erano territori abitati dai numerosi affrancati;
Francia e
Francesi (come generalmente si intende) non possono essere antecedenti alla
fine del 400 o primi del 500 d.C. (Clodoveo); o almeno al 237 (conquista della Gallia Belgica secondo Brand).
Molti altri autori confermano che
Clodoveo era Re della tribù dei Salj. Durante il suo regno fu pubblicata la Lex
Salica (legge dei Salj). Dopo la sua morte è molto raro ritrovare i Salj e si
parla solo di Franchi.
Evidentemente i Franchi Salj di
Clodoveo diventanoi Franchi, per
antonomasia.
Questa è solo una mia osservazione; sono pronto a
ricredermi in caso di diversi riscontri. Non mi susciterebbe alcuna meraviglia
se anche qualche storico, dai lucidi galloni dorati, dottamente vaticinasse
qualcosa di simile, in ossequio alla storia, alla logica, alle situazioni
contingenti e al buonsenso.
Aspettiamo: dicono che il tempo è galantuomo!
E di tempo ne è passato abbastanza!
post scriptum
Quanto sopra è apparso nell’edizione cartacea “ La
rucola n° 229 del giugno 2017 pagg. 28 e 29”. Considerato che ora qualcuno
comincia a parlare (anche in pubblico) di Franchi da affrancati, si ritine
utile spiegare perché in quell’articolo
si insisteva nel sostenere che per i Romani l’affrancamento era da sempre una
prassi: l’aveva inventata lo stesso Romolo!!!
Vedi Agostino Ferentilli in “La creazione del mondo…”
edito in Venezia 1572; parte relativa a “Discorso di tutte le età, monarchie,
regni.. .” pag 36
|
ROМOLO havendo edificato con felice principio la gran Città di Roma, aperse a tutti una franchigia, da lui
chiamata ASILO nel quale andavano
a salvar si stessi tutti i malfattori:
in questo modo accrebbe grandemente il suo popolo. Ma vedendosi mancar Donne‚
fece il ratto delle Sabine fingendo di celebrare i giuochi Consuali e in questo avvenne c’havendo uno rapito
con maraviglia di tutti una Donna bellissima la salvò da molti, dicendo che
la menava al Capitano Talassio. Onde essendogli felicemente riuscite le
nozze, fu ordinato che in tutti gli sposalizii fosse invocato il nome di
Talassio, si come da i Greci era invocato quello di Imeneo…
|
Si ritiene utile questo riferimento sia per quanti
desiderino aggiornarsi, sia per quelli che vogliono appropriarsi della tesi dei
numerosi affrancamenti, ma soprattutto per evidenziare le consonanze con i
tempi attuali.
In forza
della sua Franchigia nessuno può accusare Romolo per:
• conflitto d’interessi;
• furto, appropriazione indebita
(delle aree non edificabili); costruzioni abusive… Pur ammettendo che i buoi e
l’aratro erano di Romolo e che i muratori erano tutti regolarmente assunti;
• fratricidio, con l’aggravante dei
futili motivi;
• sequestro di persona a scopo di
libidine violenta, favoreggiamento della prostituzione ecc;
• violenza contro la donne, ecc. ecc.
Dicono che la storia è (o dovrebbe essere) maestra di
vita; Winston Churchill sosteneva che dal passato si può prevedere il futuro. Ma
queste robe di Romolo si sono
verificate molti, molti secoli prima di Cristo. E pur si continua a sostenere
che il diritto Romano è quello che ha dato origine alle più giuste norme del
vivere civile (infatti, per alcuni, la franchigia ancora è in vigore e non ci
riferiamo ai direttori delle Banche fallite e ai ricchi creditori insolventi).
Romolo inventò il Diritto d’Asilo e la Franchigia:
niente di assimilabile con l’Istituto di Richiedenti Asilo e Diritto di
Cittadinanza. Sono solo assonanze.
Allora erano altri tempi: oltre 37 secoli fa. Non si possono far
analogie con i tempi moderni.
Almeno speriamo.
lunedì 21 agosto 2017
Intervento del Dott. FABIO PALLOTTO
Prof MARCO MATERAZZI dell' UNIVERSITA' CAMERINO
Dal convegno del 1 luglio 2017 organizzato dalla Università di Camerino
su: Il patrimonio culturale delle Marche centro-meridionali dal Tardo Antico
all’Alto Medioevo.
"Aspetti ‘geologici’, evoluzione del paesaggio e
antropizzazione"
Prof.ssa GRAZIELLA ROSELLI
Prof.ssa ENRICA PETRUCCI: "Storia, architettura e restauri delle fondazioni monastiche medievali nel bacino del Chienti: nuove indagini"
sabato 19 agosto 2017
Centro Studi San Claudio al Chienti: Centro Studi San Claudio al Chienti: Centro Studi ...
Centro Studi San Claudio al Chienti: Centro Studi San Claudio al Chienti: Centro Studi ...: Centro Studi San Claudio al Chienti: Centro Studi San Claudio al Chienti: Interessante ... : Centro Studi San Claudio al Chienti: Interessan...
Alberto Morresi presenta il suo libro "LA CONGIURA DI SANTA CROCE PER DEPORRE CARLO IL GROSSO"
Il ciclo di conferenze legate alla mostra di scultura del maestro Sandro Piermarini, presso la chiesa superiore di San Claudio, si è concluso venerdì 18 agosto, con la presentazione del libro dell'Ing. Alberto Morresi "La Congiura di Santa Croce per deporre Carlo il Grosso".
Un folto gruppo di appassionati della storia dell'alto medioevo e seguaci della tesi del prof. Giovanni Carnevale hanno partecipato con interesse all'evento. Diversi sono stati gli interventi del pubblico per richiedere delucidazioni sulle varie incongruenze legate alla ubicazione di Aquisgrana in Germania, identificata con Aachen.
Un folto gruppo di appassionati della storia dell'alto medioevo e seguaci della tesi del prof. Giovanni Carnevale hanno partecipato con interesse all'evento. Diversi sono stati gli interventi del pubblico per richiedere delucidazioni sulle varie incongruenze legate alla ubicazione di Aquisgrana in Germania, identificata con Aachen.
venerdì 18 agosto 2017
Centro Studi San Claudio al Chienti: Centro Studi San Claudio al Chienti: Interessante ...
Centro Studi San Claudio al Chienti: Centro Studi San Claudio al Chienti: Interessante ...: Centro Studi San Claudio al Chienti: Interessante scoperta: le ossa di Carlo Magno non ... : Il libro “La congiura di Santa Croce” motiva qu...
Conferenza del Prof. Alessio Colarizi Graziani su: ETIMOLOGIE DEL FERMANO
martedì 8 agosto 2017
Centro Studi San Claudio al Chienti: Interessante scoperta: le ossa di Carlo Magno non ...
Centro Studi San Claudio al Chienti: Interessante scoperta: le ossa di Carlo Magno non ...: Il libro “La congiura di Santa Croce” motiva questa ipotesi.
sabato 5 agosto 2017
Vittorio Sgarbi visita la mostra di scultura "IL GHIGNO DELL'IRONIA"
Venerdì pomeriggio il Prof. Vittorio Sgarbi è stato ospite del Centro Studi San Claudio.
Ha visitato con interesse la mostra di scultura del maestro Sandro Piermarini e si è complimentato con il presidente del Centro Studi Ing. Alberto Morresi per le interessanti iniziative realizzate dall'Associazione.
Vittorio Sgarbi e Alberto Morresi
Vittorio Sgarbi di fronte alla statua equestre di Carlo Magno
Vittorio Sgarbi si sofferma con alcuni visitatori della mostra
Ha visitato con interesse la mostra di scultura del maestro Sandro Piermarini e si è complimentato con il presidente del Centro Studi Ing. Alberto Morresi per le interessanti iniziative realizzate dall'Associazione.
Vittorio Sgarbi e Alberto Morresi
Vittorio Sgarbi di fronte alla statua equestre di Carlo Magno
Vittorio Sgarbi si sofferma con alcuni visitatori della mostra
venerdì 4 agosto 2017
martedì 1 agosto 2017
Dalla RUCOLA notizie da Macerata del 2 luglio 2017 riportiamo il seguente articolo:
Unicam, primi
risultati dalle ricerche sul tardo antico e alto medioevo
Più discipline hanno
lavorato insieme in modo non invasivo con sorprendenti risultati
Il Rettore Claudio Pettinari
Ha introdotto i lavori il Rettore Claudio Pettinari, per il quale in questo
tempo in cui si parla continuamente di cittadinanza globale e di sostenibilità,
è necessario far comprendere a tutti che altrettanto importante, anzi
irrinunciabile, è la conservazione e la valorizzazione del proprio patrimonio culturale,
sull’esempio di Udine, ferita dal sisma del Friuli nel 1976, che ripartì dalla
cultura creando gruppi e centri di studio. Lo stesso si deve fare nella nostra
regione, che possiede una ricchezza unica di beni culturali e di bellezze
naturali.
Il responsabile del progetto Gilberto
Pambianchi
Gilberto Pambianchi è critico nei confronti dell’organizzazione classica
degli atenei in “compartimenti stagni”, cosa che non consente spesso una
visione completa della ricerca. Riportare l’Uomo al centro di tutto è
fondamentale e afferma che questo progetto è proprio fondato sulla
interdisciplinarietà allo scopo di restituire al nostro territorio la sua vera
identità. L’attenzione iniziale degli studi si è incentrata sulla vallata del
Chienti che conserva tracce d’insediamenti fin dal paleolitico, il che vuol
dire che è sempre stata abitata per essere da sempre fonte di risorse atte alla
vita. Qui ci sono testimonianze dall’età del ferro continuativamente fino al
tempo dei romani, per poi arrivare all’intervallo temporale oggetto degli
studi: dal tardo antico all’alto medioevo.
Marco Materazzi
Marco Materazzi ha mostrato i prospetti dell’evoluzione del paesaggio
nell’area del Chienti.
Dove non c’è protezione il paesaggio cambia continuamente, sia in area
montana che nelle valli dei fiumi, fatto che nella valle del Chienti non è
accaduto: ci sono aree come “congelate” quali la zona di San Claudio e quella
di Santa Maria a Piè di Chienti a Montecosaro. In questi luoghi l’area si è
conservata per duemila anni riportandoci intatta la sua storia, grazie al
lavoro dell’uomo che ha avuto cura del territorio. Per dinamiche naturali
certamente il corso del Chienti si è modificato ma ci sono tracce di reticoli
idrici creati dall’uomo per regimarlo, strutture a Sforzacosta come nell’Ete
Morto con palificazioni sia per difesa delle sponde che per ponteggi di
attracco per le imbarcazioni, essendo allora il fiume navigabile. Si è sempre
parlato di abbandono dopo la caduta dell’impero romano, ma nell’area del
Chienti questo non si riscontra: ci sono nel substrato canali e pozzi
individuati dai rilievi termometrici effettuati con l’uso di drone e di
georadar.
Giovanni Scoccianti
Il gruppo di lavoro messo in campo da Unicam ha il compito di raccogliere
dati e costruire la storia più plausibile, che malgrado sia ancora prematuro
definire, consente già qualche riflessione. L’interdisciplinarietà innovativa
va oltre le somme dei risultati dei vari gruppi di ricerca delle varie
discipline presi singolarmente. La interpretazione organica collega le
discipline e, non trascurando alcun singolo monumento o elemento, fa sì che la
ricostruzione storica diventi un vero e proprio racconto, affascinante e
comprensibile. Tra le varie analisi, quelle “proporzionali” sono determinanti
per capire la cultura del costruttore, il contesto politico, l’intento del
committente. Ogni particolare è determinante per la narrazione delle culture di
un territorio. Il Piceno, come luogo di incontro e comunicazione con il vicino
oriente e con il nord Europa, è tutto da indagare. Il lavoro mostrato
nell’odierno incontro è appena il 10% di quello eseguito, e solo l’1% di quello
ancora da fare.
Enzo Catani
L’area è un palinsesto, cioè una stratificazione pre-protostorica sino a
Roma, poi tardo antico e medioevo, per cui prima di andare a scavare, si
procede alle indagini con tutte le tecnologie non invasive a disposizione,
incluse fonti storiche/documentali, e questo spiega la necessità di operare in
multidisciplinarietà. Si è posta attenzione allo studio storico-archivistico su
Pausulae, e all’analisi climatologica. Nel tardo antico si verificò una
variazione climatica con aumento di umidità e con incremento della portata dei
fiumi, come gli storici hanno scritto. Ci furono inondazioni, modifica delle
foci: una conseguenza fu la migrazione delle popolazioni nelle alture. È stato
incentrato uno studio sul medio corso del fiume Chienti, evidenziando uno
strano angolo di confluenza tra il Fiastra e il Chienti, e mostrando come tra
Corridonia e San Claudio il fiume si divise in due corsi d’acqua creando
un’isola. Da reperti trovati questa dovrebbe essere Pausulae. Costantini di
Montesanto ne parlava già nel 1800 nel “Liber iurium” (parcella del 1143 della
diocesi di Fermo) descrivendo questo luogo che risulta chiamarsi proprio
“Isola” fino a quella data, ma non nei secoli successivi, e attraversato da una
antica strada che porta a San Claudio. Risulta nel 1700 un rischio di
alluvione, evitata grazie a lavori di regimazione a San Claudio testimoniati da
una lapide ancora presente su una parete dell’abbazia, gli stessi lavori furono
eseguiti a Santa Croce all’Ete. Il professor Catani ha anche affrontato
l’analisi dell’etimo Pausulae. Da più fonti il nome originario risulta essere
Pausulae mentre le forme Pausulas e Pausula sono un chiaro errore del copista
nelle trascrizioni. Interessante la teoria che il nome derivi da “pausare” cioè
fare sosta, suggerendo una zona di piccole stazioni di sosta intervallive del
Chienti (allora detto Flusor). La forma Pausulae plurale può far pensare a più
insediamenti piceni, un nodo viario dove si incrociavano percorsi vallivi e
intervallivi. Nei pressi di San Claudio c’è da scavare andando più in
profondità rispetto ai reperti romani: lo strato dei piceni non è stato mai
seriamente indagato.
Enrica Petrucci
Illustra il metodo di ricerca del gruppo di studio storia e architettura.
Partendo dall’archivio storico della soprintendenza, dove sono conservati i
documenti di cantiere dei restauri effettuati nel 1900, si cerca di ricostruire
i lavori eseguiti e le modifiche apportate alle strutture di tre costruzioni:
San Claudio, Santa Maria a Pié di Chienti e Santa Croce all’Ete. Individuate le
aree meno deturpate e relative letture delle caratteristiche originali anche
stilistiche, geometriche, si fa il confronto con le fonti archivistiche.
L’indagine inizialmente solo fotografica, serve a fornire una analisi
geometrica e materica, i cui risultati vengono riportati su schede, per avere a
disposizione una sintesi efficace dove si può notare la più varia composizione,
che fa supporre diverse maestranze, diversi materiali, diversi momenti di costruzione,
eventi di distruzione, eccetera. Interessante lo studio per determinare le
unità di misura usate: la rispondenza nelle strutture per descrivere le varie
parti delle fabbriche, in particolare nelle absidi, risulta essere il “piede
bizantino”.
Graziella Rosselli
Indagini diagnostiche su architettura e pittura, che forniscono dati di
supporto alla ricerca non invasivi: la termografia, che rileva differenze anche
minime di temperatura consentendo la mappatura di strutture interne,
individuando le differenze dei materiali, i particolari nascosti, le
manomissioni del fabbricato originale. Per esempio alla Collegiata di San
Ginesio si è evidenziata una nicchia tamponata a sinistra dell’altare
principale, e sulla facciata si vede una anomalia che corrisponde con
probabilità all’antico ingresso decentrato, mentre nella zona absidale c’è un
diverso spessore di muratura. Si sono fatte indagini multispettrali, con
diverse lunghezze d’onda, sui dipinti come nella cripta di San Biagio. Queste
rendono il tipo di pigmento usato, il che consente di risalire alla tecnica e
all’epoca di realizzazione, e anche a riconoscere restauri successivi. Invece
l’indagine a luce radente permette di riconoscere aggiunte, stratificazioni nei
dipinti murali, facendo riconoscere la più piccola differenza di spessore.
Infine la mensiocronologia, tecnica mai usata nelle Marche, crea una statistica
sulle dimensioni dei mattoni: la dimensione del mattone dà la datazione per cui
le anomalie fanno comprendere modifiche e ricostruzioni negli edifici
effettuate nel tempo.
Conclusioni
I gruppi di ricerca sono composti per la gran parte da giovani, che hanno
dimostrato di aver lavorato con perizia ed entusiasmo, alla luce delle scoperte
superiori alle aspettative, dopo queste indagini non invasive, si aspettano di
poter continuare con le fasi successive e passare alle analisi chimiche delle
malte e agli scavi, e così poter trarre delle conclusioni che potrebbero
stravolgere i libri di storia. Unicam, con la collaborazione di Unimc, intende
comunque – malgrado le difficoltà causate dal sisma – portare avanti le
ricerche avviate, sempre con il metodo della multidisciplinarietà e le
tecnologie oggi esistenti, allargando gli studi da Genga fino a Ponzano di
Fermo.
Simonetta Borgiani
2 luglio 2017
Fernando Pallocchini si complimenta con Sandro Piermarini
Installata la statua
equestre dell’Imperatore e inaugurata la mostra “Il ghigno dell’ironia”
Presso l’abbazia di San Claudio al Chienti, nell’ambito dei festeggiamenti
per il II Sinodo di Aquisgrana (817-2017), organizzati dal Centro Studi
San Claudio e dall’Associazione culturale Cluentum con il patrocinio del Comune
di Corridonia, denominati “Il tempo dove”, si è svolta l’inaugurazione della
mostra di scultura “Il ghigno dell’ironia” del Maestro Sandro Piermarini.
Il ritorno di Carlo Magno
Evento clou è stato il ritorno, dopo secoli di assenza, dell’Imperatore
Carlo Magno… non in carne e ossa ma sotto forma di una imponente scultura,
recante i tratti caratteristici dei lavori di Sandro Piermarini, che è stata
posta accanto l’ingresso della chiesa inferiore dell’Abbazia.
L’artista, dopo aver letto i primi libri del professor Giovanni Carnevale,
si è sentito ispirato e nella sua mente è germogliata l’idea di Carlo Magno
inserito nell’antica abbazia, idea creativa presto materializzata nel possente
cavaliere che, in groppa al suo cavallo, domina sul paesaggio della valle del
Chienti, visibile e protetto sotto di lui.
Il ghigno dell’ironia
Nella chiesa superiore dell’abbazia è stata invece approntata l’esposizione
delle opere del Maestro, perfettamente inserite nel rigore architettonico di
quegli spazi. La manualità sapiente dell’artigiano ha dato forma e valenza
artistica a oggetti di materica tridimensionalità e, per una volta tanto, il
visitatore è stato guidato/condizionato alla comprensione delle sculture da
semplici frasi, addirittura a volte una sola parola, che se disgiunte
dall’opera avrebbero poco da dire ma unite a essa danno all’insieme una
interpretazione di forte ironia e di contemporaneità con il nostro momento
storico.
Alcuni esempi? “Il pane di destra e il pane di sinistra”, perfettamente
eguali fra loro qualunque sia la connotazione politica che li porta a tavola;
“Macerata sotto aceto”, con i tre monumenti simbolo della città inseriti in un
vaso di vetro e chiusi da un coperchio, il cui significato è facile intendere;
“Futuro?” con una vanga infilata nella zolla; “Camerino” e la divisa da
carcerato è li che si fa ammirare identificativa della parte meno nobile della
città camerte. E così via in una mostra da interpretare sorridendo… di noi
stessi.
Il dibattito
A contorno della mostra si è dibattuto, moderatore il professor Alvise
Manni, sulla dimensione pubblica dell’arte con interventi di Michele Schiavoni
su “Architettura come spazi sociali”, di Massimo Bernardini che ha parlato
dell’Arte negli spazi pubblici dal ‘900 ai giorni nostri e, infine, dello
stesso Sandro Piermarini sul tema degli interventi contemporanei negli spazi
pubblici. Evidenziato il valore dei simposi artistici, veri e propri raduni di
scultori che realizzano opere che poi verranno inserite negli spazi loro
destinati sul territorio. Esperienze vissute da Sandro in Cina, cui partecipano
artisti provenienti da ogni parte del pianeta, e che sarebbero da replicare
anche da noi, per arricchire le nostre città con segni d’arte duraturi.
La mostra resterà aperta fino al 20 agosto con i seguenti orari: mattino
dalle 10:00 alle 13:00; pomeriggio dalle 17:00 alle 20:00
Fernando Pallocchini
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