domenica 5 marzo 2017

Come da noi anticipato con la relazione del Prof. Enzo Mancini anche "il Resto del Carlino" ci informa che "Hitler cercava prove sugli ariani" a Jesi


L'articolo sotto riportato sul Resto del Carlino ci fa credere che le storie, che ancora circolano nel maceratese, su quanto accadde alla fine della seconda guerra mondiale e da noi  pubblicate lo scorso anno, hanno una solida base di attendibilità.
Per facilitarvi la lettura riportiamo integralmente i nostri due articoli.



martedì 22 novembre 2016
Pubblichiamo una relazione ricevuta del Dott. Piero Giustozzi
Fatti misteriosi a San Claudio durante l’occupazione tedesca (1943-1944).
                                     
                                                            

Wolfgang Hagemann fu un famoso studioso del Medioevo, principalmente delle relazioni intercorse fra la dinastia degli Hohenstaufer e la città di Jesi e alcuni centri comunali del fermano e del maceratese. Già nel 1937 ne aveva visitato gli archivi storici senza essere controllato. Durante l’occupazione tedesca, a San Claudio, oltre ad un contingente di militari tedeschi, una importante delegazione di alto livello ispezionò la chiesa. Non sappiamo se per disposizione di Hagemann o dallo stesso guidata. Cosa cercava e cosa ha portato via? Mistero. Mistero che aveva eccitato la curiosità del giovane parroco don Benedetto Nocelli da indurlo a chiedere, nei primi anni Sessanta, alle persone più anziane notizie sulla famosa mummia  e su altri fatti strani avvenuti durante l’occupazione tedesca. Mistero che tenteremo di chiarire.
Lino Martinelli (1923) ricorda, che durante le incursioni aeree delle forze alleate sulla tratta ferroviaria Civitanova – Tolentino, la popolazione di San Claudio trovava un sicuro rifugio nella chiesa, con la certezza che non sarebbe stata colpita.
Di quel periodo turbolento e tragico, le fonti bibliografiche e documentali, le testimonianze,  sebbene lacunose e talvolta contraddittorie, ci permettono di proporre con una certa attendibilità gli avvenimenti e di avanzare alcune ipotesi interpretative. Abbiamo tratto informazioni dal manoscritto inedito Vita vissutadel dott. Costantino Lanzi, primo sindaco di Corridonia dopo la Liberazione, daL’ultima guerra in val di Chienti (1940-1946)di Aldo Chiavari, da Guerra ai nazisti il racconto di un patriota chiamato “Verdi” di Mario Fattorini, dai documenti del Cln comunale, da varie testimonianze, le più significative quelle di don Benedetto Nocelli, parroco di San Claudio dal 1962 al 2011, di Claudio Principi e dei nipoti di don Giovanni Michetti, pievano e parroco di San Claudio dal 1923 al 1956.

A supporto della nostra ipotesi, brevemente proponiamo qui soltanto le uccisioni di soldati tedeschi, tralasciando gli altri avvenimenti.
Il ten. Mario Taglioni (1918) era il comandante partigiano di Corridonia, Mogliano e Petriolo.
Dopo l’inutile assassinio del fascista Goliardo Compagnucci per mano di Guglielmo Palombari, (rappresaglia della milizia fascista evitata per l’intervento del segretario del fascio locale), le azioni d’attacco dei partigiani si concentrano nel mese di giugno 1944, quando ormai è imminente dell’arrivo dell’armata polacca.
Assaltano nella zona di Cigliano una colonna tedesca. Tre soldati uccisi. Mario Taglioni da solo uccide nel campo d’aviazione di Sarrocciano una sentinella tedesca, asporta parti di una mitragliatrice e taglia  i fili della linea telefonica.
Guglielmo Palombari ( Gugliè de Panara) accoppa a casa Spalletti, con un colpo alla nuca, un soldato tedesco intento a suonare il pianoforte. Carica il cadavere su una carriuola in uso ai muratori e lo fa scomparire. Un altro tedesco viene ucciso il 19 giugno sotto il ponte di Chienti. Al riguardo non esistono altre informazioni. Un soldato tedesco di guardia al comando tedesco installatosi nella scuola di San Claudio, situata lungo la nazionale e vicino al mulino Franceschetti, di notte è ucciso da due sedicenti partigiani di Corridonia. Su questo delitto, per molti aspetti emblematico della guerra civile, non esiste documentazione. Ne siamo, tuttavia, venuti a conoscenza per la testimonianza dei fratelli Foresi, allora poco più che ragazzi. Storia che racconterò nel prossimo libro.
Per queste uccisioni non si hanno rappresaglie da parte del comando tedesco. Per l’uccisione della sentinella della scuola, il comando tedesco si astenne avendo ottenuto prove incontrovertibili della non colpevolezza degli abitanti della zona. Più complessa la questione relativa all’uccisione della sentinella di Sarrocciano. La rappresaglia fu evitata grazie ai buoni rapporti tra la popolazione della contrada e i soldati che compresero come l’attacco notturno fosse da attribuirsi ad elementi partigiani. Gli agricoltori della tenuta di Sarrocciano ricordano e sottolineano infatti la forma di pacifica convivenza tra le loro famiglie i reparti germanici costituiti in maggioranza da elementi di religione cattolica…
Si registra un’altra uccisione di un soldato tedesco sempre nel mese di giugno. Claudio Principi ( ci riferì di sapere il nome dell’autore del delitto, che mai però avrebbe rivelato nemmeno sotto tortura), don Benedetto Nocelli, i nipoti di don Giovanni Michetti hanno affermato che il sacerdote riuscì a evitare una rappresaglia perché convinse il comandante tedesco a rispettare il quinto comandamento non uccidere.
Non è possibile con esattezza accertare se questo sia un nuovo delitto o faccia riferimento agli altri.
Certamente, così come riferita da più testimoni, appare verosimile la motivazione di carattere religioso.
Il ragguardevole interesse, tuttavia, di Hagemann e delle gerarchie tedesche per l’abbazia di San Claudio e per le ricerche effettuate negli archivi dei nostri comuni ci suggeriscono un’ipotesi diversa.
Nei lavori di restauro del 1924-1926, sotto l’altare della chiesa fu rinvenuto la salma mummificata di un guerriero dai capelli biondo rossicci e con a fianco una spada. Don Giovanni Michetti, in quel periodo pievano di San Claudio, dà testimonianza scritta del suo ritrovamento, ma non sa dove sia stata portata. Ed è una grossa bugia. Sapeva benissimo, come la maggior parte dei parrocchiani, dove era stata deposta. Le testimonianze, poi, concordi di almeno tre giovanotti del tempo, ripetute infinite volte alle persone della zona e giunte fino a noi, hanno indicato il luogo esatto dove trovarla: vicino alla prima colonna a destra della chiesa. Anzi ne hanno perfino indicato il punto preciso.
La nostra ipotesi è che don Giovanni Michetti  abbia potuto impedire la rappresaglia non tanto perché il comandante tedesco era un fervente cattolico quanto bensì perché gli aveva consegnato la mummia. Può sembrare una ipotesi suggestiva, ma non meno credibile di quella fondata sulla magnanimità, ispirata da motivi religiosi, del comandante tedesco. Le memorie testimoniali di don Giovanni sono pressoché inesistenti. Quella dettata a don Benedetto negli anni Sessanta lascia intendere la volontà di negare una verità scomoda.
Un altro tragico fatto rende più credibile la nostra ipotesi. Il 22 giugno 1944 a San Claudio ( i polacchi erano il giorno precedente entrati a Corridonia) il siciliano Gaetano Paci ex paracadutista viene fucilato dal comando tedesco. Costui aveva trovato una sistemazione presso la famiglia Re, che conduceva a mezzadria un terreno di proprietà Olivieri di Sarrocciano.  Gaetano, detto anche Salvatore, aveva familiarizzato con i tedeschi, che presidiavano l’area del costruendo campo di aviazione.
Intercettato da una pattuglia tedesca fu fermato e perquisito: gli furono trovate una bussola militare e l’uniforme da gustatore. Condotto presso il comando, a S. Claudio, dopo un sommario processo fu condannato alla fucilazione, avvenuta la sera stessa della cattura, poco lontano dalla chiesa, dietro la casa di Martinelli. Riferiscono poi le testimonianze e le fonti documentali: A nulla era valso il tentativo di evitargli la fucilazione effettuato dal parroco don Giovanni Michetti, bruscamente allontanato dai tedeschi.
Il comandante quindi non era più quel fervente cattolico convinto da don Giovanni Michetti ad evitare addirittura una rappresaglia? Forse nel frattempo era cambiato.  Ma a distanza di pochi giorni?
C’è ancora un’ultima annotazione. L’Iriae nel settembre del 2014 ha effettuato un carotaggio interno alla chiesa in un punto in cui il GeoRadar aveva indicato un vuoto sul lato destro della chiesa, più precisamente nel punto dove era stata deposta la famosa mummia. A circa un metro di profondità la telecamera ha confermato la presenza di una larga camera rettangolare con volta a botte riempita di ossa umane. Non si è riusciti, tuttavia, a distinguere la presenza di materiale di diversa tipologia. La mummia quindi non c’è. Ma lì era stata posta nel 1925.
Non siamo depositari di alcuna verità, ma le tesi del prof. Giovanni Carnevale e di altri studiosi che ripropongono dell’Alto medioevo una storia profondamente diversa da quella tradizionale, le ricerche dei tedeschi, prima durante e dopo il secondo conflitto mondiale, per scoprire nella nostra terra le gloriose origini della loro nazione, impongono una seria riflessione.   
    

                                                                       Dott. Piero Giustozzi


lunedì 10 ottobre 2016
Il prof. Enzo Mancini ci incuriosisce e stupisce ancora con il suo: MAN IN BLACK
MEN IN BLACK

Nella vicenda di Aquisgrana a  san Claudio vengono fuori inattesi risvolti: la presenza degli uomini in nero, non nella fantasia ma nella più dura realtà: si staglia sinistra su questa storia  l'ombra delle SS.

Mio fratello mi ha riferito la testimonianza di Claudio Franceschetti, fratello di Annibale Franceschetti, i proprietari dell'antico mulino di san Claudio.
Ho avuto modo di parlare spesso con  Annibale, meno con Claudio.
Annibale mi raccontò un fatto interessante: prima di abbandonare la posizione i tedeschi, allo scopo di rallentare l'avanzata degli alleati non minavano solo i ponti, anche i mulini.
E il mulino di san Claudio stava per essere fatto saltare. La mamma di Annibale e Claudio si era messa a piangere e poco dopo anche i figli. Ma c'era un comandante tedesco, che parlava l'italiano, che aveva preso a benvolere questi bambini: ebbe compassione e ordinò di rimuovere le carica esplosive.
Così il mulino restò in piedi e dette ai due fratelli la possibilità di lavorarci fino alla pensione.
Solo adesso, dopo che i due fratelli sono morti, ho realizzato che il comandante tedesco era Wolfgang Hagemann.
Dopo la guerra questo signore tornò in Italia e tenne la carica di direttore del DHI,
l’istituto storico tedesco che ha sede in Roma.
Si interessò soprattutto di Federico II, cercando i risvolti delle sue vicende negli archivi dei paesi ( a quei tempi risultava strano) del fermano soprattutto.
Chi si interessa di storia locale di questa regione conosce benissimo questo autore.
Io mi sono spesso domandato come facesse questo tedesco a sapere tutto dei nostri paesetti. Ora me lo spiego.
Ma torniamo al periodo della seconda guerra mondiale.
Mio fratello Ennio ha raccolto, quasi per caso, la testimonianza di Claudio Franceschetti, pochi mesi prima che morisse, che i Tedeschi nel 1944 mandarono a san Claudio una delegazione di alto livello, che ispezionò l’interno della chiesa, non certo sotto gli occhi di tutti.
Ora passo alle logiche supposizioni, altro non si può fare.
Questa delegazione era sicuramente costituita dalle SS di Heinrich Himmler, mandate a Iesi sulle tracce del Codex Aesinas: dovevano trovare l’unica copia antica dell’opera di Tacito “Germania”, custodita nella villa dei conti Baldeschi – Balleani, perché dovevano cambiare un’inezia: un tamquam con un quamquam.
Questa inezia dava ai nazisti l’alibi morale per proclamare la supremazia della razza ariana! Troppo lungo da spiegare, ma fidatevi, è così, cioè, era così.
Questa spedizione non trovò il codex aesinas, ma credo che non tornò a casa a mani vuote. Si portò a casa la mummia di Ottone III.

Erano passati diciotto anni dal suo ritrovamento sotto l’altare di San Claudio.
Il parroco don Giovanni Michetti conservava lo spadino ritrovato sopra la mummia, sapeva dove era stata ritumulata, come lo sapeva metà dei parrocchiani:
Secondo me uno come Wolfgang Hagemann aveva capito che quella mummia era di Ottone III, molto prima di Giovanni Carnevale.
Ma se i nazisti se la sono presa nel 1944, che andiamo a cercare noi oggi, le farfalle?
Ora qualcuno mi dirà: dove sono i documenti, dove sono le prove di quello che scrivi?
Che devo rispondere? Ma Himmler e le SS sono realmente esistiti?
I tedeschi non scherzano mai, recita una nota pubblicità per una auto tedesca, però dicono un sacco di bugie.
Provate a pensare allo scandalo della Volkswagen: con 15 miliardi di euro la storia verrà chiusa e chi s’è visto s’è visto.
Ma è veramente curioso che i molti ingegneri inventori del dispositivo fraudolento si sono laureati tutti ad Aachen, tanto che i giornali che parlano di questa frode titolano “Aachen connection”.
Per chiudere il discorso, che sarebbe troppo lungo e complicato, quello che mi preoccupa è che forse da qualche parte in Germania questa mummia potrebbe saltar fuori da un momento all’altro.
Allora l’intelligentone milanese  potrà dire tranquillamente: “ Io lo avevo detto  che questi valdichientisti arroganti e visionari erano da rinchiudere in un manicomio.”


Enzo Mancini

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