L'articolo sotto riportato sul Resto del Carlino ci fa credere che le storie, che ancora circolano nel maceratese, su quanto accadde alla fine della seconda guerra mondiale e da noi pubblicate lo scorso anno, hanno una solida base di attendibilità.
Per facilitarvi la lettura riportiamo integralmente i nostri due articoli.
martedì 22 novembre 2016
Fatti
misteriosi a San Claudio durante l’occupazione tedesca (1943-1944).
Wolfgang
Hagemann fu un famoso studioso del Medioevo, principalmente delle relazioni
intercorse fra la dinastia degli Hohenstaufer e la città di Jesi e alcuni
centri comunali del fermano e del maceratese. Già nel 1937 ne aveva visitato gli
archivi storici senza essere controllato. Durante l’occupazione tedesca, a San
Claudio, oltre ad un contingente di militari tedeschi, una importante
delegazione di alto livello ispezionò la chiesa. Non sappiamo se per
disposizione di Hagemann o dallo stesso guidata. Cosa cercava e cosa ha portato
via? Mistero. Mistero che aveva eccitato la curiosità del giovane parroco don
Benedetto Nocelli da indurlo a chiedere, nei primi anni Sessanta, alle persone
più anziane notizie sulla famosa mummia e su altri fatti
strani avvenuti durante l’occupazione tedesca. Mistero che tenteremo di
chiarire.
Lino
Martinelli (1923) ricorda, che durante le incursioni aeree delle forze alleate
sulla tratta ferroviaria Civitanova – Tolentino, la popolazione di San Claudio
trovava un sicuro rifugio nella chiesa, con la certezza che non sarebbe stata
colpita.
Di
quel periodo turbolento e tragico, le fonti bibliografiche e documentali, le
testimonianze, sebbene lacunose e talvolta contraddittorie, ci permettono
di proporre con una certa attendibilità gli avvenimenti e di avanzare alcune
ipotesi interpretative. Abbiamo tratto informazioni dal manoscritto inedito Vita
vissutadel dott. Costantino Lanzi, primo sindaco di Corridonia dopo la
Liberazione, daL’ultima guerra in val di Chienti (1940-1946)di Aldo
Chiavari, da Guerra ai nazisti il racconto di un patriota chiamato
“Verdi” di Mario Fattorini, dai documenti del Cln comunale, da varie
testimonianze, le più significative quelle di don Benedetto Nocelli, parroco di
San Claudio dal 1962 al 2011, di Claudio Principi e dei nipoti di don Giovanni
Michetti, pievano e parroco di San Claudio dal 1923 al 1956.
A
supporto della nostra ipotesi, brevemente proponiamo qui soltanto le uccisioni
di soldati tedeschi, tralasciando gli altri avvenimenti.
Il
ten. Mario Taglioni (1918) era il comandante partigiano di Corridonia, Mogliano
e Petriolo.
Dopo
l’inutile assassinio del fascista Goliardo Compagnucci per mano di Guglielmo
Palombari, (rappresaglia della milizia fascista evitata per l’intervento del
segretario del fascio locale), le azioni d’attacco dei partigiani si
concentrano nel mese di giugno 1944, quando ormai è imminente dell’arrivo
dell’armata polacca.
Assaltano
nella zona di Cigliano una colonna tedesca. Tre soldati uccisi. Mario Taglioni
da solo uccide nel campo d’aviazione di Sarrocciano una sentinella tedesca,
asporta parti di una mitragliatrice e taglia i fili della linea
telefonica.
Guglielmo
Palombari ( Gugliè de Panara) accoppa a casa Spalletti, con un
colpo alla nuca, un soldato tedesco intento a suonare il pianoforte. Carica il
cadavere su una carriuola in uso ai muratori e lo fa scomparire. Un altro
tedesco viene ucciso il 19 giugno sotto il ponte di Chienti. Al riguardo non
esistono altre informazioni. Un soldato tedesco di guardia al comando tedesco
installatosi nella scuola di San Claudio, situata lungo la nazionale e vicino
al mulino Franceschetti, di notte è ucciso da due sedicenti partigiani di
Corridonia. Su questo delitto, per molti aspetti emblematico della guerra
civile, non esiste documentazione. Ne siamo, tuttavia, venuti a conoscenza per
la testimonianza dei fratelli Foresi, allora poco più che ragazzi. Storia che
racconterò nel prossimo libro.
Per
queste uccisioni non si hanno rappresaglie da parte del comando tedesco. Per
l’uccisione della sentinella della scuola, il comando tedesco si astenne avendo
ottenuto prove incontrovertibili della non colpevolezza degli abitanti della
zona. Più complessa la questione relativa all’uccisione della sentinella di
Sarrocciano. La rappresaglia fu evitata grazie ai buoni rapporti tra la
popolazione della contrada e i soldati che compresero come l’attacco notturno
fosse da attribuirsi ad elementi partigiani. Gli agricoltori della tenuta di
Sarrocciano ricordano e sottolineano infatti la forma di pacifica convivenza
tra le loro famiglie i reparti germanici costituiti in maggioranza da elementi
di religione cattolica…
Si
registra un’altra uccisione di un soldato tedesco sempre nel mese di giugno.
Claudio Principi ( ci riferì di sapere il nome dell’autore del delitto, che mai
però avrebbe rivelato nemmeno sotto tortura), don Benedetto Nocelli, i nipoti
di don Giovanni Michetti hanno affermato che il sacerdote riuscì a evitare una
rappresaglia perché convinse il comandante tedesco a rispettare il quinto
comandamento non uccidere.
Non
è possibile con esattezza accertare se questo sia un nuovo delitto o faccia
riferimento agli altri.
Certamente,
così come riferita da più testimoni, appare verosimile la motivazione di
carattere religioso.
Il
ragguardevole interesse, tuttavia, di Hagemann e delle gerarchie tedesche per
l’abbazia di San Claudio e per le ricerche effettuate negli archivi dei nostri
comuni ci suggeriscono un’ipotesi diversa.
Nei
lavori di restauro del 1924-1926, sotto l’altare della chiesa fu rinvenuto la
salma mummificata di un guerriero dai capelli biondo rossicci e con a fianco
una spada. Don Giovanni Michetti, in quel periodo pievano di San Claudio, dà
testimonianza scritta del suo ritrovamento, ma non sa dove sia stata portata.
Ed è una grossa bugia. Sapeva benissimo, come la maggior parte dei
parrocchiani, dove era stata deposta. Le testimonianze, poi, concordi di almeno
tre giovanotti del tempo, ripetute infinite volte alle persone della zona e
giunte fino a noi, hanno indicato il luogo esatto dove trovarla: vicino alla
prima colonna a destra della chiesa. Anzi ne hanno perfino indicato il punto
preciso.
La
nostra ipotesi è che don Giovanni Michetti abbia potuto impedire la
rappresaglia non tanto perché il comandante tedesco era un fervente cattolico
quanto bensì perché gli aveva consegnato la mummia. Può sembrare
una ipotesi suggestiva, ma non meno credibile di quella fondata sulla
magnanimità, ispirata da motivi religiosi, del comandante tedesco. Le memorie
testimoniali di don Giovanni sono pressoché inesistenti. Quella dettata a don
Benedetto negli anni Sessanta lascia intendere la volontà di negare una verità
scomoda.
Un
altro tragico fatto rende più credibile la nostra ipotesi. Il 22 giugno 1944 a
San Claudio ( i polacchi erano il giorno precedente entrati a Corridonia) il
siciliano Gaetano Paci ex paracadutista viene fucilato dal comando tedesco.
Costui aveva trovato una sistemazione presso la famiglia Re, che conduceva a
mezzadria un terreno di proprietà Olivieri di Sarrocciano. Gaetano, detto
anche Salvatore, aveva familiarizzato con i tedeschi, che presidiavano l’area
del costruendo campo di aviazione.
Intercettato
da una pattuglia tedesca fu fermato e perquisito: gli furono trovate una
bussola militare e l’uniforme da gustatore. Condotto presso il comando, a S.
Claudio, dopo un sommario processo fu condannato alla fucilazione, avvenuta la
sera stessa della cattura, poco lontano dalla chiesa, dietro la casa di
Martinelli. Riferiscono poi le testimonianze e le
fonti documentali: A nulla era valso il tentativo di evitargli la
fucilazione effettuato dal parroco don Giovanni Michetti, bruscamente
allontanato dai tedeschi.
Il
comandante quindi non era più quel fervente cattolico convinto da don Giovanni
Michetti ad evitare addirittura una rappresaglia? Forse nel frattempo era
cambiato. Ma a distanza di pochi giorni?
C’è
ancora un’ultima annotazione. L’Iriae nel settembre del 2014 ha effettuato un
carotaggio interno alla chiesa in un punto in cui il GeoRadar aveva indicato un
vuoto sul lato destro della chiesa, più precisamente nel punto dove era stata
deposta la famosa mummia. A circa un metro di profondità la telecamera
ha confermato la presenza di una larga camera rettangolare con volta a botte
riempita di ossa umane. Non si è riusciti, tuttavia, a distinguere la presenza
di materiale di diversa tipologia. La mummia quindi non c’è.
Ma lì era stata posta nel 1925.
Non
siamo depositari di alcuna verità, ma le tesi del prof. Giovanni Carnevale e di
altri studiosi che ripropongono dell’Alto medioevo una storia profondamente
diversa da quella tradizionale, le ricerche dei tedeschi, prima durante e dopo
il secondo conflitto mondiale, per scoprire nella nostra terra le gloriose
origini della loro nazione, impongono una seria riflessione.
Dott. Piero Giustozzi
lunedì 10 ottobre 2016
MEN IN BLACK
Nella vicenda di Aquisgrana a san Claudio vengono fuori inattesi
risvolti: la presenza degli uomini in nero, non nella fantasia ma nella più
dura realtà: si staglia sinistra su questa storia l'ombra delle SS.
Mio fratello mi ha riferito la testimonianza di Claudio Franceschetti,
fratello di Annibale Franceschetti, i proprietari dell'antico mulino di san
Claudio.
Ho avuto modo di parlare spesso con Annibale, meno con Claudio.
Annibale mi raccontò un fatto interessante: prima di abbandonare la
posizione i tedeschi, allo scopo di rallentare l'avanzata degli alleati non
minavano solo i ponti, anche i mulini.
E il mulino di san Claudio stava per essere fatto saltare. La mamma di
Annibale e Claudio si era messa a piangere e poco dopo anche i figli. Ma c'era
un comandante tedesco, che parlava l'italiano, che aveva preso a benvolere
questi bambini: ebbe compassione e ordinò di rimuovere le carica esplosive.
Così il mulino restò in piedi e dette ai due fratelli la possibilità di
lavorarci fino alla pensione.
Solo adesso, dopo che i due fratelli sono morti, ho realizzato che il
comandante tedesco era Wolfgang Hagemann.
Dopo la guerra questo signore tornò in Italia e tenne la carica di
direttore del DHI,
l’istituto storico tedesco che ha sede in Roma.
Si interessò soprattutto di Federico II, cercando i risvolti delle sue
vicende negli archivi dei paesi ( a quei tempi risultava strano) del fermano
soprattutto.
Chi si interessa di storia locale di questa regione conosce benissimo
questo autore.
Io mi sono spesso domandato come facesse questo tedesco a sapere tutto dei
nostri paesetti. Ora me lo spiego.
Ma torniamo al periodo della seconda guerra mondiale.
Mio fratello Ennio ha raccolto, quasi per caso, la testimonianza di Claudio
Franceschetti, pochi mesi prima che morisse, che i Tedeschi nel 1944 mandarono
a san Claudio una delegazione di alto livello, che ispezionò l’interno della
chiesa, non certo sotto gli occhi di tutti.
Ora passo alle logiche supposizioni, altro non si può fare.
Questa delegazione era sicuramente costituita dalle SS di Heinrich Himmler,
mandate a Iesi sulle tracce del Codex Aesinas: dovevano trovare l’unica copia
antica dell’opera di Tacito “Germania”, custodita nella villa dei conti
Baldeschi – Balleani, perché dovevano cambiare un’inezia: un tamquam con
un quamquam.
Questa inezia dava ai nazisti l’alibi morale per proclamare la supremazia
della razza ariana! Troppo lungo da spiegare, ma fidatevi, è così, cioè, era
così.
Questa spedizione non trovò il codex aesinas, ma credo che non tornò a casa
a mani vuote. Si portò a casa la mummia di Ottone III.
Erano passati diciotto anni dal suo ritrovamento sotto l’altare di San
Claudio.
Il parroco don Giovanni Michetti conservava lo spadino ritrovato sopra la
mummia, sapeva dove era stata ritumulata, come lo sapeva metà dei parrocchiani:
Secondo me uno come Wolfgang Hagemann aveva capito che quella mummia era di
Ottone III, molto prima di Giovanni Carnevale.
Ma se i nazisti se la sono presa nel 1944, che andiamo a cercare noi oggi,
le farfalle?
Ora qualcuno mi dirà: dove sono i documenti, dove sono le prove di quello
che scrivi?
Che devo rispondere? Ma Himmler e le SS sono realmente esistiti?
I tedeschi non scherzano mai, recita una nota pubblicità per una auto
tedesca, però dicono un sacco di bugie.
Provate a pensare allo scandalo della Volkswagen: con 15 miliardi di euro
la storia verrà chiusa e chi s’è visto s’è visto.
Ma è veramente curioso che i molti ingegneri inventori del dispositivo
fraudolento si sono laureati tutti ad Aachen, tanto che i giornali che parlano
di questa frode titolano “Aachen connection”.
Per chiudere il discorso, che sarebbe troppo lungo e complicato, quello che
mi preoccupa è che forse da qualche parte in Germania questa mummia potrebbe
saltar fuori da un momento all’altro.
Allora l’intelligentone milanese potrà dire tranquillamente: “ Io lo
avevo detto che questi valdichientisti arroganti e visionari erano da
rinchiudere in un manicomio.”
Enzo Mancini
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