Strade
romane nel Piceno
Graziosi
dr. Nazzareno
Sarebbe necessario un volume; si
sintetizza, fidando nell’intelligenza del lettore.
Il Piceno
preromano non era una landa selvaggia dove s’insediano popoli di origine
indoeuropea. Asserzione troppo vaga.
Il
Gallucci in Antichità Picene, 1786: molti e varj popoli vi ebbero
stanza, e imperio… Aborigeni*, Siculi, Liburni, Enotrj, Ausoni, Peucezj, Umbri,
Pelagi, Etruschi e Galli2 per siculi s’intendono quelli
antichissimi, non i siracusani.
I popoli
italici del centro-sud Italia possedevano culture, conoscenze tecniche, e
nozioni scientifiche superiori ed hanno fornito gli uomini per progettare e
realizzare. La civiltà, la cultura, la scienza, il commercio hanno bisogno di
vie per espandersi. Tre importani vie romane (o meglio
preromane) sono chiamate SALARIA, tutte nelle Marche:
Salaria (SS 4) da Roma ad Ascoli Piceno;
Salaria Picena (SS 16 Adriatica) da Fano a
Giulianova;
Salaria Gallica (SS 78, SP 327 da Fossombrone
ad Ascoli o Arquata pedemontana).
Salaria (SS 4) (VIA
DEL SALE?)
Roma
Ascoli o Ascoli Roma?
Secondo la storiografia la
Salaria (attuale SS 4) iniziava a
Roma, Porta Salaria, Ponte SALARIO sull’Aniene,
Sette Bagni, Passo Corese (SS 113), Rieti, fiume Velino, valico di Torrita (1000
m.), valle del Tronto, Accumoli, Arquata del Tronto,
Quintodecimo, Acquasanta Terme, Ascoli Piceno, Castrum Truentinum.
Tito Livio “ab urbe condita” lib VII. 9 narrando di Brenno:… Galli ad tertium
lapidem Salaria via trans
pontem Anienis castra habuere. Dictator… in
citeriore ripa Anienis castra posuit. Pons in medio erat… Tum eximia
corporis magnitudine in vacuum pontem Gallus processit et quantum maxima voce
potuit "quem nunc" inquit "Roma virum fortissimum habet, procedat
agedum ad pugnam, ..."
10. … tum T.
Manlius L. Filius,… si tu permittis, volo ego illi beluae ostendere… me ex ea
familia ortum quae Gallorum agmen ex rupe Tarpeia deiecit." … Iacentis
inde corpus … uno torque spoliavit,... Torquati cognomen auditum; Dictator
coronam auream addidit donum...
Quanto descritto da Tito Livio é stato così tradotto, nel
1765, da Roisecco che fa espresso riferimento a Baronio, Bosio, Nardini e
Grevio: “li Francesi avevano posto li
loro steccati all’Aniene… un Francese di grandezza singolare di corpo si
avanzò, provocando a singolare battaglia… Tito Manlio… “faccio vedere io a
quella bestia, che discendo da quella famiglia che discacciò l’esercito
Francese dalla città Tarpeja”… ferito il Francese, l’uccide e gli leva il
collaro dal collo, per il che prese … il nome di Torquato3, ma… anche
una corona d’oro4. Nel museo di Ancona é visibile l’ansa di
Treia, di un grande scultore piceno, che filma
l’episodio
Tito Livio fa iniziare la Salaria da Roma e correttamente
pone il ponte salario a 5.5 Km. Ma questa asserzione contrasta con la realtà
delle città miliari: Quintodecimo (15
miglia, picene o romane, equivalgono a 22 Km) non si trova a 22 Km da Roma.
Con Ascoli Piceno la distanza è corretta; quindi inizialmente la salaria non
partiva da Roma e non raggiungeva il mare. Probabilmente la Salaria era una via
commerciale picena. Iniziava dalla città di Ascoli Piceno e la collegava con la Sabinia (Rieti) e l’Etruria, per esportare manufatti raffinati e armi costruite
con acciai di qualità eccezionale (vedi Arduino Medardo). Poi, romanizzata e
classificata prima via consolare, arrivava all'Adriatico con partenza da Roma.
Per tutti (o quasi) Salaria è la via del sale: lo hanno detto
gli storici con la “s” maiuscola, pur divisi se fossero i Romani a importare il
sale piceno o i piceni a commerciare il sale romano. Sembra una storiella
battezzata da certezza.
Non conosciamo l’orografia Picena di 3000 anni fà. Ma anche dai
ritrovamenti costieri, si deve dedurre che il paesaggio del medio adriatico non
sia stato molto diverso dall’attuale, difficilmente idoneo alla costruzione di
grandi ed efficienti saline (esclusa la modesta Sentina probabile salina
dell’Abazia di s. Eutizio V sec d C).
L’Abate Millot, nel 1777 (in conformità a molti storici romani)
relativamente alle opere di Anco Marzio, scrive: ” fabbricar fece il porto ad Ostia all’imbocco di quel fiume; scavar fece
saline sulla spiaggia del mare; e al popolo distribuì la maggior parte del
sale che se ne ritrasse…”; quindi il sale abbondava a Roma.
I romani forse erano un pò buzzurri ma certamente non erano
scemi. Non avrebbero percorso 140/150 miglia e valicato monti per trasportare
(via terra) tonnellate di sale, quando avrebbero potuto approvigionarsene a
poca distanza (via acqua); il loro Tirreno con spiagge piatte, era ed è più a
sud, più idoneo a più vicino a Roma.
Per tutti questi motivi dovrebbe risultare ovvio che la Salaria non poteva essere, per
antonomasia, la via del sale, pur
non potendosi escludere trasporti sporadici.
Anche se Plinio il vecchio, (Como, 23 –
Stabiae, 25 agosto 79 eruzione del
Vesuvio), in Naturalis historia, XLI, 89: « ... sicut
apparet ex nomine Salariae viae quoniam illa salem in Sabinos portari
convenerat…” che si dovrebbe tradurre: « ... come sembra dal nome della via
salaria, perché attraverso essa conveniva portare il sale presso i sabini”.
Altri hanno tradotto “… così chiamata perché attraverso questa i Sabini
trasportavano il sale dal mare». Da qui
la definizione di via del sale, come
via di scopo. Non risulta che fossero i Sabini a commerciale il sale e ancor
meno che tutta la Salaria fosse destinata solo a quell'uso. Per opportuna
conoscenza si riporta la traduzione del brano di Plinio tradotto da Lodovico
Domenichi e pubblicato in Venezia da Giuseppe Antonelli nel 1844: “…e risveglia e invita 1’appetito in tutti i cibi,
sicché molto bene si distingue anche in mezzo a infinite vivande. Per questa
ragione il garo è molto ricerco. Oltra ciò, il bestiame grosso e il minuto è grandemente
invitato a pascere dal sale, il qual fa loro dovizia di latte, e molto grazioso
e gentile il cacio, che se ne fa. Certamente dunque quella vita che ha
dell’umano, non può essere senza sale; ed è elemento tanto necessario, che
ancora il suo gusto passò a‘ diletti dell' animo. E perciò tutte le piacevolezze,
arguzie e molti allegri sono chiamati sali.
Interponsi ancora agli onori e alla milizia, e di qua han nome i salarii, e fu
di grande autorità appresso agli antichi, come si vede nel nome della via
Salaria, così detta, perché per essa si portava il sale a’ Sabini. Il re Anco
Marcio diede al popolo sei mila moggia di sale ne’ doni ch’ei faceva al pubblico,
e fu il primo che ordinò le saline. Varrone dice che gli antichi usarono il
sale ancora in luogo di vivanda, e che le più volte mangiavano il pane col sale
e col cacio, come si di mostra per proverbio. Ma sopra tutto l’autorità sua si
conosce ne’ sacrificii, perciocchè non se né fa niuna senza la poltiglia
insalata.”
Salarie: Picena e Gallica
Salaria Picena (SS 16 Adriatica) da Fano a Giulianova, attraversa le numerose città
costiere.
Salaria Gallica (SS 78 / SP 327), quasi parallela (circa 30 Km) alla
Salaria Adriatica, ristrutturata da Marco Ottavio Asiatico. Percorso comunemente accettato: da Forum
Sempronii, Suasa, Ostra, Aesis (Jesi), Ricina (Macerata), Urbs Salvia, Falerio, Macchie di S. Ginesio, S. Maria di Pieca (Pian di pieca), Sarnano,
Amandola, Comunanza, Croce casale ad Asculum.
Forse ci
sono due inesattezze: 1) il passaggio per Falerio la rende inutilmente più
lunga e impervia; probabile diverticolo o
callis; 2) da Croce Casale si raggiunge Ascoli, ma più corretta la
direzione per Arquata via Castro (con molte sorgenti) e Montegallo,.
Gli eserciti in marcia hanno bisogno di punti di sosta (Castrum). Un Castro
vicino a Montegallo è illuminante.
Fossombrone
è vicina ai siti di reperimento dei Bronzi di Pergola (dai quali si desumere la ricchezza e
la cultura del luogo) e delle Tavole Eugubine: il "più
importante testo rituale di tutta l'antichità classica”5 per i sacerdoti del culto di Giove. Il luogo
esatto è ignoto: per alcuni sarebbe il teatro romano di Gubbio, per altri, più
coerentemente, il tempio di Giove Appennino, tra Scheggia e Cantiano, non
lontano da Fossombrone e Gubbio.
Il prof.
Giovanni Rocchi, paleo epigrafista, le ha decifrate: sono scritte in piceno
antico o umbro piceno. Nella tavola 1.b.10-45 è codificato il rito
dell’Armilustrum dei Salii, lustrazione
(purificazione) dell’esercito. Inizia con il vaticinio dal volo degli
uccelli, poi disciplina lo schieramento dell’esercito “per curie e per centurie”, “per tre volte si giri intorno, si preghi (Giove e Marte)”, codifica i sacrifici, “…ai
Fontanelli si sacrifichino a Marte tre verri rossi o neri…, alla Fortezza… tre
porcelle rosse o nere… le si consacri con il rito dell’insaccatura…, si
producano insaccati neri e bianchi”…, “siano presenti prodotti della terra…,
tre vitelle… in Aquilonia… tre giovenche mature” e infine “L’intelligenza di Tito Tazio fece nel suo
questorato alla liturgia”. Al gran numero dei sacrifici seguiva il ricco
convivio: sei suini e tre manze. Non deve quindi destare meraviglia che per
banchetto Saliare s’indenta un convivio ricco e sontuoso (forse un’abbuffata)
con giustificazioni religiose, che fa scrivere a Q. Orazio Flacco: Odi; I, 37:
Nunc est
bibendum, nunc pede libero
pulsanda
tellus; nunc Saliaribus
ornare
pulvinar deorum
tempus erat
dapibus, sodales
|
Ora si
deve bere, ora con piede sciolto
far vibrare la terra; ora all’uso dei Sali
è stato
addobbato l’altare degli dei
con
vivande, o compagni
|
Salii non
potevano essere solo i nobili sacerdoti custodi dei 12 Ancili sacri (scudi
lunghi, ristretti nel mezzo); intorno a Fossombrone c’erano curie e centurie,
il generale Publio Cornelio Scipione era salio. Si dice che Salii derivi da saltare,
per l’andatura saltellante nelle processioni sacre, al canto di Carmina Saliaria;
sembra di sentire il suono delle armi sugli ancili al ritmo ancestrale del
salterello(?).
Conclusione
Se:
·
nelle Marche i Sali erano più numerosi
di quanto si creda;
·
il nome delle strade romane individua
anche i popoli di destinazione: via Latina, via Aquitania;
·
l’attuale SS 4 non è la via del sale;
·
Urbs graeca est Ancona scrive il
greco Strabone;
·
Salario è il quarto quartiere di Roma,
indicato con Q. IV;
·
le Marche romane sono divise in “Regio
V: Picenum” e “Regio VI: Ager Gallicus”;
·
le tre Salarie chiaramente individuano
un territorio intensamente abitato;
·
Tito Tazio ha prescritto il rituale
dell’armilustrium, il più importante rituale ottobrino dei Salii;
·
i primi Sali erano della tribù Taties, sabini, molto prima di Numa
Pompilio e di Tullo Ostilio.
·
sono esistiti Sali, Piceni e Galli;
·
i Sali (aggettivo saliario/a) erano anche detti Salluvi (aggettivo
salluvio/a);
ci perseguita il dubbio.
Perché no
SALARIA come via dei Sali da via Sal(i)aria?
Perché no
Urbisaglia da urbi(s) sal(lu)via o urb(s) salia (in dialetto Urbisaja, come sostengono alcuni)?
Perché no
Salaria Comune, Picena e Gallica;
Perché no
Sali Piceni sulla costa e Galli Sali nelle vallate pedemontane delle Marche?
* molti
studiosi di antichi popoli affermano che Sali e Aborigeni erano della stessa stirpe.
1 Siculi: citando Ellanico: “Stirpe antecedente la guerra di troia”, Filisto 80 anni prima; nel Piceno dal 786 al 510 prima di
Roma. I siculi di Colucci sono greci di stirpe gallo salica (gallogreci dei
vecchi dizionari).
2 Galli: dal greco Galatai o celtico gal- potere,
forza o da kelh- essere elevato(Wikipedia). Colucci nota 132, relativa al
generico nome dei galli… i salluvi erano
gli stessi popoli che da altri si chiamano salj o salienti. Il Bacci,
citando M. P. Catone e Barroso, essenzialmente conferma. Salyens o Salluviens
degli storici francesi. N. Tommaseo 1924, V IV, pag. 994: Galli: i Sacerdoti di Cibele (Iside, Dea Madre); onde le affinità con
Cureti, Coribanti e Salii che assorellavano Creta e Troia con Roma. A pag. 995 troviamo:”Gallogreci…di gallo e
greco. È in Cicerone – Potrebbesi
Gallogreci dire gli abitanti delle Gallie di greca origine”, “Galata. di
Galizia nella Natolia”. Superfluo
ricordare che la statua del Galata morente era anche detta del Gallo morente.
3 Per i grandi guerrieri piceni, il torques (collaro) era un
importante distintivo militare: lo stesso T. Livio nelle Deche, riferendo ad un bottino di guerra, così scrive: …58 segni militari e più speglie militari
galliche furono prese e torque d’oro
e armille in grandissimo numero….
4 Desta
curiosità la traduzione di grandi storici del 1500 / 1600: in due paginette
(11x16 cm) ben 11 volte scrivono Francesi riferendosi ai galli di Brenno.
5 Devoto
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