domenica 21 luglio 2024

L'originale del testo pubblicato dal Resto del Carlino

 

AQUISGRANA NON È AD AACHEN

In risposta alla petizione di studiosi e parrocchiani al vescovo di Feermo

 

 

Maggio 2010: La tomba di Carlomagno non è nell’atrio della cattedrale di Aquisgrana (Il giornale); Grave of Charlemagne remains a mystery(Medial News); Germania:archeologi smentiscono leggenda su tomba di Carlomagno (Adn Kronos); La tomba di Carlo Magno? Non esiste (Avvenire); Carlo Magno non abita qui (La stampa).

La tomba originaria di Carlo Magno non si trova nell’atrio della cattedrale di Aquisgrana. Questa la notizia. Un gruppo di archeologi guidati da Andreas Schaub per tre anni ha cercato invano tracce della sepoltura dell’imperatore, morto nel 814. Le tracce più antiche trovate risalgono al XIII secolo, quattrocento anni dopo la  sua morte.  

 

San Claudio al Chienti e la Cappella palatina di Aquisgrana sono la stessa cosa. Storicamente e architetturalmente. Questa la tesi del prof. Giovanni Carnevale, resa pubblica nel 1993 e sviluppata in altre quattordici pubblicazioni. Tesi ignorata dagli studiosi. In verità c’è stata qualche sporadica manifestazione di dissenso senza tuttavia specificarne i motivi. Desta meraviglia che dopo molto tempo e soltanto dopo la sua morte la tesi del professore sia ritenuta storicamente infondata. Questi studiosi li hanno letti i libri del prof. Carnevale ? Onestà intellettuale richiede che la contrarietà ad una teoria sia resa manifesta con prove, argomentazioni e considerazioni storiche. Proponiamo alcuni esempi.  Il prof. Carnevale mette a fondamento della sua teoria l’affermazione di Theodulf, alto prelato alla corte di Carlo Magno,  che ha fatto costruire a Germigny des Prés una cappella instar eius quae in Aquis est, ossia simile alla cappella di Aquisgrana. Se questa poi non è minimamente rassomigliante a quella di Aachen che ha pianta ottagonale e non quadrata, qualche interrogativo si pone.  

Nel Capitulare de villis, straordinario documento carolingio, si fa riferimento a specie vegetali tipiche del clima mediterraneo e non nordico. In due capitoli si cita il vino cotto, prodotto tipico della nostra terra. Le vigne non crescevano ad Aachen per la piccola glaciazione del dal V al IX secolo.

Gli insigni studiosi firmatari della petizione  non debbono preoccuparsi se vacilla la tradizione che vuole Aquisgrana ad Aachen. Non è questione tale da minare i rapporti italo tedeschi e gli equilibri europei.

Tra gli illustri firmatari della petizione anche il famoso divulgatore storico Alessandro Barbero. Per contro rammentiamo che nel manuale scolastico di Gillo Dorfles, uno dei maggiori storici del’arte italiana, è citata la tesi del prof. Giovanni Carnevale.

Ai numerosi  firmatari parrocchiani, alcuni dei quali ignorano che San Claudio dal 1986 non è più pievania ma  parrocchia,  ricordiamo che la loro terra  ha avuto un passato ben più importante di Aachen.  Ivi insisteva la città romana di Pausulae, una vasta area archeologica, uno dei primi insediamenti cristiani d’Occidente sede di diocesi con un proprio vescovo.

In conclusione auspichiamo il confronto sugli argomenti trattati, di grande utilità più delle polemiche e petizioni.  

Piero Giustozzi 

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