Portus Veneris
Mio fratello Ennio, a cui va
dato il merito del rinnovato interesse per Abul Abbas da parte del centro studi
carolingi di san Claudio, ispirato probabilmente dal lavoro dell’amico Albino
Gobbi sulla presenza dei Franchi nel vicino Abruzzo, mi ha dato un prezioso
suggerimento proprio oggi.
Mio fratello, maggiore d’età
ma minore di studi, ha preso a cuore la ipotetica grande storia del nostro
“natio borgo selvaggio” sicuramente più di me, che ultimamente ho avuto da
pelare altre gatte e quindi minore disponibilità di tempo.
Insomma curiosando sulle
vecchie abbazie dell’Abruzzo ha scoperto che alla foce del fiume Sangro, in
comune di Fossacesia, esiste l’abbazia
di san Giovanni in Venere, un complesso monastico con veduta dalla collina
sull’Adriatico, un tratto di mare conosciuto come golfo di Venere.
Il toponimo di “Portus Veneris”
è attestato da antichi documenti.
Per farla breve, verso l’anno
540, vivente san Benedetto, alcuni dei suoi discepoli edificarono, sulle rovine
di un tempio di Venere, un monastero e una chiesa dedicata alla Madonna e a san
Giovanni Battista. Il monastero, dipendente prima da Monte Cassino e poi da
Farfa, si rese indipendente solo nel 1004.
Nell’abbazia, che nel suo
momento migliore ebbe possedimenti, oltre che in Abruzzo, nelle Marche, in
Puglia, in Romagna, in Dalmazia, soggiornarono personaggi che divennero Papi:
Stefano IX, Celestino V, Vittore III.
Quindi non ci sarebbe bisogno
di arzigogolare che Porto Venere poteva essere Cupra Marittima, perché a meno
di cento chilometri più a Sud, sulla costa Adriatica, è documentata la presenza
di un Portus Veneris che agli inizi del IX secolo poteva far parte del
territorio carolingio.
( Questa precisazione è
soprattutto per Albino Gobbi: sono tornato virtualmente a visitare il santuario
della Madonna di Canneto, con google maps )
Nel 2006 ad agosto partecipai
ad un ciclo-pellegrinaggio organizzato dalla parrocchia di san Marone di
Civitanova Marche. Nella seconda giornata di fatica il gruppo di cicloamatori risalì
la valle del Trigno e fece tappa al santuario di Santa Maria di Canneto.
Entrando nella antica chiesa attirò la mia attenzione una pesante lapide sul
lato sinistro rispetto all’entrata. Ci si legge:
Papi ed imperatori del medioevo che nelle loro bolle e
diplomi menzionarono la chiesa e il monastero di Santa Maria di Canneto sul
Trigno
Marino II – Giovanni XIII – Stefano IX – Niccolò II –
Urbano II – Pasquale II – Callisto II – Anastasio II – Alessandro (?) – Clemente
(?) Innocenzo III – Onorio III – Sisto IV
Carlo Magno – Enrico II il Santo – Corrado II il
Salico – Enrico III il Nero – Lottario III il Sassone.
Chiedo scusa per i punti
interrogativi, ma ho ricavato il testo da una foto. Comunque se ci andate non
penso che abbiano spostato la pietra, di diversi quintali di peso.
Io ritengo che se qualcuno si
è preso la briga di incidere sulla pietra questo testo, si basava su documenti che
non si può avere inventato.
Perciò anche la patria di Don
Giovanni Carnevale, Capracotta, che oggi fa parte del Molise, ma si trova a
Nord del Trigno, è stata sotto l’imperatore dei Franchi e dei Longobardi.
Nessun commento:
Posta un commento