Al convegno di Spoleto su "I FRANCHI" abbiamo inutilmente chiesto agli oratori quali fossero le motivazioni della "nomenclatura" delle Università per considerare falso il documento con il quale Angilberto descrive la costruzione della "Seconda Roma" da parte di Carlo Magno.
Di seguiti riportiamo il brano in questione tratto dal libro del Prof. Giovanni Carnevale: LA SCOPERTA DI AQUISGRANA IN VAL DI CHIENTI.
Dove va rifiorendo l’Urbe, la “seconda Roma”
coi suoi grandiosi edifici,
e tocca le stelle con le sue cupole
emergenti al di sopra delle mura,
Carlo Magno, in piedi sulla sommità dell’ARX,
indica da lontano i siti delle varie costruzioni
e fissa il perimetro della “futura ROMA”.
Lì ordina che ci sia il FORUM, e anche il SENATUS,
inviolabile per legge,
dove i senatori fissino i diritti del popolo,
si occupino delle leggi,
ed emanino ordinanze da rispettare come sacre.
Le maestranze lavorano alacremente:
chi ricava colonne da massi adeguati,
chi pensa a costruire l’ARX,
chi fa rotolare con le mani massi ingenti.
Scavano un PORTUS,
gettano le profonde fondamenta del THEATRUM,
coprono le costruzioni con alte cupole.
Altri rintracciano le sorgenti calde delle THERMAE,
recingono di mura i BALNEA
che ribollono per naturale calore,
fissano artistici sedili su gradini di marmo.
La fonte dell’acqua bollente non cessa di ribollire
e se ne spargono ruscelli in tutte le parti della città.
Altri altrove gareggiano nel costruire al Re Eterno
uno splendido TEMPLUM, di imponenti dimensioni,
e il sacro edificio si innalza verso il cielo con eleganti mura.
Lontano una parte del popolo sta in alto,
e con entusiasmo colloca massi sulla sommità del colle,
cementando i marmi con un impasto ‘a sacco’ di calce.
Un’altra parte sta dislocata lungo i gradini,
accogliendo volta a volta i carichi dei portatori
e fornendo il materiale alle mani impazienti dei costruttori.
Altri si caricano blocchi sulle spalle
o ne fan rotolare verso le mura.
Qua e là c’è chi, con la testa piegata a terra,
depone dalle spalle enormi fasci,
fiaccato dal peso gravoso. I carri stridono,
un confuso rumorio sale al cielo.
È tutto un gridare,
tutto un rimescolarsi di voci e rumori nell’URBE.
Vanno e vengono gli alacri portatori,
sparsi qua e là per l’URBE,
gareggiano nell’ammassare il legno
per la superba ROMA. Altri altrove preparano armi,
fabbricano utili strumenti appuntiti
con cui si possano scolpire i marmi, segare i massi.
Fervono i lavori …
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