Che strana coincidenza!
Nell’881 le fonti riferiscono della distruzione, da parte dei Normanni, di Aquisgrana e della Cappella Palatina, che ridussero a stalla di cavalli.
Nello stesso anno i documenti dicono che gli arabi, in Italia non appena l'imperatore
si allontanò da Roma, non trovando resistenza, distrussero l’abbazia carolingia di San Vincenzo al Volturno e sbarcado alla foce del Chienti, distrussero il
“monasteriolum ad Indam” l’attuale Santa Croce al Chienti ed occuparono l'intera valle del Chienti.
Stranamente l’Imperatore si preoccupò esclusivamente delle occupazioni di insignificanti edifici in Italia, trascurando completamente di liberare Aquisgrana, nel nord della Gallia.
Al contrario di quello che ci si sarebbe aspettati, subito dopo l’invasione degli arabi il Papa, l'Imperatore e il Doge si rifugiarono a San Leo per organizzare la resistenza. La conformazione di San
Leo è tale che anche se in zona fossero sbarcati gli arabi, loro si sarebbero
salvati, protetti dalla inaccessibilità della Rocca.
L’iscrizione sul
Ciborio, sopra l'altare del tempietto della Chiesa della Pieve di San Leo, costruito
nel 882, ci conferma che in questa località si riunirono l’ Imperatore, il Papa
ed il Duca Dux Ursus (Doge Orso) per riunire le forze ed organizzare la
cacciata degli arabi.
Tutta la valle del Chienti fu liberata nel 882.
A ricordo di questa vittoria fu costruita Santa Croce al Chienti.
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