San Carlo Magno
Ho letto con interesse l’articolo di Giorgio Rapanelli, con cui concordo in parecchi punti, ma non in tutti. Che volete, “tot capita, tot sententiae”. Ad esempio mi preoccupa che la disputa, innescata dal prof. Giovanni Carnevale col binomio “ san Claudio – Aquisgrana”, acquisti una deriva politica. Perché san Claudio al Chienti appartiene a tutto l’arco parlamentare, ai credenti come ai non credenti. Mi rendo conto comunque che, specialmente ai nostri giorni, è impossibile per uno storico non scantonare ogni tanto in politica. Io personalmente non sono schierato perché so che la politica non è pane per i miei denti, non ne sono all’altezza, non ci capisco. A me non sembra diverso dal fare tifo per una squadra di calcio o per un’altra.
Sono anch’io convinto che chi appoggia la teoria di don Carnevale non debba vedere nella controparte tedesca o francese un acerrimo nemico da abbattere. Per ricostruire una storia medioevale plausibile abbiamo assoluto bisogno dell’aiuto della Germania e della Francia. E’ un dato di fatto che gli Italiani i documenti non li sanno conservare, e neanche i monumenti, al contrario di quanto sanno fare oltre le Alpi. Se poi penso ai tanti misteri italiani, ai fatti e fattacci accaduti nel corso della mia vita… penso sia più semplice ricostruire la verità sulla storia del medioevo che di quella contemporanea. Però, ritornando ad Aquisgrana, sono stupito del fatto che Tedeschi e Francesi continuino imperterriti ad ignorare la teoria del prof. Carnevale. Salvo qualche rara eccezione, come Angela Raestrup, che conferma la regola. Non sta a cuore anche a loro sapere come effettivamente si è svolta la loro storia, che è inestricabile dalla nostra?
In Vaticano si sono lamentati del mancato riconoscimento delle radici cristiane dell’Europa, ma ben gli sta. Per favorire il costituirsi dello stato Pontificio hanno contribuito parecchio agli incendi degli archivi nostrani, per interessi politici. E per interessi politici Carlo Magno fu dichiarato santo, con la benedizione di Pasquale III , un antipapa. Il grande Carlo era un credente, ma santo proprio no. Come si può fare santo un uomo, volendo usare i termini di Umberto Eco ne ” Il nome della rosa” , la cui verga veniva soddisfatta praticamente ad ogni erezione, o dalla moglie legittima o da chi per lei. Se lo poteva permettere e se lo permetteva. Non posso non ricordare a questo punto la canzone scritta da Paolo Villaggio e cantata da Fabrizio de André, Carlo Martello: “ Alla donna apparve un gran nasone, un volto da caprone, ma era sua maestà! “ Penso poi che il ripudio della prima moglie, che non si chiamava né Ermengarda né Desiderata, ma probabilmente Berterada, sia dovuto al rifiuto della figlia di Desiderio del menage sessuale dell’augusto marito; la principessa longobarda era probabilmente troppo orgogliosa per sopportare in silenzio la gran quantità di corna che l’illustre consorte gli procurava senza troppi scrupoli.
Stranamente Alcuino di York , che si è meritato ampiamente l’aureola di santo, è rimasto a tutt’oggi solamente beato. Carlo, nipote di Carlo Martello, non era santo ma sapeva scegliere le persone giuste e metterle al posto giusto. Non sapeva scrivere, è vero, ma non lo si può considerare come un analfabeta e un ignorante. Non aveva bisogno di scrivere, lui dettava a chi sapeva scrivere; ma capiva e parlava almeno quattro lingue. Ma l’onore di essere considerato il padre dell’Europa io lo attribuirei di più ad Alcuino di York che al sire Carlo di Aquisgrana. Perché fu Alcuino ad organizzare la didattica nei territori carolingi, avendo usufruito degli insegnamenti del Venerabile Beda, anche se non direttamente. Fu Alcuino a porre il seme da cui nacque l’Università, prima nella Francia Picena, poi nel resto dell’Italia, poi nel resto dell’Europa.
Forse ho concentrato un po’ troppo i miei convincimenti in poche frasi, ma ricordo che da studente ai miei professori non dispiaceva la mia capacità di sintesi.
Mancini Enzo Macerata 25 giugno 2020