Carlo Magno e l’ora legale.
L’idea di associare Carlo Magno all’ora legale mi è scappata casualmente, quest’anno, provocando l’ilarità di chi mi stava a sentire, che già mi considera affetto da una forma irreversibile di carlomagnite1 ; metto in conto che ne provocherò ancora, di ilarità. Stavo scrivendo qualcosa sui Franchi e mi è uscita la battuta che a quei tempi non avevano questo problema.
Quando nel 1966 ebbi a che fare per la prima volta con l’ora legale ero un liceale a cui ancora non cresceva la barba. La novità in un primo momento mi piacque. Avevo la sensazione che mi avessero spostato l’asse terrestre, oppure che mi avessero avvicinato il polo Nord.
Avevo un solo orologio da cambiare di ora, un’operazione di pochi secondi.
Col passare degli anni cominciai a vederla come una seccatura. Mi dicevano che si risparmiavano miliardi, ma nelle mie saccocce non trovavo una lira di più che fosse collegate a questa seccatura. Sarà stato il logorio della vita moderna, ma ogni anno gli orologi da cambiare erano sempre di più. Non mi sono segnato gli appuntamenti a cui sono arrivato troppo presto né quelli a cui sono arrivato troppo tardi.
Mi chiedevo, ma perché non cambiano gli orari, quelli a cui fa comodo, e non lasciano in pace tutti gli altri? Da giovane mi abituavo velocemente alle variazioni dei ritmi circadiani, col passare degli anni mi diventava sempre più difficile.
Ora, con l’approssimarsi della terza età, odio cordialmente l’ora legale. E quelli che abitano più a Nord di me hanno cominciato a odiarla prima di me. Sarà che si sono accorti che l’umore della gente peggiora, sia a primavera, quando entra in vigore, perche si dorme un’ora di meno, sia in autunno, quando da un giorno all’altro si ha la sensazione di precipitare in pieno inverno? Sarà che si sono accorti che a novembre il numero dei suicidi si impenna molto di più di quando l’ora legale non c’era?
Non ci vuole molto a pensarlo. Senza questa pippa del cambio dell’ora ci si abituava gradualmente all’arrivo dell’inverno. Ora non si ha più tempo. E ti prende la nostalgia dell’estate, la nostalgia della gioventù, e la depressione, sempre in agguato, ha la meglio sui soggetti più deboli.
Questo risparmio di soldi tanto sbandierato è effettivo? Anche se fosse reale, che ci credo poco, vale tutto questo stress, questo malumore sottile, queste vite umane di persone più sensibili?
Allora vi dico: che gli Italiani siano equamente divisi tra favorevoli e contrari, come ha scritto qualcuno in questi giorni di ritorno all’ora solare, è una bufala inventata da qualcuno che ha un qualche interesse nascosto. Una affermazione fatta a capocchia e non basata su un sondaggio rilevante e serio. Fatelo veramente questo sondaggio: scommettiamo che l’ora legale non la vuole quasi nessuno?
Ai tempi di Carlo Magno questo stress non c’era di sicuro. Il califfo abbaside Harun al Rashid provò a fargliene venire un poco, regalandogli un orologio ad acqua, ma non penso che ci riuscì.
Questo orologio doveva sembrare agli occhi del monaco Eginardo una vera diavoleria, infatti non è stato in grado di spiegare come funzionava.
Neanche il monaco di san Gallo fu in grado di descriverlo meglio, forse anche perché non l’aveva mai visto. Sicuramente a Baghdad nell’VIII secolo conoscevano meglio la tecnologia degli antichi Greci e Romani, tipo macchina di Antichitera.
Probabilmente funzionava facendo cadere gocce d’acqua che riempivano un recipiente: quando questo raggiungeva il peso adeguato innescava un movimento che faceva cadere una pallina ogni ora. Cadute 12 palline si muovevano anche dei pupi di cavalieri. Ma i documenti non riportano reazioni particolari alla corte carolingia dopo l’arrivo, nell’806, di questa meraviglia meccanica. Fu maggiore la risonanza dell’arrivo dell’elefante albino Abul Abbas: quando l’elefante morì il sovrano promulgò il lutto nazionale.
E poi i Franchi accoglievano l’inverno con la festa di san Martino, 11 novembre. Dopo poco più di un mese, verso il 16 dicembre, ( era in vigore il calendario di Giulio Cesare), avevano il giorno più corto che ci sia. Solo dopo due o tre secoli il giorno più corto divenne quello della festa di santa Lucia. Per la festa di Natale tutti percepivano chiaramente che il tempo di luce solare stava aumentando.
Oggi questa sensazione l’uomo comune ce l’ha per l’Epifania. Per la festa della Candelora, 2 febbraio, dicevano (forse): dell’inverno semo fora.
Insomma psicologicamente erano molto più aiutati di noi a superare il freddo inverno. E in più non avevano l’ora legale.
Ma perché non si può abolire a partire dall’anno prossimo?
Mancini Enzo. Macerata 11 novembre 2019.
Nota 1: Dicesi carlomagnite una rara affezione il cui virus fu isolato per la prima volta dal sacerdote salesiano Giovanni Carnevale nel 1993. Sfuggito dai sotterranei dell’abbazia di san Claudio, nel corso dei successivi ed incauti lavori di restauro, si è diffuso nella media valle del Chienti. Per questo i soggetti affetti vengono anche chiamati “ valdichientisti”. La sindrome può avere decorso asintomatico nella maggior parte dei casi. Nelle forme più gravi chi ne è colpito prova un irrefrenabile impulso a scrivere dei tempi andati.
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