Abate Frobenius
Frobenius Forster, principe e abate del monastero di sant’Emmerammo, presso
Ratisbona, in Germania, pubblicò nel 1777 tutti gli scritti di Alcuino di York, corredati da un’ampia “ Commentatio”. Prima di lui lo aveva fatto un altro erudito nel
1617, André Duchesne, con lo pseudonimo di “Andrea Quercetano”, ma la sua
raccolta era incompleta. In seguito in “ Biogaphia Britannica Literaria” gli
inglesi hanno dichiarato che la raccolta di Frobenio può essere ulteriormente
completata dai manoscritti conservati nella loro libreria di là della Manica.
Infine nel 1863 Francis Monnier pubblicò a Parigi “Alcuine et Charlemagne”,
avendo a disposizione, presuppongo, tutti gli scritti attribuiti ad Alcuino che
si sono conservati.
Debbo ammettere di non esser riuscito a leggere tutto su Alcuino, ma questa
estate ho avuto abbastanza da leggere, passando dal latino all’inglese e al
francese. Tre lingue in cui mi arrangio, ma con fatica. Pur cercando un po’ a casaccio
in trattati spesso noiosi e verbosi, come sapevano essere gli eruditi dei tempi
passati, ogni tanto mi sono imbattuto in particolari che voglio sottolineare:
chissà che non siano utili a qualcuno che voglia approfondire la ricerca sul “
giallo di Aquisgrana in val di Chienti”.
·
Fu Pietro da Pisa all’origine della “schola palatina di Aquisgrana”, negli
ultimi anni di regno di Pipino il Breve e nei primi di Carlo Magno. Questi, che
incontrò Alcuino per la prima volta a Parma, lo invitò caldamente in Francia,
dove Alcuino si recò nell’anno successivo. L’abate Frobenio, che scrive in
latino, distingue sempre Francia e Gallia.
·
Alcuino è stato fondamentale anche per la storia della musica, continuando
l’opera di Crodegango di Metz, ( o di Morrovalle ? ). Crodegango elaborò una
sintesi fra canto gallicano e canto vetero – romano, chiamata canto messino,
antenato del canto gregoriano. La biblioteca Mozzi – Borgetti di Macerata si
ritrova una pergamena con neumi proto – musicali che non si sa da dove viene
fuori. Il canto Gregoriano, che a papa Gregorio Magno deve solo il nome, non
nacque sulle rive della Loira come borbottano alcuni storici della musica, ma
sulle rive del Chienti, per far cantare insieme i monaci Franchi e quelli
Romani.
·
Continuando l’opera di Crodegango, che per primo impose al clero
l’officiatura di tipo monastico, Alcuino è stato anche all’origine della
liturgia della chiesa cattolica.
·
Alcuino dopo il concilio di Francoforte del 793 voleva ritirarsi nel monastero
di Fulda, nell’Assia, un centinaio di chilometri a nord est di Francoforte, ma
il sire non diede l’assenso. Solo nel 796 ebbe il permesso di ritirarsi a vita
monastica nell’abbazia dedicata a san Martino di Tours, continuando ad essere
il principale consigliere del re, anzi talvolta ricevendo a domicilio la visita
di Carlo Magno.
Se Aquisgrana fosse stata Aachen non avrebbe senso che ad Alcuino fosse
impedito di andare a Fulda per poi consentirgli di ritirarsi a Tours, che dista
quasi il doppio da Aachen. Ma tutto risulta logico ponendo Aquisgrana a san
Claudio e “Turonis villa” a Monte san Martino o a Pieve Torina, tutto in
provincia di Macerata.
·
Scrive Frobenius Forster: Un certo Tritemio nel suo secondo
libro – Gli uomini illustri dell’ordine di san Benedetto- al capitolo XXVI
scrive di Alcuino:” Questi, per comando di Carlo instituì per primo lo Studium
Parisiense traslato da Roma, studio in cui educò molti discepoli
insigni fra i monaci”. Trasferire alla fine dell’ottavo secolo
una scuola importante da Roma ad un villaggio sperduto sulle rive della Senna,
quale era allora Lutetia parisiorum, non ha senso. Lo acquista perfettamente
con la Francia picena e la nuova Roma di Carlo Magno a casa nostra, in
provincia di Macerata.
Ma dov’era questo Studium Parisiense dove Alcuino insegnava
ai monaci Parisii?
Aristide Conti nel suo libro “ Camerino e i
suoi dintorni” documenta una tradizione orale che ricorda in questo paese la presenza di
bastioni chiamati “ Mura di Paris”.
Labile indizio ma prezioso.
Di labili indizi ce ne sono altri, che mi riservo per la prossima puntata.
Macerata 15 luglio 2019
Mancini Enzo
P.S.
Chi leggesse per la prima volta quanto
scrivo non avrebbe scrupolo a classificarmi quale creatore di “Fake news”, ma
credetemi, è più “Fake” la storia ufficiale sul periodo carolingio!
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