Paul Sabatier è un
nome noto a chi legge qualcosa di san Francesco. Vissuto dal 1858 al 1928, fu
pastore calvinista e aderente al modernismo. In parte per questo , in parte
perché è lui ad aver fatto nascere la questione francescana, i frati minori
francescani lo hanno considerato poco meglio del diavolo che intorbida l’acqua
santa.
La questione francescana ha oggi surclassato la questione
omerica dei tempi di Schliemann in quantità di inchiostro versato. Sono tanti
ad essersi cimentati sulla questione riguardante il Poverello di Assisi, ma i
più autorevoli sono considerati i francesi.
Paul Sabatier in primis, poi André Vauchez e attualmente Jacques
Dalarun.
Va bene che il nome Francesco significa “il francese”, ma
sarà un caso che sono tutti francesi i maggiori esperti del santo di Assisi?
Per me no!
Cerco di spiegarmi citando quello che dice Chiara Mercuri nella prefazione del suo
libro: Francesco d’Assisi – la storia
negata.
“Nel 1890 il pastore
calvinista Paul Sabatier giunse ad Assisi per cercare negli antichi fondi
manoscritti della biblioteca del sacro convento una dimenticata biografia di
Francesco d’Assisi…
… come un antico
cercatore, il Sabatier aveva un’idea precisa di cosa stesse cercando…
…Egli inseguiva gli
scritti clandestini di frate Leone, il frate che era stato segretario personale
e confessore di Francesco. Leone aveva scritto qualcosa su Francesco, prova ne
era la lettera di Greccio, inviata nel 1244 al ministro generale dell’Ordine,
che a quegli scritti faceva riferimento…
…Rotoli divenuti
clandestini dopo il funesto ordine di Bonaventura da Bagnoregio di distruggere
tutte le leggende precedenti alla sua.
Invece che tra i contrafforti gotici dell’imponente convento
francescano, sospesi a strapiombo sul verde dell’Appennino, quando era ormai
sul punto di darsi per vinto, fiaccato dai molti buchi nell’acqua prodotti
dalle sue ricerche, il Sabatier riuscì a scovare sulla riva sinistra della
Senna, sotto i tetti d’ardesia della biblioteca Mazarine, quello che da sempre
cercava.”
Credo anch’io che per conoscere la storia del medioevo
maceratese avrei maggiori possibilità andando al numero 23 di quai de Conti,
sulla “rive gauche” di Parigi, dirimpetto al museo del Louvre, e in altre
biblioteche della “Ville lumière”.
Ne sono convinto specialmente dopo aver letto gli ultimi due
lavori della professoressa
Simonetta Torresi.
Mancini Enzo, Macerata, li 4 gennaio 2018.
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