Innocentius etc. Rectoribus Thusciae, et Ducatus.
Sicut Universitatis conditor Deus duo magna luminaria
in firmamentum Coeli constituit, luminare majus, ut praeesset diei; et luminare
minus, ut nocti praeesset; sic ad firmamentum universalis Ecclesiae quae Caeli
nomine nuncupatur, duas magnas instituit
dignitates, majorem, quae quasi diebus , animabus praeesset, et minorem quae
quasi noctibus praeesset corporibus: quae sunt Pontificalis auctoritas et
Regalis potestas.
Porro sicut lumen suum a sole sortitur, quae revera
minor est illo quantitate simul et qualitate, situ pariter et effectu; sic
regalis potestas ab auctoritate Pontificalis suae sortitur dignitatis
splendorem; cujus conspectui quanto magis inhaeret , tanto minori lumine
decoratur, et quo plus ab ejus elongatur aspectu, eo plus proficit splendore.
Utraque vero potestas sive primatus sedem in Italia
meruit obtinere, quae dispositione divina super universas provincias obtinuit
principatum, et ideo licet ad universas provincias nostrae provisionis aciem
extendere debeamus, specialiter tamen
Italiae paterna nos convenit solicitudine providere, in qua Christianae
religionis fundamentum existit, et per Apostolicae Sedis primatum Sacerdotii
simul et regni praeminet principatus.
--------------------------------------------------------------------------------------------------
Hujus autem
provisionis officium laudabiliter exercemus , si per nostrae solicitudinis
studium procuramus ne filii fiant servi, neque minores a majoribus opprimantur;
ut servata moderaminis aequitate sic isti
serviant quod illi non saeviant; ut
nec isti subesse contemnant , nec illi contendant praeesse. Volentes ergo
vos tanquam speciales filios Apostolicae protectionis bracchiis amplexari,
firmum gerimus in deliberatione nostra propositum, ad Divini nominis gloriam,
et Apostolicae Sedis honorem, quantum cum
nostra possumus honestate, vobis adversus oppressionis incursum, et
gravaminis insolentiam nostrum patrocinium exhibere; quatenus per Apostolicae
protectionis auxilium in debito statu perseverare possitis, et inita jam
concordia semper inter vos de bono in melius perseveret.
Sperantes
et pro certo tenentes quod nos vobis et Ecclesiae Romanae gratum semper
Devotionis
obsequium receperimus, utrimque grata debeat utilitas procurari.
Monemus
igitur universitatem vestram , et exhortamur in Domino, per Apostolica scripta
mandantes, quatenus certam et firmam de nobis fiduciam obtinentes, qui, sicut
Apostolicae convenit gravitati, plus facere pro vobis quam promittere vobis
intendimus, ea semper agere studeatis quae ad honorem et profectum Ecclesiae
Rom. Proveniant, ut merito debeatis ipsius favoris dextera communiri.
Datum
Laterani III. Kal. Novembris.
Questo è il
testo in latino della lettera di Innocenzo III al console di Firenze e al duca
di Spoleto. Se si può chiamare bolla, come ho fatto in precedenza, sinceramente
non lo so.
So che mi
sono fidato di un libro del 1997, che usavo al liceo, da cui ho preso la
traduzione.
Quando ho
letto il testo originale mi sono reso conto che il mio professore di latino, la
buonanima di don Domenico Follenti, a
questa traduzione probabilmente non avrebbe dato la sufficienza.
Allora ho
tolto la polvere dal vocabolario che non usavo da anni e mi sono messo a fare i
compiti. Forse avrei potuto fare meglio, ma ho preferito essere il più fedele
possibile al testo originale. Ho messo qualcosa fra parentesi perché fosse più
chiaro il concetto espresso dal testo latino.
Poi ho
anche dato un’occhiata in giro su Internet per vedere come erano le altre traduzioni.
Chi ha voglia veda e confronti con i propri occhi.
E qui mi
sono venuti i pensieri cattivi, ma non li voglio esternare: chi me lo fa fare?
Già prendo
abbastanza insulti, come del resto anche don Carnevale.
Ma a me
sembra che in giro ci sia poca gente a cui interessi la verità della storia
medioevale della nostra regione.
Una cosa
però la dico: togliere il Latino dalla scuola italiana come materia
obbligatoria è stato un vero disastro per la nostra nazione.
Ecco di
seguito la mia traduzione: mi sono fermato a metà della lettera, come fanno un
po’ tutti..
Così è più
semplice fare il confronto con le traduzioni che si trovano in giro, comprese
quelle dei testi di storia scolastici.
Innocenzo
ai rettori della Tuscia (console di Firenze Acerbo) e del Ducato
( di Spoleto)
Come
Dio, costruttore dell’Universo, ha costituito due grandi luminari nel
firmamento del Cielo, il luminare più grande per presiedere al giorno e il
luminare più piccolo per presiedere alla notte, così nel firmamento della
Chiesa universale, istituita in nome del Cielo, costituì due grandi dignità, la
maggiore che, come ai giorni, presiedesse alle anime, e la minore che, come
alle notti, presiedesse ai corpi: che sono l’autorità Pontificia e il potere
del Re.
Inoltre
come il luminare che realmente è minore prende la sua luce dal sole, minore al
sole per quantità e qualità, parimenti per posizione ed effetto; così il potere
regale riceve lo splendore della sua dignità dall’autorità del Pontefice; al
cui cospetto quanto più si accosta, di tanta meno luce è adornato, e al quale
aspetto quanto più si allontana, tanto più da esso trae splendore.
L’uno e l’altro potere o primato meritò
di ottenere la sede in Italia,
che per disposizione divina ottenne il primato sopra tutte le provincie, per questo
sebbene dobbiamo estendere a tutte le provincie la perspicacia della nostra
cura, tuttavia specialmente all’Italia è bene che noi provvediamo con paterna
sollecitudine, nella quale
( Italia) si trova il fondamento
della religione cristiana, e che sovrasta ( gli
altri paesi) sia per il primato sacerdotale della Sede Apostolica sia per
il supremo potere del regno (del Re) .
(Per essere
ancora più chiari, dell’Imperatore del Sacro Romano Impero ).
Macerata 20 aprile 2017
Mancini Enzo
Il senso di questa lettera è quello che già avevo evidenziato nel commento al suo post del 4 aprile. Non vuole assolutamente dire che il potere imperiale aveva sede in Italia, a meno di voler interpretare la frase "L’uno e l’altro potere o primato meritò di ottenere la sede in Italia" in maniera arbitraria solo per continuare a sostenere contro ogni evidenza dei documenti storici la tesi fantasiosa di don Carnevale.
RispondiEliminaConsiglio di leggere, tra i tanti rimandi all'opera di Innocenzo III e oltre ai suoi testi originali, quanto riportato dalla Treccani: http://www.treccani.it/enciclopedia/innocenzo-iii_%28Federiciana%29/
RispondiEliminaFa capire esattamente il senso della lettera pubblicata in questo post. E non c'entra nulla con l'idea che l'Imperatore, da Carlomagno a Federico II, risiedesse in Italia. Nulla.