Un grazie al Prof. Enzo Mancini che continua ad offrirci questi interessanti argomenti di riflessione.
Hannibal ad portas
Dove furono attraversate le Alpi da Annibale con il suo
esercito al cui seguito c’erano 15.000
animali fra cavalli, muli ed elefanti?
Sappiamo quando avvenne il passaggio, a fine ottobre del 218 a .C. , ma non sapevamo
dove.
Già dopo 200 anni gli storici romani erano già in
disaccordo. Tito Livio sembra indicare il Monginevro; Polibio era per il
Moncenisio.
La “querelle “ sul passaggio di Annibale è durata più di
duemila anni ma infine il mistero è stato risolto. Dalla cacca.
Un fatto è incontestabile: tutti quegli animali, seguiti da
un numero doppio di uomini, cacavano.
In duemila anni quasi tutti i passi alpini fra Italia e
Francia , dal col di Tenda al Gottardo, ( questo veramente porta in Svizzera),
hanno avuto fautori, ma Annibale ha
scollinato sul colle delle Traversette, vicino al Monviso, a circa 3.000 metri sul livello
del mare.
Da dove viene questa sicurezza: da una frana a doppio strato
che è presente solo per questa via, che rallentò di tre giorni la marcia dei
Cartaginesi, e da residui fecali rinvenuti presso due laghetti, (Porcieroles e
Lestio), che si trovano sul versante francese a mezzo chilometro dal versante
italiano.
Sul versante francese nasce il Guil, affluente della
Durance, sul versante italiano nasce il Po.
La notizia è comparsa in vari giornali, fra cui il mensile
“Le Scienze” di Aprile 2016.
Questi residui fecali, rinvenuti a due palmi di profondità,
contengono spore di Clostridi caratteristici dei cavalli, che grazie al
carbonio 14 hanno fornito una data di circa il 200 a .C.
Considerando che il metodo non può essere più preciso di
dieci o venti anni in più o in meno, la data del 218 a .C. ci rientra.
Fra quelli che avevano visto giusto nell’indicare il colle
delle Traversette si possono ricordare il generale Guillaume e il biologo
alpinista Gavin de Beer.
C’è voluto del tempo. Ma il mistero è stato risolto.
Dei 37 elefanti nord africani sopravvisse alla traversata
delle Alpi un solo esemplare, di cui sappiamo anche il nome: Surus.
Tutti gli altri non ce la fecero a superare l’inverno
italiano; e pensare che si era già nel periodo caldo definito optimum romano.
Bisognerà aspettare mille anni per vedere in Europa un altro
elefante: Abul Abbas.
Dicono che sia arrivato sul suolo italiano nel 799, più
sicuro il suo arrivo ad Aquisgrana nell’802, scortato da un ebreo, Isacco, dono
del califfo Harun al Rashid a Carlo Magno.
Ma se Surus è passato alla storia quale simbolo di forza,
duro a morire, il pachiderma di Carlo Magno doveva essere di un altro pianeta
per resistere 10 anni agli inverni della Westfalia, quando non era ancora
terminato il periodo freddo alto medioevale.
E non morì di freddo, ma per una indigestione.
Nei paraggi di San Claudio al Chienti, quando la teoria di
Giovanni Carnevale sarà presa sul serio, dovrebbe venir fuori lo scheletro di
un elefante.
Sarà Surus o Abul Abbas?
La datazione al radiocarbonio non può sbagliare di mille
anni!
Macerata 18 febbraio 2017
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