mercoledì 30 marzo 2016

Alcuni passi del libro "Storia della Germania" di Hagen Schulze e le puntualizzazioni del Prof. Enzo Mancini



In vista dell’imminente pubblicazione del nuovo libro di Giovanni Carnevale riporto quanto scritto da un importante storico tedesco, scomparso nel 2014, allo scopo di attutire la caduta dalle nuvole di chi non ha mai sentito prima la tesi del professore salesiano.

I passi che seguono sono presi da: Storia della Germania, di Hagen Schulze, Donzelli editore, Roma, tradotto da Ilaria Tani.
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… Le radici della storia tedesca non affondano nelle foreste germaniche ma in quella straordinaria città stato italica che fu Roma, la quale arrivò ad estendere il suo potere su tutto il bacino mediterraneo, a dominare l’Europa fino al Reno, al limes , al Danubio, la cui cultura unitaria e al tempo stesso multiforme rappresentò per gli antichi un mondo ben definito, un ecumene. Nulla era più ambito che essere cittadino romano; l’apostolo Paolo ne era tanto orgoglioso quanto il principe dei cherusci Arminio, nonostante tutte le differenze con Roma…
(Arminio è il vincitore di Varo, nel 9 d.C. , nella battaglia della selva di Teutoburgo.)

… Questo impero (carolingio) non poteva durare… un ordine inviato dall’imperatore da Aquisgrana a Roma impiegava due mesi per giungere a destinazione…

… Il termine Germania… venne introdotto soltanto nel XV secolo e ci vollero più di cento anni perché si affermasse. I popoli che abitavano a est del Reno per secoli ignorarono di essere tedeschi…

…a partire dal 919, quando la corona reale passò a Enrico I ( padre di Ottone I ), per più di un secolo la dinastia dei sassoni ebbe un ruolo di primo piano, sostituendosi ai Franchi. Secondo il monaco Vitichindo di Corvey … l’impero era omnis Francia Saxonique, era costituito cioè dai territori dei Franchi e dei Sassoni: di Germania non si parlava affatto…

…Il termine teutonicus aveva dunque all’origine una connotazione ostile; italiani, francesi, inglesi lo utilizzavano quando volevano esprimere scherno e disapprovazione nei confronti degli abitanti della Germania e dei loro sovrani, come quel Giovanni di Salisbury, vescovo di Chartres, che nel 1160 si scagliò contro il tentativo di Barbarossa di far eleggere un papa senza il sostegno francese e inglese: “ Chi ha nominato i tedeschi giudici delle nazioni? Chi ha conferito a questi uomini rozzi e violenti il potere di imporre arbitrariamente un principe sulle teste dei figli di Dio?”…

… Non abbiamo dunque a che fare con una storia del medioevo tedesco, con una storia dello splendore imperiale tedesco, e neppure con l’inizio di una storia dei tedeschi, poiché costoro non sapevano ancora di essere tedeschi. Si tratta piuttosto di preistoria tedesca…

La Germania del XIX secolo è stata definita una verspatete Nation, una nazione in ritardo. Questo può dirsi propriamente dell’intera storia tedesca…

… La maggior parte delle città tedesche … sono sorte tra l’inizio del XII e i primi anni del XIV secolo…



… intorno al 1300 la Francia ne aveva cinque ( di università ), l’ Alta Italia tre, l’Inghilterra e la Castiglia due, il Portogallo una, mentre in tutto l’impero ( tedesco) … all’epoca non ne esisteva nessuna. Soltanto nel 1348 l’imperatore Carlo IV, in qualità di re di Boemia, creò a Praga una università, quasi duecento anni dopo la fondazione dell’università di Parigi, il modello cui essa si ispirava. Ancora nel XIII secolo scrittura, cultura e scienza erano prerogative dei paesi romanzi, e anche dell’Inghilterra…

… L’idea di una nazione tedesca non aveva però connotazioni soltanto politiche ma anche culturali, e da questo punto di vista essa fece un notevole passo in avanti quando l’umanista italiano Poggio Bracciolini riportò alla luce il testo dimenticato della
“Germania “ di Tacito, pubblicandola in Italia nel 1455… Quella della “Germania”, scritta intorno al 100 d.C. per l’imperatore Traiano, fu dunque una scoperta sensazionale: dalla penna di uno dei maggiori scrittori del passato, autorità stimatissima e indiscussa, si veniva adesso a sapere che i tedeschi sin dall’antichità erano stati un popolo… Fino ad allora gli eruditi tedeschi erano restati molto indietro nella competizione ingaggiata a livello internazionale per la celebrazione delle rispettive identità nazionali, giacché se dalla stirpe francese era derivata la Francia, non esisteva invece una stirpe tedesca da cui potesse svilupparsi una nazione tedesca; “tedesco” era un termine generico che indicava i dialetti popolari germanici quando non una parola del tutto artificiale… ora invece bastava tradurre: i germani di Tacito erano gli antenati dei tedeschi contemporanei. Alla Germania dei romani corrispondeva l’attuale “ Deutschland” e solo adesso, nel 1500, questo termine comparve al singolare, mentre fino a quel momento ci si era accontentati dell’espressione “ deutschen Landen”, paesi tedeschi…

… Così la Bibbia tradotta ( dopo la pace religiosa di Augusta del 1555) nel possente tedesco sassone di Meissen divenne il libro di lettura nazionale, e lo stesso accadde con  i trattati e le lettere di Lutero…

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(e così nacque, nel giro di una sola generazione, la lingua che ora parlano dalla Baviera, anzi da Bolzano, fino alle coste del mare del Nord)
Con questa battuta fra parentesi è finita la citazione del libro di  Hagen  Schulze e mi viene da commentare: non sarà che gli storici tedeschi si sono convertiti alla tesi di Giovanni Carnevale?
Il fatto è che non ho avuto il tempo di leggerlo tutto questo libro, perciò chissà?


Enzo Mancini

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