domenica 27 dicembre 2015

Abbazia di Santa Maria d'Arabona (Sancta Mariae de Ara Bona)

L'Abbazia di Santa Maria d'Arabona (Sancta Mariae de Ara Bona), comune di Manoppello,  fu fondata dai Cistercensi nel 1209
---------

I Cistercensi introdussero soluzioni originali in architettura, curarola lavorazione di manoscritti svilupparono tecniche agricole avanzate, opere di ingegneria idraulicae una organizzazione, che potremmo definire industriale, del lavoro il cui sistem si ripercosse su tutta l’Europa medioevale.
---------










mercoledì 23 dicembre 2015

Pubblichiamo un aggiornamento sul possibile viaggio dell’elefante di Carlo Magno ricevuto dal prof. Enzo Mancini

Macerata 20/12/2015  
                                                Portus  Veneris      
                                       
Mio fratello Ennio, a cui va dato il merito del rinnovato interesse per Abul Abbas da parte del centro studi carolingi di san Claudio, ispirato probabilmente dal lavoro dell’amico Albino Gobbi sulla presenza dei Franchi nel vicino Abruzzo, mi ha dato un prezioso suggerimento proprio oggi.
Mio fratello, maggiore d’età ma minore di studi, ha preso a cuore la ipotetica grande storia del nostro “natio borgo selvaggio” sicuramente più di me, che ultimamente ho avuto da pelare altre gatte e quindi minore disponibilità di tempo.
Insomma curiosando sulle vecchie abbazie dell’Abruzzo ha scoperto che alla foce del fiume Sangro, in comune di Fossacesia,  esiste l’abbazia di san Giovanni in Venere, un complesso monastico con veduta dalla collina sull’Adriatico, un tratto di mare conosciuto come golfo di Venere.
Il toponimo di “Portus Veneris” è attestato da antichi documenti.
Per farla breve, verso l’anno 540, vivente san Benedetto, alcuni dei suoi discepoli edificarono, sulle rovine di un tempio di Venere, un monastero e una chiesa dedicata alla Madonna e a san Giovanni Battista. Il monastero, dipendente prima da Monte Cassino e poi da Farfa, si rese indipendente solo nel 1004.
Nell’abbazia, che nel suo momento migliore ebbe possedimenti, oltre che in Abruzzo, nelle Marche, in Puglia, in Romagna, in Dalmazia, soggiornarono personaggi che divennero Papi: Stefano IX, Celestino V, Vittore III.
Quindi non ci sarebbe bisogno di arzigogolare che Porto Venere poteva essere Cupra Marittima, perché a meno di cento chilometri più a Sud, sulla costa Adriatica, è documentata la presenza di un Portus Veneris che agli inizi del IX secolo poteva far parte del territorio carolingio.

 ---------------------------------
  
Ora sugli attuali libri di Storia non scrive nessuno che la giurisdizione di Carlo Magno arrivava fino al Molise, ma è un fatto da discutere.
( Questa precisazione è soprattutto per Albino Gobbi: sono tornato virtualmente a visitare il santuario della Madonna di Canneto, con google maps )
Nel 2006 ad agosto partecipai ad un ciclo-pellegrinaggio organizzato dalla parrocchia di san Marone di Civitanova Marche. Nella seconda giornata di fatica il gruppo di cicloamatori risalì la valle del Trigno e fece tappa al santuario di Santa Maria di Canneto. Entrando nella antica chiesa attirò la mia attenzione una pesante lapide sul lato sinistro rispetto all’entrata. Ci si legge:

Papi ed imperatori del medioevo che nelle loro bolle e diplomi menzionarono la chiesa e il monastero di Santa Maria di Canneto sul Trigno
Marino II – Giovanni XIII – Stefano IX – Niccolò II – Urbano II – Pasquale II – Callisto II – Anastasio II – Alessandro (?) – Clemente (?) Innocenzo III – Onorio III – Sisto IV
Carlo Magno – Enrico II il Santo – Corrado II il Salico – Enrico III il Nero – Lottario III il Sassone.

Chiedo scusa per i punti interrogativi, ma ho ricavato il testo da una foto. Comunque se ci andate non penso che abbiano spostato la pietra, di diversi quintali di peso.
Io ritengo che se qualcuno si è preso la briga di incidere sulla pietra questo testo, si basava su documenti che non si può avere inventato.
Perciò anche la patria di Don Giovanni Carnevale, Capracotta, che oggi fa parte del Molise, ma si trova a Nord del Trigno, è stata sotto l’imperatore dei Franchi e dei Longobardi.


Mancini Enzo

mercoledì 9 dicembre 2015

L'elefante di Carlo Magno è sepolto a San Claudio?




Riprendiamo la  notizia relativa all’elefante di Carlo Magno, per presentare quanto gentilmente ci viene riferito e concesso dal prof. Enzo Mancini. Dal suo libro “ Aquisgrana Restituta” , nel capitolo dedicato all’elefante, troviamo la notizia che, qualche decennio fa nel corso della trivellazione di un pozzo, in località San Claudio, furono portati alla luce dei denti di un animale. Gli operai addetti alla trivellazione non esitarono ad attribuirli ad un “ enorme animalaccio”. Al nascere della teoria di Aquisgrana in Val di Chienti, essendo andati perduti tali resti, il prof Mancini mi dice di aver accompagnato personalmente l’operaio, che aveva ritrovato questi strani denti, al museo di storia naturale di Camerino,  con lo scopo di farsi indicare, tra i reperti esposti, quelli che più somigliavano a quelli venuti alla luce dallo scavo. E’ da questa indagine che si comprese che essi erano straordinariamente identici a quelli di un elefante.

Riportiamo ora la copertina del libro del prof. Enzo Mancini, le pagine relative al capitolo dell’elefante e una recentissima relazione che il prof.  Mancini cortesemente ci ha espressamente preparato per il nostro sito.








































Abul Abbas (analisi del prof. Enzo Mancini)

In data 802 d.C. alla corte di Aquisgrana pervenne, dopo un viaggio di circa quattro anni, un elefante, scortato dall’ebreo Isacco, dono del capo abasside Harun Al Rashid, califfo di Bagdad, più famoso in letteratura come il signore delle mille e una notte.
Riguardo a questo animale ormai storia e leggenda si intrecciano in modo inestricabile, tanto che quello che si può prendere per buono è solo la frase precedente, perché attestata dal biografo ufficiale di Carlo Magno, Eginardo. Che cita l’elefante ma non il suo mahout. Che poi si chiamasse Isacco o Abramo, non è decisivo in questo contesto. Cerco di spiegarmi meglio.
Fra gli storici la più diffusa versione è che questo elefante arrivò per mare a Porto Venere, in Liguria, da lì fu portato a Vercelli dove, con l’avvento della stagione propizia, gli furono fatte attraversare le Alpi.
Ma c’è chi scrive, senza purtroppo citare le fonti, che detto pachiderma sbarcò a Pisa, per essere portato a Pavia. Ma, per evitare di dover ripetere la rischiosa impresa di Annibale, fu di nuovo imbarcato in Liguria per approdare a Marsiglia. Da là non era poi così difficile farlo giungere ad Aix- la - Chapelle, oltre le Ardenne, risalendo la valle del Rodano.
Nel mio sforzo di trovare le fonti documentali ho letto negli “ Annales qui dicuntur Einhardii” che l’elefante  morì nell’810, dopo aver attraversato il Reno, in località Lippenheim. Ma questo brano riguardante l’elefante è una evidente interpolazione, evidenziata e sottolineata nella prima edizione degli MGH, non più nella più recente versione.
Ora io mi domando: come ci si può fidare completamente di questi “Annales”, pieni di cancellature, interpolazioni, correzioni, scritti e riscritti dopo molti anni dai fatti, in latino ma con i toponimi in perfetto tedesco, località comparse tre, quattro, cinque… secoli dopo. Come mi meraviglia che gli storici tedeschi, che sanno da più di cento anni che Aachen non è l’Aquisgrana carolingia, continuino a spacciarla per tale senza fare una piega. Ma dopo lo scandalo della Volkswagen mi meraviglio di meno. 
E mi viene in mente un pensiero strampalato: non potrebbe succedere fra mille e più anni, speriamo di più, se ci fossero guerre atomiche, che gli storici futuri siano costretti a ricavare la storia del Nazismo dalle vignette di Sturmtruppen?
Questa considerazione soprattutto per i tanti sapientoni che sul web fanno commenti impropri, misti a grasse risate, al sentire che c’è qualcuno che vuol riscrivere la storia di Carlo Magno. Dice bene Umberto Eco che Internet ha posto sullo stesso piano il premio Nobel con lo scemo del villaggio.
Tornando al nostro pachiderma, che sia sopravvissuto allo stress di quattro anni di viaggio e a otto inverni della Westfalia a me pare poco credibile. Nella “Storia d’Italia” di Montanelli - Gervaso si legge che l’elefante non morì di polmonite, ma per aver mangiato troppo foraggio fresco, fornitogli dalle stesse mani dell’imperatore, che per il dispiacere proclamò addirittura una giornata di lutto nazionale. Che l’elefante era asiatico lo sapevo già da tempo: quello africano non è addomesticabile. 
Che era anche albino l’ho scoperto solo tre anni fa, dopo aver letto un articolo sul giornale locale “la Rucola”, dell’aprile 2012. Incuriosito, ho cercato in rete notizie su questa immagine: un elefante bianco, con piccole orecchie e privo di zanne, che sul groppone porta una specie di castello. Non è difficile, io credo, individuare in questo castello la fisionomia della chiesa di san Claudio al Chienti, come doveva essere quando, oltre alle due torri cilindriche, possedeva ancora la cupola centrale. Non è difficile soprattutto per chi nei paraggi di san Claudio ci è vissuto parecchi anni: altri possono avere opinioni diverse.
Questa immagine è di un affresco che ora è conservato al museo del Prado di Madrid, ma che ha una lunga storia. Proviene dall’eremo mozarabico di san Baudelio de Berlanga, nella provincia di Soria. L’edificio si trova in una zona desertica dell’alta valle del Duero. Fu riscoperto nel 1917, un po’ come san Claudio, ed oggi, dopo essere stato per anni adibito a stalla per le pecore, è diventato monumento nazionale per gli Spagnoli. Essendo di proprietà privata molti degli affreschi furono venduti, fra cui quello che ci interessa, sparpagliandosi per vari musei degli Stati Uniti. Nel 1957 la Spagna ne tornò in possesso, ma non li rimise in loco, ma nella capitale. E che l’elefante albino raffiguri Abul Abbas, donato a Carlo Magno dal califfo di Bagdad, lo hanno detto gli Spagnoli, e non ci sono ragioni per dubitarne. La presenza dell’affresco nella “Iglesia de san Baudelio”, definita anche come “ cappella Sistina dell’arte mozarabica”, sarebbe dovuta al fatto che nel medioevo l’elefante albino sarebbe assurto a simbolo mitico dell’ideale di purezza e castità.
Noi aggiungiamo che, se l’elefante è Abul Abbas, quello sul groppone non è un castello, ma l’Aula Aquensis, la cappella Palatina di Aquisgrana, cioè l’abbazia di san Claudio al Chienti.
Una riflessione sul viaggio marittimo di Abul Abbas. I messaggeri che  Carlo Magno inviava in Grecia e in Asia minore viaggiavano in Adriatico: “ille gurgitulus” lo definiva l’imperatore.
Perché Isacco doveva andare sul Tirreno? Che poi era area sotto controllo omayade, in quel periodo in contrasto con gli Abassidi di Bagdad. L’avvento degli Abassidi aveva portato anche ad un periodo di pace fra Bagdad e Costantinopoli. Perché Isacco, uomo giudizioso, doveva andare a percorrere un’area sotto influenza nemica e infestata dai pirati saraceni nordafricani? Ma soprattutto, se Isacco aveva accompagnato altre ambascerie carolingie dirette in Grecia e in Asia minore, perché per trasportare un carico prezioso e pesante doveva scegliere una strada più lunga e più insicura?
Altra riflessione: ai tempi dell’impero Romano il porto di Cupra Marittima era importante. Il tempio della dea Cupra era stato restaurato dall’imperatore Adriano. Importante lo doveva essere anche nell’VIII secolo. E Cupra per i Romani era la dea Bona, Afrodite Cipria, Venere per i Latini. Vuoi vedere che Isacco scaricò l’elefante a Cupra Marittima e che Abul Abbas ha attraversato al massimo il Reno che scorre in Romagna? L’ipotesi può sembrare frutto di troppo fervida fantasia?
Ma che ne direste se all’ombra delle torri cilindriche di san Claudio si trovasse lo scheletro di un elefante asiatico con le zanne poco sviluppate? 
Io nutro buone speranze in proposito.









venerdì 4 dicembre 2015

Abul Abbas è il nome dell'elefante che Harun al Rashid il Califfo di Bagdad inviò in dono a Carlo Magno.

Abul Abbas è il nome dell'elefante che Harun al Rashid il Califfo di Bagdad inviò in dono a Carlo Magno.
E' significativa la stilizzazione dell'edificio trasportato dal pachiderma, poichè è impressionante la somiglianza con la silhouette di San Claudio. Saranno ancora più interessanti le informazioni che vi daremo circa i presunti resti di questo elefante. (Immagine  del XI secolo, di un elefante bianco, conservata al Museo del Prado, a Madrid. Abul-Abbas ...)

venerdì 13 novembre 2015

Il Santuario della Madonna di Guadalupe è anche a Corridonia

 Fin dai primi anni del 1500, subito dopo le apparizioni in Messico, alcune immagini della Madonna di Guadalupe arrivarono anche a Corridonia, portate dai frati Cistercensi dell'Abbadia di Fiastra.Si diffuse con rapidità la venerazione per la Vergine di Guadalupe e fu costruita una edicola sul cui muro venne dipinta l'immagine della Madonna.





giovedì 24 settembre 2015

Gli ebrei e le Marche

LE GIORNATE DELLA STORIA
 Quella delle Marche, dai Piceni a oggi, è una storia di integrazioni e di confronti fra genti diverse: dai Romani ai Goti, dai Longobardi ai Franchi e agli Ebrei, per giungere, dopo la grande pestilenza di metà Trecento, agli Slavi e agli Albanesi, fino alle immigrazioni più recenti. Nei secoli è stato modellato, organizzato e tutelato il territorio, sono stati edificati centri urbani e città, è stato realizzato un originale modello economico e sociale, basato prima sulla mezzadria e poi su specifici distretti industriali. In ogni epoca le diverse identità hanno contribuito a produrre uno straordinario patrimonio di storia e di cultura e ci hanno reso capaci di affrontare e risolvere situazioni anche difficili.
Le motivazioni di questa iniziativa sono chiare: vogliamo recuperare la nostra identità non certo per contrapporci agli altri, ma per conoscere meglio le nostre origini e così riuscire a valorizzare le ricche risorse della regione. Per meglio riappropriarci del nostro passato abbiamo dato vita a una rivista di Storia come «Marca/Marche». A questo servono le Giornate della Storia.

lunedì 21 settembre 2015

VISITA GUIDATA ALLA ABBAZIA DI RAMBONA

Sabato 3 ottobre alle ore 15,00 il presidente di La PRO-RAMBONA Tarcisio Feliziani unitamente alla Sig.ra Antonella Ventura accompagneranno ad una visita guidata alla Abbazia i soci del Centro Studi San Claudio e quanti vorranno partecipare.
Per informazioni Alberto Morresi Cell. 3274552764

Festival dell'Alto Medioevo - Programma degli incontri

Pubblichiamo il programma degli incontri nella speranza che qualcuno di noi partecipi.
Il Centro Studi cercherà di formare un piccolo gruppo per seguire le conferenze.
Chi è intenzionato a partecipare ci contatti in moda di formare un bel gruppo che possa far conoscere, ai sordi accademici, la tesi del prof. Giovanni Carnevale

INCONTRI CON GLI AUTORI MERCOLEDÌ 30 SETTEMBRE • Sala Trecentesca di Palazzo Pretorio 10.00 Apertura Cerimonia di inaugurazione Ilaria Borletti Buitoni – Federico Fioravanti – Filippo Stirati 11.00 Parola d’autore I cento volti del Medioevo Franco Cardini 12.00 Gli incontri del CISAM Le invasioni Ermanno Arslan – Stefano Del Lungo 15.00 Gli incontri del CISAM Goti e Longobardi Letizia Ermini Pani – Alessandro Zironi 16.00 L’evento speciale Omaggio a Jacques Le Goff Giuseppe Laterza 16.45 Focus La democrazia del Comune Jean Claude Maire Vigueur – Alberto Luongo • Refettorio del convento di San Francesco 18.00 Le storie di Gubbio Conversando coi “cocci rotti”: la ceramica nella città di Gubbio prima di Mastro Giorgio Ettore A. Sannipoli 18.30 Focus Venezia, la nascita del gusto Mimmo Coletti 19.00 Focus Rai Storia, il fascino del racconto Massimo Bernardini – Silvia Calandrelli
GIOVEDÌ 1 OTTOBRE • Refettorio del convento di San Francesco 09.30 Le storie di Gubbio L’arca di Sant’Ubaldo Francesco Mariucci 10.00 Focus Delitti e castighi Elio Clero Bertoldi 10.30 Corso breve di paleografia Scrivere nel Medioevo Attilio Bartoli Langeli – Massimiliano Bassetti • Sala Trecentesca di Palazzo Pretorio 12.00 Gli incontri del CISAM Carlo Magno Alessandro Barbero – Giuseppe Albertoni 15.00 Gli incontri del CISAM Gregorio VII Giuseppe Fornasari – Umberto Longo • Refettorio del convento di San Francesco 16.00 Focus La via di Francesco e i cammini di fede Mauro Agostini – Paolo Giulietti 17.00 Focus Dossier Medioevo: “La via delle reliquie” Andreas Steiner – Chiara Mercuri 18.00 Focus Il barbiere dei templari: partita a scacchi con la Storia Jacopo Mordenti 19.00 La tavola medievale Zafferano, il tesoro di un fiore Marilena Badolato VENERDÌ 2 OTTOBRE • Refettorio del convento di San Francesco 09.30 Le storie di Gubbio Spazi pubblici e palazzi del potere Anna Rita Vagnarelli 10.00 Focus Il Medioevo degli ebrei: il caso di Perugia Bianca M. Ragni – Ferdinando Treggiari 10.30 Corso breve di paleografia Scrivere nel Medioevo Attilio Bartoli Langeli – Sonia Merli 12.00 Gli incontri del CISAM Matilde di Canossa Glauco Maria Cantarella – Paolo Golinelli 15.00 Gli incontri del CISAM La lotta per le investiture Germana Gandino – Massimo Oldoni 16.00 Parola d’autore Il mio Medioevo Tullio Gregory 16.45 Focus Arti e ideologie nell’età dei Comuni Enrica Neri Lusanna 17.30 Focus L’artista consapevole Francesco Federico Mancini 18.15 Parola d’autore A tavola con il Medioevo Massimo Montanari SABATO 3 OTTOBRE • Refettorio del convento di San Francesco 09.30 Focus Le piante che curano Salvatore Pezzella 10.00 Focus Federico da Montefeltro Patrizia Castelli 11.00 Corso breve di paleografia Scrivere nel Medioevo Attilio Bartoli Langeli – Eleonora Rava 12.00 Gli incontri del CISAM Le Crociate Giuseppe Ligato – Marina Montesano • Sala Trecentesca di Palazzo Pretorio 15.00 Gli incontri del CISAM Il sacro Graal Francesco Santi – Francesco Zambon 16.00 Parola d’autore Il mio Medioevo Chiara Frugoni 17.00 Cronache e miti Le leggende sui templari Giuseppe Ligato – Sonia Merli • Refettorio del convento di San Francesco 18.00 Focus Un noir trecentesco: “L’abbazia dei cento delitti” Marcello Simoni 18.40 Focus “Prosperity Italy 1434″ Maurizio Amoroso – Maurizio Calì 19.00 La Tavola medievale La dieta del monaco Patrizia Biscarini DOMENICA 4 OTTOBRE • Sala Trecentesca di Palazzo Pretorio 10.00 Gli incontri del CISAM Francesco di Assisi Stefano Brufani – Grado Giovanni Merlo 11.15 L’evento speciale Omaggio a Claudio Leonardi Enrico Menestò 12.00 Parola d’autore La vita ritrovata di Francesco di Assisi Jacques Dalarun • Refettorio del convento di San Francesco 15.00 Le storie di Gubbio Multe, sentenze e esecuzioni capitali Fabrizio Cece 15.30 Focus Premio Italia Medievale Maurizio Calì 16.00 Cronache e miti Donne nel Medioevo: mogli e madri, streghe e eretiche Matteo Duni – Maria G. Nico Ottaviani 17.00 Focus Abelardo e Eloisa Riccardo Fedriga 18.00 Focus Medioevo immaginato Tommaso di Carpegna Falconieri – Francesca Roversi Monaco

Festival del Medioevo - Gubbio

Il Festival del Medioevo si terrà a Gubbio dal 30 settembre al 4 ottobre 2015. Dieci secoli di storia (476-1492) in cinque giorni densi di appuntamenti culturali, mostre, mercati, esibizioni e spettacoli in una delle più belle città medievali d’Italia.

mercoledì 16 settembre 2015

Da "Lecce sette":Lecce in età romana: ecco il video in 3D della città antica

L'anfiteatro, il teatro romano, le abitazioni, gli ipoogei: il video in 3D ricostruisce fedelmente parte della città di Lecce per come doveva apparire circa 2000 anni fa. Il suggestivo e minuzioso lavoro di rendering è stato realizzato dall'ITLab dell'IBAM CNR – Istituto diretto da Daniele Malfitana - nell'ambito del progetto PON DICET - INMOTO - ORganization of Cultural HEritage for Smart Tourism and Real-time Accessibility (OR.C.HE.S.T.R.A.) e la collaborazione dell’Assessorato all’Innovazione tecnologica del Comune di Lecce.

lunedì 31 agosto 2015

Dall'Ing. Alfonso Rubino riceviamo e pubblichiamo un interessante relazione su: Architettura carolingia nel Salento

Gentilissimi,

Vi segnalo la scoperta di una chiesetta nel Salento che presenta le stesse caratteristiche geometrico-armoniche di San Claudio.

La connessione è sempre il modello geometrico ( Icnogramma ) dell’Anastasis, come illustrato nella video-conferenza del 5-luglio scorso.

L’aspetto interessante è che le fonti storiche la attribuiscono a Carlo Magno ( 778 d.C.) o a Carlo il calvo ( 877 d.C. )

In ogni caso certamente carolingia !

Un’ inaspettata conferma della mia teoria.

 Cordiali saluti

Alfonso Rubino




PER VISUALIZZARE LA RELAZIONE CLICCA:

http://www.slideshare.net/alfonsorubino/chiesa-di-san-giovanni-di-pat



sabato 8 agosto 2015

Convegno "L'ALTO MEDIOEVO CAROLINGIO IN VAL DI CHIENTI" - 15 DIBATTITO POMERIGGIO


Convegno "L'ALTO MEDIOEVO CAROLINGIO IN VAL DI CHIENTI" - 14 ORLANDINI


Convegno "L'ALTO MEDIOEVO CAROLINGIO IN VAL DI CHIENTI" - 13 GIANFRANCO BALEANI


Convegno "L'ALTO MEDIOEVO CAROLINGIO IN VAL DI CHIENTI" - 12 GIORGIO QUINTILI


Convegno "L'ALTO MEDIOEVO CAROLINGIO IN VAL DI CHIENTI" - 11 MEDARDO ARDUINO


Convegno "L'ALTO MEDIOEVO CAROLINGIO IN VAL DI CHIENTI" - 10 FABRIZIO CORTELLA


Convegno "L'ALTO MEDIOEVO CAROLINGIO IN VAL DI CHIENTI" - 9 DANIELE PETRELLA


Convegno "L'ALTO MEDIOEVO CAROLINGIO IN VAL DI CHIENTI" - 8 ALBERTO MORRESI


giovedì 6 agosto 2015

Il Castello di Roccacolonnalta. Una battaglia vinta contro le istituzioni che spessissimo ostacolano ogni iniziativa volta alla valorizzazione del territorio.



Riprendiamo dal sito: www.roccacolonnalta.it/

Il Castello di Roccacolonnalta
Nel 2002, io e Renzo Giannini, acquistammo quello che restava della Roccacolonnalta, situata nel Comune di San Ginesio. Decidemmo di acquistarla, dopo aver più volte ed inutilmente, sollecitato alcuni Enti Locali ad entrare in possesso del rudere. Dopo l’acquisto, abbiamo dovuto far fronte a vari ed a volte violenti ostacoli locali di vario genere, ( siamo stati anche denunciati penalmente, dal Corpo Forestale di Fiastra, durata della vicenda:quattro anni, perché secondo l’accusa avevamo sfasciato un territorio all’interno del Parco Nazionale dei Sibillini, costruendo, con tutte le autorizzazioni necessarie, una pista in terra battuta a carattere temporaneo, di circa 100 metri in mezzo al nostro bosco, per portare nelle vicinanze della rocca i materiali necessari per il restauro e per di più alcuni giorni prima avevo avuto il sopralluogo della suddetta Forestale che elogiava l’iniziativa). 

Comunque, con molta fermezza, nell’anno 2005, dopo molti chili di carta per autorizzazioni e permessi vari, abbiamo iniziato i veri restauri murari, durante gli anni precedenti avevamo solo effettuato una radicale ripulitura delle mura dalla vegetazione che aveva quasi completamente nascosto l’edificio. Quindi, dopo aver bloccato il degrado delle murature perimetrali, nell’estate dell’anno 2007 iniziammo la ripulitura interna con l’assistenza del professor Pio Pistilli, dell’Università “La Sapienza di Roma”, insieme ad alcuni dei suoi studenti di Storia dell’Arte Medievale collaborazione che si è protratta per tre anni. La ripulitura interna è consistita nella rimozione di grandi quantità di maceria da crollo, costituita da pietre, pietrisco, mattoni, coppi e tegole e quello che restava della malta di calce e sabbia, fino a riportare alla luce, pulito, il livello a circa 6,00 metri più in alto del piano di campagna. A tale operazione, considerato l’evidente valore storico culturale della Roccacolonnalta, il Comune di San Ginesio e la Comunità Montana dei Monti Azzurri, hanno contribuito in questa fase con aiuti logistici. Nel 2010-2011 l’Università Politecnica delle Marche nella persona del Professor Fabio Mariano, ha intrapreso ulteriori indagini insieme ad alcuni studenti del corso di restauro.


Giuseppe Gentili      
Architetto      


-----------------

Il progetto nasce dalla volontà di privati ed enti pubblici di riscoprire restaurare e riutilizzare a fini culturali e turistici il complesso della Roccacolonnalta, manufatto del XIV secolo di particolare ed elevato interesse storico culturale, non solo in ambito locale, per le sue caratteristiche architettoniche.
Nell’estate del 2007 un gruppo di studenti e professori dell’Università La Sapienza di Roma facoltà di Storia dell’Arte Medievale, guidati dal Professor Pio Pistilli, hanno attivato una campagna di primi scavi riportando alla luce alcune strutture interne della Rocca. L’intervento è stato possibile proprio da una sinergia pubblico-privata, infatti il Comune di San Ginesio e la Comunità Montana dei Monti Azzurri di San Ginesio hanno fornito il vitto e l’alloggio a studenti e professori, mentre i privati proprietari hanno provveduto alle necessità logistiche di materiali assistenza operaia ecc.

sabato 25 luglio 2015

Convegno: “L’ALTO MEDIOEVO CAROLINGIO IN VAL DI CHIENTI”. Montegranaro 5 luglio 2015 - Luca Craia

Saluti: Luca Craia 

Convegno: “L’ALTO MEDIOEVO CAROLINGIO IN VAL DI CHIENTI”. Montegranaro 5 luglio 2015 - Enzo Mancini

1 Enzo Mancini 

Convegno: “L’ALTO MEDIOEVO CAROLINGIO IN VAL DI CHIENTI”. Montegranaro 5 luglio 2015 - Giovanni Carnevale

2 Giovanni Carnevale 

Convegno: “L’ALTO MEDIOEVO CAROLINGIO IN VAL DI CHIENTI”. Montegranaro 5 luglio 2015 - 3 Piero Giustozzi

Convegno: “L’ALTO MEDIOEVO CAROLINGIO IN VAL DI CHIENTI”. Montegranaro 5 luglio 2015 - Alfonso Rubino

4 Alfonso Rubino 

Convegno: “L’ALTO MEDIOEVO CAROLINGIO IN VAL DI CHIENTI”. Montegranaro 5 luglio 2015 - 5 Albino Gobbi

5  Albino Gobbi 

Convegno: “L’ALTO MEDIOEVO CAROLINGIO IN VAL DI CHIENTI”. Montegranaro 5 luglio 2015 - 6 Elisabeth De Moreau

6 Elisabeth De Moreau 

Convegno: “L’ALTO MEDIOEVO CAROLINGIO IN VAL DI CHIENTI”. Montegranaro 5 luglio 2015 - 7 dibattito mattino

7 dibattito mattino