Estate 538: Tarzan a Urbisaglia ( Dalla "Guerra gotica" di Procopio di Cesarea)
Piove e nevica, nonostante sia già primavera. Il clima uggioso e l’assedio del coronavirus mi hanno riportato a tempi antichi, altrettanto lugubri dei presenti, che hanno interessato la nostra regione: i tempi della guerra gotica descritta da Procopio di Cesarea.
Questo autore dice che la carestia che colpì il Piceno fece non meno di 50.000 vittime. Un numero che oggi potremmo sottovalutare, ma che a occhio e croce corrisponderebbe al 50% degli abitanti di quel tempo.
Descrive con tinte fosche la fine di chi moriva di fame e i cadaveri non seppelliti, così magri che nemmeno gli avvoltoi riuscivano a scorticarli. Qualcuno è fotografato morente, con la pelle grigiastra, nel vano tentativo di nutrirsi di qualche erba, senza riuscire a strapparla da terra.
Tempi duri che, facciamo le corna, speriamo non abbiano a ripetersi.
Ma ritornando alla triste estate del 538 vorrei ricordare un episodio particolare descritto da Procopio: l’incontro con Egisto, il primo vero e documentato “ Tarzan” della storia.
L’esercito bizantino si spostava verso Ravenna, proveniente da Roma, dopo che il re dei Goti Vitige aveva tolto l’assedio. Ci era stato costretto dalla mossa di Belisario, che aveva spedito il suo generale Giovanni, figlio del console Vitaliano, a minacciare Ravenna, allora capitale dei Goti. Giovanni comandava un contingente costituito perlopiù da mercenari reclutati nella penisola balcanica, slavi, traci, unni, forse anche qualche longobardo. Giovanni era un bizantino, anzi un romano. (Il termine “bizantino” si usò solo dal XVI secolo, a cominciare dallo storico tedesco Hieronimus Wolf ). Ma le sue truppe erano in maggioranza costituite da barbari. Dove passavano non si dilungavano a corteggiare le donne presentandosi con un mazzo di rose rosse.
L’esercito regolare dei Greci ( o Romani, come abbiamo precisato), con al comando Belisario e Narsete, fece pressappoco lo stesso tragitto dell’avanguardia di Giovanni.
Da Roma seguirono la Salaria; prima di Ascoli imboccarono la Salaria gallica, per Comunanza, Amandola. Sarnano, Pian di Pieca; forse dopo Urbisaglia ritornarono per la via pedemontana, cioè per Matelica e Cerreto d’Esi, ma questo ora non ci interessa.
La popolazione del Piceno, in fuga al passaggio delle truppe di Giovanni, al sentire che l’esercito in arrivo era di soldati romani civilizzati, ritornava nelle proprie abitazioni, almeno quelli sopravvissuti.
Al passaggio per “Orbesalia”, cosi suona nel testo greco, Procopio testimonia che dell’antico splendore di questa città, dopo il passaggio di Alarico del 410, non era rimasto che una porta e un lastricato. Inoltre sempre in Urbisaglia racconta di aver visto di persona un neonato allattato direttamente da una capra.
Alcune donne del luogo raccontarono a Procopio che ritornando alle loro case avevano trovato un bambino nato da poco ancora vivo. Se ne erano meravigliate dal momento che erano passati diversi giorni dal passaggio dei barbari di Giovanni. La madre era probabilmente morta per mano di questi gentiluomini.
Avevano provato ad allattarlo, ma il bambino non ciucciava. Durante questo tentativo una capra si avvicinò sbelando con tutto il fiato che aveva, come per difenderlo.
Visto che la capra insisteva, provarono a rimetterlo dove lo avevano trovato. La capra subito gli si mise sopra, proteggendolo e allattandolo. Lo aveva salvato sia col suo latte che proteggendolo dai cani randagi. Le donne, per convincere meglio Procopio, fecero piangere di proposito il bambino, e subito la capra corse e sotto i suoi occhi si mise sopra al piccolo offrendogli le poppe. Gli diedero il nome di Egisto, che significa appunto “allevato dalle capre”.
Questo bambino non è un personaggio inventato, è un personaggio storico. Se fossi sindaco di Urbisaglia gli dedicherei almeno una via. O forse lo hanno già fatto senza dargli pubblicità?
Chissà quanti altri comuni in Europa sarebbero fieri di annoverare fra i loro antenati il primo Tarzan della Storia.
Forse ad Urbisaglia nessuno ha ancora letto la guerra gotica di Procopio di Cesarea. Ma ora, sotto scoppola del Covid 19, il tempo per leggere non manca.
Vade retro virus!
Mancini Enzo Macerata 27 marzo 2020