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mercoledì 25 ottobre 2017
giovedì 19 ottobre 2017
Nuove riflessioni del Prof. Enzo Mancini su San Francesco ed i francescani
Frate ladro
Questa
settimana la mia attenzione è stata catturata da un fatto avvenuto a Civitanova
Alta: un frate cappuccino di corporatura robusta trova un ladruncolo nella sua
cella e lo cattura personalmente in attesa delle forze dell’ordine.
Instant Karma
si usa dire oggi nell’era internet.
Sarebbe a
dire che per la mentalità comune il frate ha fatto benissimo. Non se ne può più
di rubagalline, e poi il convento era stato appena visitato con la perdita di
circa mille euri.
Il
particolare che il povero diavolo si è messo a piagnucolare per intenerire frate Forzuto mi ha fatto sorridere ma anche
meditare.
Cosa avrebbe
fatto san Francesco nella stessa situazione, dato che l’ordine dei Cappuccini
fa parte della famiglia francescana?
Avrebbe
detto:
“Cosa ti
abbisogna, frate ladro, acciocché ti dica incontanente dove poter arraffare più
in fretta ciò che smorzi la tua fame?”
Dopo che il
ladro avesse preso quello che voleva lo avrebbe salutato dicendo:
“Quando di
nuovo ti troverai nella bisogna torna quando ti aggrada, ché un tozzo di pane
ti sarà procacciato dalla Divina Provvidenza! “
Questo per
dire quanto è importante conoscere la Storia.
Evidentemente
gli stessi francescani, salvo rare eccezioni, hanno dimenticato le loro radici!
Ma la vera
storia di san Francesco secondo me è la leva che solleverà il mondo del
medioevo dall’oscurità in cui è stato confinato da interessi diversi, nati il
quel periodo storico ma evidentemente ancora oggi persistenti.
La questione
francescana, che qualcuno ha definito “ un inestricabile ginepraio”, è nata
dalla “damnatio memoriae” della Francia Picena e di Aquisgrana in val di
Chienti.
Qualche
spunto qua e là.
-Pietro di
Bernardone gli affari li faceva nella Francia Picena. Non è pensabile che un
commerciante carico di merci all’andata e di denari al ritorno si muovesse in
un ambito diverso dal Ducato di Spoleto. Appena ne usciva sarebbe incappato in
briganti e gabelle.
Per non
parlare delle difficoltà geografiche e dei tempi di viaggio notevolmente più
lunghi per arrivare nella Francia attuale.
-San
Francesco deve il suo nome alla Francia Picena, da dove veniva donna Pica, sua
madre, e Bernardone, suo nonno, dove suo padre faceva affari, dove il padre lo
portava fin da piccolo per fargli conoscere la piazza, dove il futuro santo
imparò a parlare francese, oltre che dalla madre.
-A leggere le
biografie di san Francesco la sua presenza nelle attuali Marche viene ammessa a
non più di un paio di occasioni, ma la tradizione locale possiede un numero di
presenze del santo secondo solo all’Umbria. Inoltre gli studiosi ammettono che
san Francesco è nato ad Assisi, ma il Francescanesimo è nato nelle Marche.
-Nel 1266 nel
capitolo generale di Parigi l’ordine dei frati minori decise di utilizzare la
sola “Legenda Major” di Bonaventura da Bagnoregio e di eliminare tutte le
altre.( Per fortuna non tutti hanno eseguito gli ordini). Ma i francescani
stavano nelle Marche: perché riunirsi dove ,se c’erano, ( solo nel 1229 si era
conclusa la crociata contro i Catari, che somigliavano maledettamente ai
francescani), erano quattro gatti letteralmente, mentre nelle Marche erano
migliaia. I capitoli generali dei frati minori nel XIII secolo secondo me non
si tenevano una volta al di qua e una volta aldilà delle Alpi ma degli
Appennini.
Ci sarebbero
altre cosa, ma per oggi può bastare.
Mancini
Enzo, li 19 ottobre 2017.
mercoledì 4 ottobre 2017
I libri del prof. G. Carnevale presentati al Festival del Medioevo di Gubbio. Successo di pubblico al nostro Stand.
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