venerdì 14 luglio 2023

Pubblico altri stralci della tesi del Prof. Giovanni Carnevale, per permettere a coloro che lo criticano/insultano di esprimere la loro saccenza.

Dal libro del Prof.

G I O V A N N I  CARNEVALE

La scoperta di

AQUISGRANA

in VAL DI CHIENTI

 

DRAGHI PERSIANI E PALMETTE SASSANIDI A CINGOLI (Mc) NEL

PORTALE DI S. ESUPERANZIO

 

            La primitiva arte islamica, dopo la rapida conquista delle terre orientali dell’Impero bizantino e di quelle dell’Impero sassanide, attinse largamente all’arte delle nuove province annesse all’Islam.

            Presso gli artisti omayyadi, a seconda della loro provenienza, a volte troviamo prevalenti i motivi sassanidi, a volte quelli della tarda romanità. In genere essi preferiscono

motivi geometrici o naturalistici: complessi meandri e intrecci di figure geometriche, palmette sassanidi, girali di grappoli e foglie di vite, uccelli, animali.

Solo di rado si ricorse a figure umane.

            L’arte omayyade – come del resto tutta la successiva arte islamica – fu essenzialmente decorativa e forse anche per questo fece largo uso dello stucco.

            Il portale di S. Esuperanzio a Cingoli (Mc), pur risalendo alla fase del Romanico piceno, ripropone in assoluta purezza imitativa motivi persiani o comunque orientali: draghi e palmette sassanidi, girali di vite. Segno evidente che in loco erano ancora presenti modelli risalenti alla Rinascenza carolingia.

            Nei fregi esterno e interno del portale di S. Esuperanzio la decorazione si risolve nella ripetizione standard di motivi a palmette sassanidi, ripetuti in serie fino a costituire due fregi ininterrotti. Il fregio centrale fra i due si fonda sullo stesso procedimento tecnico, solo che il motivo standard di grappoli e foglie di vite viene riproposto a facce alternatamente invertite, col risultato di conferire più vivace varietà all’insieme del fregio.

            Il fregio esterno delle palmette inizia e termina con le raffigurazioni di due

identici draghi, di ascendenza sassanide, anch’essi riprodotti a facce rispettivamente

invertite.

            Mentre nel portale di Fermo la raffigurazione del drago è unica e abbinata a quella dell’ibis – simbolo in Persia del potere imperiale e allusivo nel Piceno al potere imperiale di Carlo Magno – nel portale di Cingoli i due draghi hanno ormai valore puramente esornativo. Né poteva essere altrimenti alla fine del sec. XIII, a distanza di quasi mezzo millennio dall’epoca di Carlo Magno.

            I due attuali montanti con alla base i draghi persiani potrebbero essere stati in origine architravi di un edificio carolingio, reimpiegati e trasformati. I due draghi sono, infatti, in posizione verticale, innaturale, coi due arti non verso terra ma brancolanti nel vuoto.

            Anche la tecnica di esecuzione, se paragonata ai sovrastanti motivi ornamentali, è decisamente diversa. 

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