lunedì 25 luglio 2016
sabato 23 luglio 2016
Risposta del prof. Enzo Mancini all'articolo pubblicato da Cronache Maceratesi il 2 luglio 2016
Cronache Maceratesi ha pubblicato in data 2 luglio 2016 un articolo in cui si dice che l’istituto storico Germanico di Roma, tramite la signora Kordula Wolf, afferma che, riguardo alla tesi di Giovanni Carnevale su Aquisgrana a san Claudio al Chienti,
si tratta di idee scientificamente infondate.
Quali motivazioni adduce? Nulla, se non la spocchia di chi parla “ ex cathedra”.
Lo stesso atteggiamento di un paio di anni or sono degli studiosi tedeschi che hanno pontificato:
“ Le ossa conservate nella cattedrale di Aachen sono veramente di Carlo Magno.”
In base a quale prova? “ Perché lo diciamo noi ! “
Questa è la risposta implicita, che la stampa italiana non ha recepito.
Faccio presente ai sapientoni tedeschi e a parecchi italiani, che straparlano sulla questione senza conoscerne quasi nulla, che il professore salesiano,
( anche se in qualche vicenda neanche lui è la bocca della verità),
ha portato evidenze archeologiche e documentali a favore della sua ipotesi.
Invece le smentite a don Carnevale, fino ad ora, non sono state mai basate su motivazioni scientifiche, ma sull’autorità di persone che, circa duecento anni fa, (parlo dei redattori degli MGH), hanno scritto la storia di mille e duecento anni fa.
Lo hanno fatto forse in buona fede, ma già a quei tempi Simonde dei Sismondi, di nazionalità svizzera ma di cultura europea, li criticava di nazionalismo nella sua “Histoire des Francais”(scusate ma non trovo la cediglia).
E’ questo il metodo scientifico di frau Kordula ?! (scusate ma non trovo i puntini sulla u).
Purtroppo si, e non solo di questa signora.
Insomma sono secoli che i Tedeschi fanno di Carlo Magno un eroe nazionale e i Francesi il loro padre della Patria.
Fargli ammettere che invece è un italiano il padre dell’Europa sarà difficile: non lo faranno neanche con una pistola alla tempia!
Eppure Giovanni Carnevale merita un Nobel per la sua scoperta, (lo hanno dato ad altri per molto meno).
Ma di questo passo glielo daranno alla memoria.
Mancini Enzo, 6 luglio 2016.
venerdì 8 luglio 2016
Risposta all'art. pubblicato da Cronache Maceratesi il 2 luglio 2016: Istituto Germanico di Roma...
Da un recente articolo comparso in Cronache Maceratesi
abbiamo appreso con grande interesse che L’Istituto Germanico di Roma, che ci è
sembrato sia in contatto stretto con il suddetto giornale, segue da vicino le
vicende culturali della nostra terra picena e, come confida allo stesso
giornale, prende decisamente le distanze dalla tesi del prof. Giovanni
Carnevale, giudicandole scientificamente infondate.
La ricercatrice Kordula Wolf dell’Istituto romano nell’articolo
riferisce:“«L’Istituto Storico Germanico di Roma ritiene importante precisare che
non è stata mai inoltrata nessuna richiesta di collaborazione a Giovanni
Carnevale, e che la sua tesi secondo la quale Carlo Magno avrebbe fondato una
nuova capitale, non ad Aachen, ma in Val di Chienti vicino ad Aquisgrana
picena, è scientificamente infondata»
Non avendo un contatto altrettanto diretto come Cronache
Maceratesi con la Dott.ssa Wolf, chiediamo al giornale maceratese di suggerire
alla ricercatrice di rivedere le lettere che nel 1992 furono scritte al prof
Carnevale da vari enti tedeschi della
nostra Capitale ed in particolare del Deutsches Historisches Institut (DHI), come pure di chiedere
il suo parere di ricercatrice su come, nonostante più di 100 anni di scavi
archeologici all’interno della Cappella Palatina di Aachen, non siano mai stati
trovati reperti antecedenti il XII secolo e quindi neanche le tombe dei due
imperatori che le fonti storiche indicano all’interno della Cappella Palatina
di Aquisgrana.
Credere che Aachen sia la Cappella Palatina di Carlo Magno è
quindi essenzialmente un atto di fede. Poiché sta scritto: “beati quelli che
pur non avendo visto hanno creduto” riteniamo che la Kordula abbia una enorme
fede.
Alberto Morresi
martedì 5 luglio 2016
UNA TRADIZIONE CHE VACILLA
Nel 1800, mentre
in Germania sulla spinta della Cultura Romantica, i tedeschi iniziarono a studiare
il medioevo allo scopo di ricercare personaggi ed avvenimenti che
giustificassero le origini della nazione tedesca, nel Piceno continuava la
totale damnatio memoriae di quanto, in
questa parte dell’Italia, era accaduto nel medioevo.
Gli storici tedeschi,
nella ricostruzione della loro storia patria, partirono da quanto riferiva
Eginardo nella sua “Vita di Carlo Magno” e cioè che Carlo Magno era morto e sepolto
ad Aquisgrana, luogo dove era nato e sempre vissuto.
Poiché, da
tempo immemorabile, esisteva ad Aachen una tradizione che attribuiva a Carlo
Magno le ossa ivi conservate in una urna, i tedeschi identificarono Aachen con
Aquisgrana.
Questa
tradizione oggi vacilla perché messa in discussione dalle ricerche del Prof.
Giovanni Carnevale.
Anche la
storiografia inizia ad avere dubbi sul fatto che la Cappella di Aachen possa
essere stata costruita da Carlo Magno. Tali dubbi sono giustificati soprattutto
perché ad Aachen non sono stati mai trovati reperti risalenti all’VIII secolo.
I tedeschi,
tetragoni, ancora oggi si affidano con forza alla tradizione. Nessuno infatti
per secoli ha messo in dubbio che le ossa, conservate ad Aachen, siano di Carlo
Magno.
Nessuno ha mai
osato affermare che la tomba dell’Imperatore potesse trovarsi altrove,
nonostante esistesse una autorevole fonte che indica che nel XII secolo è
avvenuta una Translatio Santissimi Caroli
Imperatoris.
I tedeschi,
costretti a forzare a proprio vantaggio tale fonte hanno dato una
interpretazione del testo alquanto curiosa, affermando che la Tranlatio era consistita in uno
spostamento dei resti di Carlo dalla sua tomba, peraltro mai trovata, ad una
urna.
Ancora oggi nonostante
i ripetuti scavi archeologici effettuati all’interno della Cappella Palatina,
con esito negativo, non si ha il coraggio di ammette che la tomba di Carlo
Magno non sia mai stata all’interno della Cappella Palatina di Aachen.
I tedeschi infatti
quando parlano della tomba di Carlo Magno indicano sempre l’urna dove sono
conservate le ossa dell’Imperatore. Se provate ad insistere per un chiarimento vi
spiegheranno che la tomba è sicuramente all’interno della Cappella ma che non è
stata ancora trovata.
Negli ultimi
anni sono stati messi in luce molti elementi di natura archeologica e storica che
minano la tesi tedesca e giustificano un’altra verità.
Un
interessante studio su questo argomento è iniziato nella seconda metà del XX
secolo allorquando il prof. Giovanni Carnevale fu incuriosito dall’enigma che, archeologicamente
parlando, presentava la chiesa di San Claudio a Corridonia (MC). Iniziò quindi a studiare ed interpretare la
struttura architettonica della chiesa.
Scoprì che
San Claudio era identica strutturalmente ad altri tre edifici, tutti ubicati
nel Piceno, ma fuori dal Piceno e nell’intera Europa, non si conosceva alcun
edificio simile a questo. Scoprì successivamente che a Germigny des Près esisteva
una chiesa strutturalmente identica a San Claudio.
La
informazione ancor più interessante fu quella fornita dalle fonti dell’VIII
secolo. Queste indicavano che tale edificio era stato fatto costruire da un
dignitario ecclesiastico della corte di Carlo Magno, Theodulf. Risulta inoltre dai documenti che egli afferma
di averlo costruito a somiglianza della Cappella Palatina: Basilicam miri operis, instar eius quae Aquis est constituta.
Queste
informazioni incuriosirono ancora di più il prof. Carnevale e lo spinsero a
proseguire gli studi sull’aspetto archeologico di San Claudio.
Fin dalle
prime indagini il prof. Carnevale notava che tutti gli esperti datavano San
Claudio dopo il mille. Tale datazione era basata sulla tipologia costruttiva
della chiesa che presentava le volte a crociera. Per gli archeologi infatti l’utilizzo delle crociere, tecnologia
acquisita dagli arabi della Spagna, era
avvenuto in occidente, dopo il mille.
Ma le
scoperte degli archeologi inglesi, che nella seconda metà del XX secolo, hanno studiato
il sito archeologico di Khirbet al Mafjar presso Gerico, dimostrano però che le
crociere erano presenti nel frigidarium
del palazzo omaiade, edificio distrutto da un terremoto agli inizi dell’VIII
secolo, durante i lavori della sua costruzione.
Gernigny des
Près, edificio che i documenti certificano sia stato costruito nell’VIII secolo,
utilizza le crociere, ciò dimostra che esse erano già utilizzate ai tempi di
Carlo Magno e che l’utilizzo della crociera, nell’VIII secolo era in uso in
occidente.
Il prof.
Carnevale si sentì autorizzato ad affermare che San Claudio poteva essere considerata
carolingia.
Si era in
possesso di argomenti per cominciare a combattere Aachen.
Andando oltre
nella analisi, il dato che Germigny des Près era stata costruita ad imitazione
della Cappella Palatina, costruita da Carlo Magno ad Aquisgrana, portò il prof.
Carnevale a confrontare questa con la Cappella di Aachen. Si rese conto che tra
le due non vi era nessuna somiglianza, mentre Germigny des Près presentava la
stessa struttura di San Claudio.
Altro dato
interessante è che sia Germigny sia San Claudio erano caratterizzate da volte a
crociera, imitando l’edificio del vicino oriente, e ciò sottolineava una
stretta relazione tra loro.
A questo
punto la ricerca archeologica pone l’’interrogativo: perché questi edifici si
rassomigliano?
Non c’è
ancora una risposta.
Chiarimenti
arrivarono quando dall’archeologia il prof. Giovanni Carnevale passò alla
lettura delle fonti:
- Eginardo riferisce che Carlo Magno, per costruire la
Cappella Palatina, si servì di maestranze venute dall’oriente. Con ogni
probabilità le stesse che, trovatesi senza lavoro per la cacciata degli
omaiadi, ad opera degli abbassidi,
accolsero di buon grado il lavoro offerto dall’Imperatore.
- Notker descrive che diplomatici di Bagdad, inviati
dal Califfo di Bagdad alla corte di Carlo Magno salirono sulla terrazza
della Cappella per osservare la vita che si svolgeva ad Aquisgrana.Una terrazza
era presente sia a Germigny che a San Claudio. Non c’è una terrazza a
Kirbart al Mafjar anche se aveva una cupola nella copertura. Non ha una
terrazza la Cappella Di Aachen, nè potrebbe averla. Il prof. cominciò ad
approfondire sull’aspetto architettonico, ponendosi delle domande e formulando
delle ipotesi. Perché Kirbart al Mafjar aveva questa pianta così originale
e le crociere? I musulmani avevano conquistato l’Iran ed erano entrati in
contatto con un altro tipo di architettura che conosceva la crociera. La tecnica
costruttiva che utilizza la crociera poteva essere passata dall’Iran alla Siria a Kirbet al Mafjar e
da qui, grazie alle maestranze orientali, di cui parla Eginardo, venute
nel Piceno tale tecnica era stata introdotta in occidente e con questa era
stata costruita la Cappella Palatina voluta da Carlo Magno cioè San
Claudio.Non era una grande scoperta, ma era evidente che Aachen, non
assomigliando a Germigny, non aveva
alcun diritto di proclamarsi l’Aquisgrana a cui Theodulf si era ispirato. San
Claudio per queste analisi ed assomigliando a Germigny des Près poteva essere indicata come la
Cappella di Carlo Magno. Una ulteriore prova a favore di San Claudio è l’esistenza
del matroneo. Questa elemento costruttivo è indicativo della presenza di
una corte nel luogo. In quell’epoca esistevano matronei in oriente a Costantinopoli,
dove risiedeva la corte imperiale ed a Ravenna che dipendeva da
Costantinopoli. Germigny, non aveva il matroneo perché era una piccola
chiesa, un oratorio, dove Theudulf poteva andare a pregare. Il matroneo è
fondamentale. La sua esistenza giustifica la presenza di una corte
imperiale e quindi di Carlo Magno.
- Nel Capitulare
de Villis , legge con la quale Carlo Magno definiva la vita sociale e
produttiva di Aquisgrana con i suoi Ministeria,
è riportato un elenco di piante, che si sarebbero dovute coltivare ad
Aquisgrana. La quasi totalità di queste colture era esclusivamente adatta
al clima mediterraneo e non sarebbe sopravvissuta a quello di Aachen.
Nello stesso Capitulare viene
descritta la organizzazione ed il controllo amministrativo e agricolo
dell’ager di Aquisgrana: il Palatium di Aquisgrana al centro di
una rete di Ministeria
(organizzazione presente esclusivamente nel Piceno) nei quali gli iudices esercitavano sia il potere
giudiziario che quello amministrativo e ne rispondevano direttamente a
Carlo Magno. Identificare Aquisgrana con Aachen renderebbe un falso il Capitulare de Villis in quanto,
contrariamente a quanto esiste nella valle del Chienti, in Germania non è
mai esistita nè si ha memoria di tracce di una struttura così descritta.
- Widukind nel
suo “ Res gestae saxonicae sive
annalium libri tres” descrive l’incoronazione di Ottone I, avvenuta
nella Cappella Palatina di Aquisgrana . L’autore riferisce che la Cappella
Palatina aveva addossato alla facciata un “solium” al quale si accedeva
dalle scale a chiocciola delle torri (per cocleas). Dal “solium” Ottone I si presentò al suoi sassoni,
assiepati nello xistum che lo
acclamarono Re. Questi disceso nel presbiterio attraverso la scala a
chiocciola, partecipò alla successiva celebrazione religiosa, seguita
anche da coloro che si trovavano nel matroneo.
- Le fonti indicano l’esistenza ad Aquisgrana di un
“Campomaggio”, praticamente inesistente ad Aachen, mentre qui nel Piceno esiste tuttora una vasta area
pianeggiante chiamata “Campomaggio”. Se questa non è Aquisgrana, come mai
c’è ancora oggi un Campomaggio ed anche un Campolungo?
- I documenti descrivono che, in prossimità della guerra
tra i Longobardi ed i Franchi, dal Piceno, stranamente, “omnes abitatores”
dei ducati di Osimo, Ancona e di Fermo scappano tutti. Perché mai scappano
da terre non coinvolte dalla guerra? Perché mai questi profughi sono accolti
e ospitati a Roma dal Papa Adriano che temendo i longobardi chiede aiuto a
Carlo Magno? I profughi erano forse franchi che abitavano questa parte del
Piceno e quindi temevano la vendetta dei Longobardi?
- Ancora, mentre i Franchi assediano Pavia, come si
giustifica che Carlo nomina il duca di Spoleto e si reca a Roma per
trascorrere la Pasqua con il Papa.
- Carlo Magno fu incoronato Imperatore a Roma il
giorno di natale dell’800. Le fonti descrivono che già all’inizio dell’801
Carlo esercitò le prerogative proprie della sua autorità. Presiedette in
Roma il processo contro i denigratori di Papa Leone III. Nel mese di
febbraio dell’801 era ad Aquisgrana come dimostra il diploma da Lui
rilasciato a favore dell’abbazia di Farfa. Gli “annales Regni Francorum”
riferiscono che per tutto l’inverno
(tota hieme non aliud fecit
imperator) fu impegnato alla organizzazione dell’impero d’Occidente, ai
nuovi rapporti con il Papato e all’assetto dell’intera Italia, dotando
Aquisgrana di una “Nuova Roma” (Romanae
Urbis) in Val di Chienti. Organizzò la spedizione militare del figlio
Pipino contro Benevento. Celebrate a Roma le festività Pasquali Carlo si
recò a Spoleto dove alla fine di aprile fu sorpreso da un violento terremoto.
Successivamente l’Imperatore si reca a Ravenna. Ne abbiamo notizia dal
monaco ravennate Agnello che inoltre ci informa che Carlo da Ravenna fa
trasportare ad Aquisgrana, in Francia, la statua equestre di Teodorico.
Agli scettici che non gli credono Agnello dice: “ qui non credit, sunat Franciae iter, eum aspiciat!” , “chi non
ci crede, imbocchi la strada della Francia e vada a vederlo!”. Da Ravenna
era sufficiente dirigersi a sud dell’Esarcato, imboccare la via Flaminia
per raggiungere la Francia. La esigua distanza tra Ravenna e la Francia ci
viene confermata dalla lettera che Papa Adriano scrive a Carlo Magno per
lamentarsi che i cittadini della Pentapoli e di Ravenna si recano
direttamente alla corte carolingia per presentare i loro reclami.
- Quanto leggiamo nel Fioretto XIII di San Francesco, è
estremamente chiaro per chi colloca la Francia nel Piceno ma resta incomprensibile
per la storiografia ufficiale, infatti ci viene descritto di come San
Francesco con frate Masseo “prese il cammino verso la provincia di
Francia”. Dopo aver mendicato, pregato e mangiato, “si levarono per
camminare in Francia … Giunsero a Roma ed entrarono nella chiesa di San
Pietro, e santo Francesco si puose in orazione” . Il fioretto si chiude
dicendo che L’Apostolo Pietro rassicurò Francesco che Dio concedeva a lui
ed ai suoi frati il “tesoro della santissima povertà”. Quindi Francesco e
Masseo, “pieni di letizia determinarono di tornare nella valle di Spulito, lasciando l’andare in
Francia”. E’ evidente che il racconto si riferisce alla Francia e alla
Roma nel Piceno. I Fioretti nacquero infatti nel Piceno.
- Le fonti indicano che nell’804 Papa Leone III si
reca da Carlo Magno per trascorrere insieme il Natale. Viene ospitato a Carisiacum Villa ed il 14 gennaio
del 805 l’Imperatore fa accompagnare il Papa a Ravenna.
- Nell’806, subito dopo Natale, il doge Obelerio ed il
fratello Beato ed anche il Vescovo di Zara Donato sono ospiti di Carlo
Magno a Theodonis Villa. (immaginate il Papa o il doge che in pieno
inverno fanno qualche migliaio di chilometri per passare solo qualche
giorno con l’Imperatore. Più plausibile sarebbe se si ipotizza che il Doge
avesse preso una nave e fosse sbarcato qui nel Piceno.Il Papa invece,
percorrendo la Salaria, facilmente avrebbe raggiunto Aquisgana cioè San
Claudio).
- Claudio, vescovo di Torino, chiamato ad Aquisgrana
da Ludovico il Pio, scrive:”Appena divenuto vescovo, come son cresciuti
gli impegni …. d’inverno, quando devo correre su e giù per le strade che
portano al Palatium, non posso
applicarmi ai miei amati studi. E da metà primavera devo prendere con le
mie pergamene anche le armi e devo mettermi lungo la costa in guerra
contro i Saraceni e i Mori. Di notte combatto, di giorno maneggio la penna
e i libri ….”. In un brano del suo Apologeticum
Claudio ci riferisce “Dopo che, accettato controvoglia l’onere
pastorale, venni in Italia nella civitas
Taurinis invitatovi dal principe Ludovico il Pio….”
- Come si giustifica che Guido e Lamberto, nel 891 duchi
di una località lontanissima da Aachen, ammettendo che questa fosse stata Aquisgrana,
sono stati incoronati Imperatori?
- Francia e Gallia, nelle fonti sono sempre indicate come
due entità distinte ed indipendenti. Nessuno storico ha mai dato una seria
interpretazione sulla ubicazione della Francia prima del mille, nonostante
le due realtà geografiche siano sempre richiamate in maniera distinta
nelle fonti. Un esempio: i documenti nel descrivere che Arnolfo di
Corinzia era stato chiamato ad Aquisgrana per conoscere la sua
disponibilità a subentrare a Carlo il Grosso, che era gravemente malato,
affermano: compositis in Francia
feliciter rebus, in Baoaria revertitur, sistemate felicemente le cose
in Francia ritornò in Baviera. Gli storici tedeschi sono stati costretti
ad ipotizzare ed ubicare tra la Gallia e la Sassonia un territorio
chiamato Franconia, solo perché nella fonti storiche risulta che la
Francia è confinante con la Sassonia, nonostante la Franconia non sia mai
comparsa in nessun documento dell’epoca e che la Sassonia delle origini
sia ubicata al nord della Germania e non al confine con la Francia del
Piceno, come risulta da recenti studi sulla storia dei Sassoni del
Widukind.
- Barbarossa fatto creare santo Carlo Magno
dall’antipapa Pasquale III, nel 1166 ne effettua la traslazione del corpo,
chiaramente in Germania dove ha in progetto di creare Aachen.
- Dieci anni dopo il Barbarossa, vista l’impossibilità
di restaurare lo splendore di Aquisgrana, per il contrasto con il Papa e i
suoi alleati cioè i nascenti Comuni, effettua la Translatio Imperii sempre in Germania.
- Nelle fonti storiche viene evidenziata una notevole
attività sismica nel territorio di Aquisgrana, nel 803, 814, 823, 827.
Queste notizie fanno escludere che Aquisgrana possa essere identificata
con Aachen, perché tutta la Germania non è zona sismica.
- Alcuino, consigliere di Carlo Magno, di ritorno da
Aquisgrana nella sua Inghilterra, in una sua lettera si lamenta della
pessima birra inglese e sogna di ritornare a rivedere la “Novam Cappellam
inter vineta”. Ad Aachen non vi erano vigneti ed inoltre ci fa riflettere
“Cappella”, chiesa cisì chiamata perché conservava il mantello di San
Martino (Cappellam = mantello di S. Martino).
- Il Chronicon Volturnense nel
descrivere le vicende del monastero di San Vincenzo al Volturno, lo
definisce ius Palatii. Come si
può credere che questo monastero situato vicinissimo a Benevento non
dipenda da questo Ducato, ma da Aachen se fosse identificata con
Aquisgrana. Questa confusione di identità sicuramente nel tempo ha portato
anche ad interpretazioni erronee anche nel lavoro dei copisti. Un esempio:
Il 10 ottobre 881 San Vincenzo al Volturno fu distrutto dai Saraceni,
nello stesso anno gli arabi invasero la Valle del Chienti distruggendo il monasteriolum di Santa Croce al
Chienti, come attestano documenti conservati a Sant’Elpidio a Mare. Lo
stesso anno in cui la storiografia ufficiale indica che i Normanni presero
Aquisgrana. Nei due episodi, che sembrano distinti, l’identità degli
invasori sicuramente sono stati confusi dagli amanuensi delle abbazie del
nord Europa. Questi, dopo la tranlatio
di Barbarossa, già identificavano Aquisgrana con Aachen, e di conseguenza per
loro era giusto chiamare Normanni gli invasori di Aquisgrana. Per loro era
improbabile che gli arabi sbarcassero nel nord ed invadessero Aachen.
Inoltre un’altra considerazione rende improbabile che l’invasione sia
stata effettuata dai Normanni. Questi infatti appena pochi mesi prima si
erano accordati con Carlo il Grosso che, dopo la battaglia a Parigi, aveva
concesso loro il territorio che oggi chiamiamo Normandia.
- Nitardo (IX secolo) dice che Aquisgrana era la Sedes Prima Franciae, mentre Notker
con il termine Francia specifica: Franciam
vero intendum cum nomina vero,omnes cisalpinas provincias significo.
- Una grande confusione, dovuta alla errata ubicazione
di Aquisgrana, la riscontriamo nella descrizione della morte e sepoltura
di Ottone III. Questo giovane Imperatore attaccato dai Romani e costretto
a riparare nel castello di Paterno morì a seguito di una non precisata
malattia. Per nascondere ai nemici il decesso dell’imperatore questi fu
imbalsamato. Quando si pensò che si fossero calmate le acque della
ribellione, l’Imperatore mummificato fu issato a cavallo con l’intento di
portarlo ad Aquisgrana per la sepoltura. Poiché non poteva essere nascosto
che la morte era avvenuta in Italia, la storiografia tedesca fermamente
convinta che Aquisgrana è Aachen, dovette escogitare un mirabolante
trasferimento del defunto dall’Italia in Germania. Si descrisse che
l’Imperatore ed i suoi accompagnatori, per non destare il sospetto che
fosse morto venne fissato su un cavallo e trasportato in questo modo,
mentre i Romani infuriati inseguirono il feretro fino a Berna, da qui
proseguirono fino a Neuburg (Civitas
quae nova vocatur) ed infine arrivati ad Aquisgrana l’Imperatore fu
inumato in tutta fretta davanti all’altare. Ubicando Aquisgrana in Val di
Chienti, a San Claudio, la tumulazione sarebbe stata più semplice in
quanto da Paterno scendendo dalla collina si arrivava a Berta per poi
raggiungere il territorio di Civitanova e quindi arrivare ad Aquisgrana
dove seppellire in fretta lo sventurato Imperatore, per paura di un
attacco dei Romani.
- Nel 1139 Sugier partecipò ad un sinodo che si svolse
ad Aquisgrana, nell’ala del palazzo chiamato Laterano. L’anno successivo a
questa visita, su richiesta del Papa, vennero inviati i Cistercensi ad Aquas Salvias, dove fondarono l’abbazia di Fiastra.
- Nel 1165 a Natale ad Aquisgrana, su ordine di
Barbarossa, l’antipapa Pasquale III dichiarò santo Carlo Magno. Poiché è
certo che questo Papa non mise mai piede in Germania la storiografia
tedesca afferma che fu sostituito nella funzione di beatificazione di
Carlo Magno da Rainald von Dassel arcivescovo di Colonia.
- Nel 1176 Barbarossa, sconfitto dai comuni, avversato
dal papato che li sobillava alla ribellione contro l’impero, resosi conto
che era oramai impossibile proseguire con il suo progetto di restaurazione
degli antichi fasti e potere imperiale di Aquisgrana, attuò la Translatio Imperii dal Piceno in
Germania, avviando la costruzione della chiesa di Aachen.
Allora come
possono i tedeschi affermare che Aachen è Aquisgrana, sia in relazione alle
scoperte archeologiche che rispetto ai riferimenti forniti dagli autori
carolingi?
I tedeschi
sono costretti a definire Notker o chi altro descrive avvenimenti che non si
accordano con la ricostruzione storica da loro elaborata, come grandi
mistificatori della verità e falsi i racconti da loro riportati.
Drammaticamente ci si rende conto che per i tedeschi, se si toglie Aachen non
resta nulla del loro impianto storico.
Con questa
strana impostazione storica, basata sul considerare falso tutto ciò che non si
accorda con la loro ricostruzione, Aachen ha vinto una battaglia e pur non
avendo nessun provato elemento a sostegno è rimasta vincitrice sulle fonti.
Dalle serie
ed approfondite analisi delle fonti e dagli studi sulle caratteristiche
strutturali degli edifici presi in esame si evidenziano incongruenze con quanto
sostenuto dalla storiografia ufficiale. Per questa ragione la definizione di
San Claudio = Aquisgrana assume sempre più valore e forza.
Alberto
Morresi
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