venerdì 19 luglio 2019

Il Prof. Enzo Mancini analizza alcune fonti dell'alto Medioevo.

                                                            Abate Frobenius

Frobenius Forster, principe e abate del monastero di sant’Emmerammo, presso Ratisbona, in Germania, pubblicò nel 1777 tutti gli scritti di Alcuino di York, corredati da un’ampia “ Commentatio”. Prima di lui lo aveva fatto un altro erudito nel 1617, André Duchesne, con lo pseudonimo di “Andrea  Quercetano”, ma la sua raccolta era incompleta. In seguito in “ Biogaphia Britannica Literaria” gli inglesi hanno dichiarato che la raccolta di Frobenio può essere ulteriormente completata dai manoscritti conservati nella loro libreria di là della Manica. Infine nel 1863 Francis Monnier pubblicò a Parigi “Alcuine et Charlemagne”, avendo a disposizione, presuppongo, tutti gli scritti attribuiti ad Alcuino che si sono conservati.

Debbo ammettere di non esser riuscito a leggere tutto su Alcuino, ma questa estate ho avuto abbastanza da leggere, passando dal latino all’inglese e al francese. Tre lingue in cui mi arrangio, ma con fatica. Pur cercando un po’ a casaccio in trattati spesso noiosi e verbosi, come sapevano essere gli eruditi dei tempi passati, ogni tanto mi sono imbattuto in particolari che voglio sottolineare: chissà che non siano utili a qualcuno che voglia approfondire la ricerca sul “ giallo di Aquisgrana in val di Chienti”.

·         Fu Pietro da Pisa all’origine della “schola palatina di Aquisgrana”, negli ultimi anni di regno di Pipino il Breve e nei primi di Carlo Magno. Questi, che incontrò Alcuino per la prima volta a Parma, lo invitò caldamente in Francia, dove Alcuino si recò nell’anno successivo. L’abate Frobenio, che scrive in latino, distingue sempre Francia e Gallia.
·         Alcuino è stato fondamentale anche per la storia della musica, continuando l’opera di Crodegango di Metz, ( o di Morrovalle ? ). Crodegango elaborò una sintesi fra canto gallicano e canto vetero – romano, chiamata canto messino, antenato del canto gregoriano. La biblioteca Mozzi – Borgetti di Macerata si ritrova una pergamena con neumi proto – musicali che non si sa da dove viene fuori. Il canto Gregoriano, che a papa Gregorio Magno deve solo il nome, non nacque sulle rive della Loira come borbottano alcuni storici della musica, ma sulle rive del Chienti, per far cantare insieme i monaci Franchi e quelli Romani.
·         Continuando l’opera di Crodegango, che per primo impose al clero l’officiatura di tipo monastico, Alcuino è stato anche all’origine della liturgia della chiesa cattolica.
·         Alcuino dopo il concilio di Francoforte del 793 voleva ritirarsi nel monastero di Fulda, nell’Assia, un centinaio di chilometri a nord est di Francoforte, ma il sire non diede l’assenso. Solo nel 796 ebbe il permesso di ritirarsi a vita monastica nell’abbazia dedicata a san Martino di Tours, continuando ad essere il principale consigliere del re, anzi talvolta ricevendo a domicilio la visita di Carlo Magno.

Se Aquisgrana fosse stata Aachen non avrebbe senso che ad Alcuino fosse impedito di andare a Fulda per poi consentirgli di ritirarsi a Tours, che dista quasi il doppio da Aachen. Ma tutto risulta logico ponendo Aquisgrana a san Claudio e “Turonis villa” a Monte san Martino o a Pieve Torina, tutto in provincia di Macerata.


·         Scrive Frobenius Forster: Un certo Tritemio nel suo secondo libro – Gli uomini illustri dell’ordine di san Benedetto- al capitolo XXVI scrive di Alcuino:” Questi, per comando di Carlo instituì per primo lo Studium Parisiense traslato da Roma, studio in cui educò molti discepoli insigni fra i monaci”. Trasferire alla fine dell’ottavo secolo una scuola importante da Roma ad un villaggio sperduto sulle rive della Senna, quale era allora Lutetia parisiorum, non ha senso. Lo acquista perfettamente con la Francia picena e la nuova Roma di Carlo Magno a casa nostra, in provincia di Macerata.

Ma dov’era questo Studium Parisiense dove Alcuino insegnava ai monaci Parisii?

Aristide Conti nel suo libro “ Camerino e i suoi dintorni” documenta una tradizione orale che ricorda in questo paese la presenza di bastioni chiamati “  Mura di Paris”.
Labile indizio ma prezioso.
Di labili indizi ce ne sono altri, che mi riservo per la prossima puntata.

Macerata 15 luglio 2019     
Mancini Enzo

P.S.

Chi leggesse per la prima volta quanto scrivo non avrebbe scrupolo a classificarmi quale creatore di “Fake news”, ma credetemi, è più “Fake” la storia ufficiale sul periodo carolingio!

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