mercoledì 21 settembre 2016

Il prof. Enzo Mancini ci ricorda il giudizio espresso da Sismondo dei Sismondi sugli storici tedeschi.

Sismondo dei Sismondi

Questa pagina , presa da “ Precis de l’Histoire des Francais” di Sismondo dei Sismondi, edito a Parigi – chez Treuttel et Wurtz, libraires, Rue de Lille n.17 – 1839, nello stesso periodo all’incirca in cui ad Hannover venivano redatti gli MGH, chiarisce abbastanza bene come, ( sarà sempre stato in buonafede?), gli storici tedeschi abbiano scippato l’Italia, ma soprattutto la nostra regione, di almeno quattro secoli di storia.
Nella nostra regione nell’alto Medioevo non sarebbe successo quasi nulla, nonostante la ricchezza di reperti archeologici, bistrattati e dispersi molto più negli ultimi cento anni che in tutto il millennio precedente. Parecchio del  merito va a chi doveva sovrintendere …
Ma se veramente è possibile una ricostruzione cronologica scientifica degli edifici superstiti, tutti indifferentemente attribuiti all’XI secolo,ci sarà da ridere!
Ma ora sentiamo monsieur Simonde:

“ Un filosofo tedesco diceva che uno storico valido deve essere un profeta che guarda al passato; cioè in forza del suo modo di vedere e della sua conoscenza della natura umana egli deve, partendo da una data epoca, dedurre a sua scelta gli avvenimenti che l’hanno preceduta o quelli che dovranno seguirla, nell’ordine in cui dovrebbero naturalmente svolgersi.
L’idea è ingegnosa ma è falsa; essa mette lo spirito del sistema umano al posto del grande sistema di Dio; essa chiama la filosofia ad insegnare là dove dovrebbe apprendere.
Colui che osa giudicare la storia “a priori” rimpicciolisce le cause per adattarle agli effetti che egli conosce, o gli effetti alle cause. Egli getta un velo su tutti i fatti che non sono derivati dai suoi princìpi,  su tutti i princìpi da cui non riesce in alcun modo a dedurre le conseguenze.
I nostri continui errori, quando ci sforziamo di prevedere il futuro, dovrebbero averci insegnato che lo spirito profetico non è dato all’uomo e che l’uomo non dovrebbe più pretendere di indovinare il passato.
E’ però quello che quasi sempre hanno tentato di fare gli autori dei compendi storici.
Hanno creduto che la filosofia della storia avrebbe sopperito ai dettagli che non avevano studiato. Sono stati a volte ingegnosi, eloquenti, anche profondi; essi ci hanno tuttavia ingannati, perché non ci hanno presentato le cose tali e quali si sono realmente svolte.

Questo genio svizzero, ormai dimenticato, del XIX secolo, discendente di una famiglia italianissima, citata da Dante nell'episodio del conte Ugolino, aveva capito molto prima di noi che non c’era da fidarsi degli storici tedeschi.

Mancini Enzo
Macerata, 16 agosto 2016

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