sabato 12 ottobre 2024

FULDA o FARFA? Il Prof. Enzo Mancini lo spiega analizzando i documenti.

 
    Avendo sottomano il "Chronicon farfense" di Gregorio di Catino, nell'edizione a cura di Ugo Balzani, mi ha incuriosito quello che Balzani scrive a pag. 20, nota 3: “Mi pare opportuno riprodurre qui la lettera che Alcuino diresse all'abate Mauroaldo, ( natione francus, abate di Farfa dal 790 all'802 circa), chiedendogli di essere ascritto alla fratellanza farfense: Ideo me vestrae familiaritati adiungere desideravi...vestram suppliciter obsecro unanimitatem, ut me, licet indignum, vestris animis atque manibus acciper dignemini. non quasi ignotum sed quasi fratrem."
    Non è chiaro cosa abbia capito Ugo Balzani con quella "fratellanza farfense". Sembra che Alcuino chieda una amicizia a distanza come si fa oggi sui "social". Sembra evidente che per Balzani, che scrive nel 1903, questa richiesta, fatta da Aachen al monastero di Farfa, risulta inverosimile. 
Ma il testo di Alcuino  è chiaro e limpido: con il termine manibus il dotto monaco chiede esplicitamente di essere accolto fisicamente nel monastero di Farfa.
    Nelle lunghe giornate di clausura, durante la pandemia di Covid, ho avuto tempo di leggere le lettere di Alcuino, almeno quelle riportate in stampa da Frobenius Forster, principe abate di sant'Emmerammo, presso Ratisbona. L'abate Frobenius (1709 - 1791 ) nell'introduzione al suo libro afferma di aver cercato di fare una collezione ancora più completa di quella che prima di lui aveva pubblicato Andrea Duchesne, detto il Quercetano, ( 1584 - 1640 ), considerato il padre degli storici francesi. Ma neanche Frobenius trascrisse tutto di Alcuino, perché poi sono comparse altre lettere di Alcuino, soprattutto dall'Inghilterra.
    Per farla breve, questa lettera citata da Ugo Balzani la leggo solo ora.
    L'abate Frobenius scrisse anche una "Vita di Alcuino", basata sugli scritti del grande erudito e dalle testimonianze di alcuni suoi discepoli. In questa biografia si dice che Alcuino, ormai avanti con gli anni, stanco della vita di corte, voleva ritirarsi in monastero, ma Carlo Magno non voleva privarsene come consigliere. Anzi il Frobenius scrive che voleva andare a Fulda e solo dopo aver insistito nella richiesta gli fu concesso di ritirarsi a Tours, continuando ad essere consultato e visitato personalmente da Carlo Magno.
    Già tre anni fa, in un articolo pubblicato in questo Centro Studi, datato 6 gennaio 2021, sottolineai l'incongruenza: da Aachen Fulda è molto più vicina di Tours.
    Come, prima non lo lascia andare e poi gli permette di andare più lontano di dove aveva richiesto?
    Mi sembra di aver già scritto che il monastero dove si ritirò Alcuino era dedicato a san Martino di Tours. Questo non significa che il monastero stava a Tours, come intende l'abate Frobenius e tanti altri.
    Ma se Aquisgrana stava in val di Chienti e Alcuino chiese di ritirarsi a Farfa, Carlo Magno gli concesse di andare a Monte San Martino, dove poteva andare e tornare in giornata al suo palazzo, tutto diventa molto chiaro.
    Cosa mi viene da pensare? Che anche prima degli MGH gli storici d'oltralpe hanno cominciato a creare "fakes" per far tornare i loro conti.
    Io una lettera di Alcuino all'abate di Fulda non l'ho vista nella collezione di Frobenius Forster, che ricalca quella del Quercetano. E come mai la lettera all'abate di Farfa Frobenius non me l'ha fatta leggere? Sono io che non l'ho trovata o è stato lui a metterla in disparte?
    Che gli storici d'oltralpe abbiano preso FULDA  per FARFA come si prendono fischi per fiaschi? Tanto cominciano tutte e due con la effe.
    Poi ho pensato che in una pergamena cambiare Farfa con Fulda è un gioco da ragazzi. Entrambe le parole sono di cinque lettere. Una grattatina qua, un trattino aggiunto là e il gioco è fatto.
    Forse il Quercetano e l'abate Frobenius erano in buona fede e la "Damnatio memoriae" era cominciata prima di loro.
    A questo punto, se si degna, chiederei il parere di Alessandro Barbero Magno, quello che "diligit veritatem", solo lui può sciogliere il dubbio. 
    Mi aiuto nella richiesta con le parole del sommo poeta:
"Ma dilmi, e dimmi s'i' vo bene al varco; 
e tue parole fier le nostre scorte."

Mancini Enzo 12 ottobre 2024

domenica 29 settembre 2024

Aquisgrana è in Italia! Lo studio delle fonti realizzato su mia insistenza dal Prof. Ezo Mancini lo dimostra ed anche il Muratori deve ammetterlo

 

Chronicon farfense

Dopo trenta anni buoni, su invito di Alberto Morresi, sono tornato a leggere questo libro di Gregorio di Catino, vissuto all'incirca fra il 1066 e il 1133. Non certo le pergamene originali, ma nell'edizione del 1903 a cura di Ugo Balzani, che a quanto sembra è l'unica in circolazione. Credo che studiosi capaci di leggere le pergamene originali siano una razza in estinzione. Peccato, perché le pergamene possono fornire particolari interessanti, come cancellature, inserzioni, delezioni, strappi in punti strategici, eccetera.

Di documenti originali del periodo carolingio, al di fuori degli MGH, avevo trovato solo questo nella biblioteca Mozzi Borgetti di Macerata. Sfogliando questo libro ammuffito ricordo chiaramente che mi sorprese trovare in poche pagine tre o quattro diplomi con la dicitura " actum in aquis palatio ", sarebbe a dire ad Aquisgrana.                                     

Fu uno dei motivi che mi spinsero a dar ragione a Giovanni Carnevale: come facevano dal Nord della Germania, a quei tempi, ad occuparsi degli "scatafossi" sparsi per l'Italia centrale?

Perché poi, se questi documenti sono stati redatti a corte dell'Imperatore non sono stati inseriti negli MGH?  E' possibile che Pertz e compagnia bella non conoscessero il "Chronicon farfense"?                                                     

La risposta che oggi mi sorge spontanea è che questi documenti avrebbero dato ai teutonici parecchie gatte da pelare.                             

Prendiamo ad esempio il diploma riportato a pag. 191 "actum Aquis palatio... IIII kalendas martii... anno imperii Domni Karoli... unctionis suae primo" alla presenza del notaio Inquirino e del vicecancellario Liutgardo, "et de anulo nostro supter eam iussimus sigillari", fornito cioè non solo della firma ma anche dell'impronta dell'anello del grande Capo.                                                                                                         

Sembrerebbe chiaro che in data 26 febbraio 801 l'abate Ingoaldo ottiene da Carlo Magno la conferma dei benefici rilasciati al monastero di Farfa dai re Longobardi.

Ma c'è un problema.                                     

Nel Natale dell'800 Carlo Magno fu incoronato a Roma, che sta in Italia. Il 29 marzo 801, partito da Roma, si trovava a Spoleto, attesta Eginardo, dove fu testimone di un disastroso terremoto. Anche Spoleto sta in Italia. Dato che il documento ha tutti i crismi per essere veritiero, il Grande Carlo avrebbe a Roma preso il titolo di "Imperatore", attraversò le Alpi in pieno inverno per mettere il suo sigillo sul diploma in questione ad Aachen in meno di due mesi, sempre in inverno avrebbe di nuovo attraversato le Alpi per stare a Roma neanche un mese dopo, per essere poi puntuale a prendere la strizza del terremoto di Spoleto.

Carlone fu buttato giù dal letto all'ora seconda della notte, più o meno verso le 22, forse interrotto sul più bello di una prestazione amorosa di cui era ancora capace, dopo aver pasteggiato a formaggio pecorino, specialità del posto.                                                                   

Il Mabillon, racconta Balzani, trovò la cosa inverosimile, per cui scrisse che il Carlo del documento doveva essere il nipote, quello detto "il Grasso" e che l'anno era l'881. Ma per dire questo si è dovuto inventare un abate Ingoaldo II che non risulta da nessuna parte, che Gregorio di Catino, di solito così preciso, avrebbe dimenticato di inserire nell'elenco degli abati.                                                          

Anche il Muratori, come Mabillon, attribuì il diploma a Carlo III il Grosso ma avendo scoperto che a quella data il personaggio stava in Italia, cercò una "Aquis" a Sud delle Alpi.

In un primo momento gli andò bene Aquiterme nel Monferrato, ma poi scoprì che proprio in quel giorno Carlo III risultava essere a Siena, per cui l'enigma gli rimase insoluto.

Insomma per insigni storici come Mabillon, Muratori e Balzani il documento è rimasto un rompicapo senza soluzione, perché per loro Aquisgrana non poteva essere che Aachen.                                           

Con la teoria di Giovanni Carnevale tutte le elucubrazioni di insigni storici si sciolgono come neve al sole.                                                     

La soluzione è Aquisgrana nella Francia Picena 

Enzo Mancini              29 settembre 2024             


sabato 28 settembre 2024

Riportiamo e sosteniamo la lamentela del Prof Enzo Mancini per il comportamento poco corretto di Wikipedia:

Era appena passato il mio primo capodanno da pensionato quando, i primi giorni del 2016, ebbi modo di leggere un gossip molto datato. 

Un giovane e brillante professore del fermano, Cesare Catà, in una conferenza aveva citato uno storico locale, Benedetto Leopardi di Monte San Pietrangeli, che nel 1939 aveva scritto una sorprendente curiosità. Aveva osservato che nove mesi prima della nascita di Federico II sulla pubblica piazza di Jesi, l'augusto consorte della " gran Costanza", Enrico VI, risultava essere in Germania e non a Spoleto con la moglie legittima. A Spoleto risultava invece presente Guglielmo Divini da Lisciano, cavalier servente della regale coppia, il più noto menestrello del periodo. Sarebbe stato più probabile quindi che il futuro "stupor mundi" fosse il figlio naturale del menestrello che dell'imperatore del Sacro Romano Impero.

  Riportai questo gossip in un articolo, anzi due, pubblicati nel sito del Centro Studi san Claudio al Chienti nel marzo del 2016. 

Parlavo anche dell'importanza del "Re dei versi", principale componente della Scuola poi detta "siciliana", nella nascita della lingua italiana. Anche perché il personaggio, diventato "frate Pacifico", contribuì sicuramente alla stesura del "Cantico delle creature" di san Francesco, considerato il primo componimento completo in volgare italiano. 

Intendevo sostenere la tesi che la lingua Italiana è nata a cavallo dei monti Sibillini e non sulle rive dell'Arno, tesi che si appoggia anche sulla "Francia Picena" di Giovanni Carnevale.

Pochi giorni orsono alla voce "fra Pacifico" su Wikipedia trovo, datati agosto 2023, tutti quei concetti che avevo pubblicato in era pre - Covid, nel marzo 2016.

Wikipedia fra le varie fonti cita Cesare Catà, cita Benedetto Leopardi, ma non cita né Enzo Mancini né il Centro Studi san Claudio al Chienti. 

Il motivo che per me è evidente è che ciò comporterebbe citare anche la teoria di Giovanni Carnevale, soggetta a spietato ostracismo nei media, chiaramente scomoda in ambiente accademico.                          

Voglio concludere  che Wikipedia è scorretta; da oggi la chiamerò WIKIKOPIA.

Enzo Mancini 28 settembre 2024


domenica 15 settembre 2024

il Centro Studi San Claudio al Chienti sottoscrive le seguenti dichiarazioni del Prof. Enzo Mancini.

Circa nove mesi prima di morire a Umberto Eco fu conferita una, delle tante, laurea honoris causa, da parte del rettore dell'Università di Torino, prof. Gianmaria Ajani. Valutando i pro e i contro di Internet Umberto Eco disse testualmente: 

"...D'altro canto fa sì che dà diritto di parola a legioni di imbecilli i quali prima parlavano solo al bar dopo due o tre bicchieri di rosso e quindi non danneggiavano la società... e adesso hanno lo stesso diritto di parola di un premio Nobel... intanto come posso esser sicuro che un messaggio è davvero di papa Francesco... quando uno può fingere di essere Rita Hayworth e invece è un maresciallo dei carabinieri."                                                 

Oggi leggo su un giornale locale on line: "Scacco matto a Carlo Magno... etc etc.”                                                  

Scacco matto vuol dire partita chiusa, fine definitiva. No signori miei, la partita è aperta più che mai. Perché la verità ha in sé, per legge fisica, la forza di venire a galla in un liquame di bugie, nel quale qualcuno sembra sentirsi nel proprio elemento naturale. La verità che Giovanni Carnevale ha fatto intravedere verrà a galla prima o poi, è solo questione di tempo. La chiusura di un Centro Studi a San Claudio può solo allungare un poco questo tempo. E sarà probabilmente più merito dei Tedeschi, quando si libereranno definitivamente delle scorie nazionalsocialiste che ancora annebbiano la loro cultura.                               

Perché gli Italiani stanno evidenziando nel momento attuale di possedere una cultura succube sia in Europa sia verso gli Stati Uniti.                                       

Comunque a questa diatriba su Aquisgrana a san Claudio sono disposto a partecipare con chi accetta un corretto confronto, ma non con chi insulta o dice falsità.                 

Se qualcuno poi mi dimostra che ho sbagliato tutto e che sto seguendo un falso percorso dando ragione al professor Giovanni Carnevale, mi fa un grosso favore.     

Ma se mi dice:" Ti sbagli perché lo dico io". 

Allora resto della mia opinione.   

            Macerata 15 settembre 2024                 


mercoledì 11 settembre 2024

Addendum a: Eclisse del 787 visibile a Parigi, ma NON VISIBILE al nord delle Alpi!

Eclisse del 787 visibile a Parigi, ma NON VISIBILE al nord delle Alpi!

 Janet L. Nelson, docente emerita di storia medievale al King's College di Londra, nel suo Carlo Magno, edito in italiano dalla Mondadori nel 2022, alla p. 258, scrive dell'eclisse del 16 settembre 787 dicendo: " gli annali di Lorsch iniziano l'insolitamente breve resoconto del 787 con l'eclisse solare... Fu visibile a nord di una linea che va da Parigi a Monaco." Ho contattato il prof.Mancini Enzo per studiare questo evento il quale, dopo aver consultato il manuale del  noto Oppolzher, mi ha riferito che l'eclisse solare della mattina del 16/09/787 NON é avvenuta al nord delle Alpi. Il sole, quel giorno, si é oscurato completamente in Campania e poi in Puglia.  Nelle Marche l'eclisse é avvenuta al 90%. Quindi, nelle Marche, l'eclisse é stata quasi totale.

Albino Gobbi


Torniamo sull'eclisse solare della mattina del 16 settembre 787. Secondo gli annali di Lorsch si é verificata a nord di una linea che va da Parigi a Monaco. Secondo gli astronomi si é verificata in Campania. Il prof.Florian Hartman, dell' Università di Aachen, e il prof.Alberto Meriggi, dell' Università di Urbino se la sentono di scrivere che quell'eclisse, secondo gli astronomi, si é verificata sulla Senna e non sul Volturno?
Theodor:
Praga 1841/ Vienna 1886
professore di Geodesia dal 1876
Presidente dell'associazione geodetica internazionale.
Ha studiato tutta la determinazione delle orbite delle comete e dei pianeti dal 1207 a.C. al 2163 d.C.
Grazie a lui negli ultimi 150 anni sono state previste tutte le eclissi senza alcun errore.
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Una serie di annali scritti a Fulda riporta per l'810: Carlo Magno giunse in Sassonia. Ci fu un'eclisse di sole il 30 novembre. Secondo i calcoli fatti dal prof. Enzo Mancini in questo caso effettivamente l'eclisse é avvenuta in Sassonia a differenza di quella del 16 settembre del 787 che non é avvenuta tra Parigi e Monaco ma in Campania.
Albino Gobbi