Dal libro LA SCOPERTA DI AQUISGRANA IN VAL DI CHIENTI del Prof. Giovanni Carnevale:
Interessantissimi rilievi di natura topografica si possono cogliere nella descrizione
di una giornata di caccia, fatta da Angilberto.
Per la caccia al cinghiale tutta la vallata si mobilitava: quando il sole sorgendo
illuminava i monti (Sibillini),
figli di Carlo Magno si alzavano dal “regale talamo”
(v. 156), mentre una schiera di nobili, radunatasi da ogni parte, li aspettava fuori
dell’ingresso. Al v. 168 si fa finalmente apparire Carlo Magno, ma subito dopo lo
si fa sostare nella vicina cappella a pregare. Quando il re usciva dalla cappella -
sacra limina templi deseruit (v. 170) -, tutt’intorno era un latrare di cani e un affollarsi
di personaggi. Agli squilli delle trombe militari le porte della nuova Roma si
spalancavano e la gioventù si precipitava di corsa lungo la valle verso il mare
… altae Urbis panduntur classica portae,
cornua concrepitant, fragor ingens atria complet
paecipitique ruunt iuvenes ad litora cursu. (v. 181)
Usciva intanto dalle sue stanze la “bellissima” regina Liutgarda e saliva a
cavallo. Il poeta indugia a descriverne l’acconciatura del capo, le preziose vesti, i
gioielli, i nobili del seguito. I figli col loro ampio corteggio l’aspettano all’uscita:
Pipino, Rhotrud che apriva il corteo, Berta. Lasciavano i sacrata Palatia anche
Gisella, Rhodaid, Theodrada assisa su un cavallo bianco, regalmente ornata e circondata
da giovani ancelle emozionate.
Chiudeva il regale corteo Hildrud e subito dopo seguiva il Senato della nuova Roma. Il corteo si dirigeva verso i lidi del
mare e a un certo punto si univa al corteo anche tutto l’esercito.
… regique exercitus omnis
iam sociatus adest;... (v. 269)
In Val di Chienti, tra il lido del mare Adriatico e la zona archeologica di
Aquisgrana, c’è una vasta pianura che ancor oggi si chiama “Campo Maggio”. Era
qui, al Campus Maius, che stazionava l’esercito carolingio. Tutta la valle del basso
Chienti poteva così essere sbarrata da cani e cavalieri.
La caccia aveva inizio e ben presto un fulvo cinghiale, anelante e spossato per
il tanto correre a causa dell’inseguimento, veniva spinto sulla spiaggia del mare.
Qui Carlo, accorrendo a cavallo, lo finiva. La povera bestia morendo si voltolava
nella sabbia dorata in flava moriens sese volutat harena.
I figli di Carlo Magno assistevano alla scena dai colli sovrastanti il mare, regalis
haec proles speculatur ab alto (v. 299). (26)
Tutti poi prendevano parte alla caccia e la strage di cinghiali proseguiva fino a
sera, quando Carlo Magno divideva equamente il bottino e intraprendeva in senso
inverso il percorso fatto al mattino, inde reflectit iter, campum repetens priorem
(v. 314).
Il campum è di nuovo il “Campo Maggio”, questa volta ben evidenziato dal
fatto che al centro c’erano ricche tende piantate a terra (per ospitare i membri
della famiglia regale) e da una parte e dall’altra faceva bella mostra di sé lo splendido
accampamento dei condottieri franchi.
Aurea hic terris passim tentoria fixa /stant, pomposa ducum hinc inde et castra
nitescunt (v. 318). Qui si concludeva la festa mangiando, bevendo e prendendo poi
sonno a notte inoltrata.
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